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SUPERBOWL PREVIEW |
Come dicono sempre gli Americani "non c'è niente di
peggio delle due settimane che precedono il Superbowl: tante chiacchiere e
niente gioco!" E quest'anno, sostengono alcuni, le "chiacchiere" non dovrebbero neppure essere delle migliori, poiché tutte le squadre più amate, quelle con attacchi supersonici, con personaggi eclatanti, sono state inesorabilmente eliminate nei playoffs o - addirittura- non si sono qualificate. Ecco perchè sarà nostro (umile) tentativo non solo presentare le squadre e fare alcune previsioni sull'andamento della gara, ma anche (e soprattutto) rincuorare gli appassionati, perché Giants-Ravens, contro tutti i pronostici, potrebbe essere una bellissima partita. Per merito dell'NFL. Ho iniziato la mia collaborazione con Huddle parlando della "parity" cioè dello sforzo della lega di ripristinare l'equilibrio tra le contendenti per il titolo, in modo che ogni anno il campionato sia imprevedibile. Beh, allora il Commissioner Paul Tagliabue può festeggiare: obiettivo raggiunto! In due anni quattro finaliste diverse e tutte molto… improbabili. Chi di voi, infatti, avrebbe potuto immaginare una finale del genere? Anche i super-esperti di oltreoceano sono rimasti (a dir poco) scioccati dai risultati. Basti pensare che, forse per la prima volta, le due squadre "sfavorite" nelle finali di Conference ( una addirittura- i Giants- nonostante il vantaggio campo) arrivano al Superbowl! In generale, due squadre che vincono ( e molto: 15-4 per Baltimore, 15-3 per New York) ma non convincono: i Ravens, nella prima parte della stagione, riescono nell' "impresa" di non segnare una meta per cinque incontri consecutivi; mentre Giants, dal canto loro, sembrano poter vincere soltanto le partite facili. E questo non è certo l'unico aspetto che accomuna le due finaliste. Anzi: molte sono le somiglianze che si possono raccontare, numerosi i parallelismi che si possono costruire. A cominciare dai proprietari: Wellington Mara e Art Modell, due grandi vecchi dell'NFL, si conoscono da tanto tempo e sono (per il momento…) grandi amici. Stessa cosa per gli Head Coaches che, inoltre, hanno un concetto molto simile del gioco, essendo entrambi (ma chi lo direbbe, adesso?) ex coordinatori dell'attacco. Che dire poi dei quartebacks? Due scarti - e non mi sembra di offendere nessuno- della lega, da molti considerati (nonostante la giovane età) già (ampiamente)finiti. Collins che, dopo i fasti di inizio carriera (una finale di Conference al secondo anno e molte speranze per il futuro) ha avuto un pauroso "slump", un declino favorito dagli stravizi (soprattutto ubriachezza) e dalle polemiche a sfondo razziale. Dilfer che, trascorsi sei anni piuttosto mediocri a Tampa Bay e proprio nel momento in cui stava giocando meglio, si infortuna e perde il posto da titolare in favore di un rookie. Poi viene tagliato. Solo i Ravens, che non si fidano (e fanno bene!) di Tony Banks, gli danno una seconda chance. Ebbene: oggi abbiamo due giocatori risorti, due carriere ricominciate. Ma l'aspetto che veramente accomuna Ravens e Giants, che li mette sullo stesso piano e rende ancora più difficile il pronostico, riguarda (finalmente!) il gioco. Entrambe le squadre, infatti, hanno dimostrato poco attacco e molta, per non dire moltissima difesa. E parliamo di grandi, probabilmente grandissime difese. Quella dei Ravens, addirittura, ha riscritto il libro dei record, togliendo di mezzo niente di meno che i "Monsters of the Midway", gli incredibili, mitici Chicago Bears dell'85, poi vincitori del Superbowl. Nessuno, neppure la famosa "46 Defense" di Buddy Ryan, aveva mai concesso meno punti in una stagione: 165, cioè 10 a partita! Così come nessuno aveva bloccato cosi bene le corse: solo 970 yds subite! Ovviamente il meglio nell'NFL. Un reparto, quello di Baltimore, affidato 4 anni or sono alle sapienti cure di Marvin Lewis, ora uno degli assistenti più stimati della lega che in molti, durante la prossima off-season, cercheranno di strappare dal Maryland. Una splendida commistione di giovani e veterani, di sconosciuti e stelle consacrate. Una difesa che, durante la regular season, ha fatto anche da attacco mettendo a segno moltissimi turnovers (ben 49, con un saldo attivo di +23 - tanto per cambiare i migliori della lega). Chi si aspettava un crollo o almeno un ridimensionamento nei palyoffs, di fronte ad avversari di grande levatura, si sbagliava. I Ravens infatti, se possibile, hanno fatto ancora meglio in post season incassando sedici punti in tre partite (!) e frantumando i migliori attacchi della lega, come quello dei Broncos (secondo su passaggio) o quello dei Raiders (primo sulle corse): inducendo quindi gli esperti a definire questa difesa una vera e propria "calamità naturale" per i malcapitati avversari. Roba da chiedere il risarcimento dei danni al Governo Federale!. Solo così si spiegano le vittorie clamorose, la stagione sensazionale di Baltimore: sack, fumble ricoperti, intercetti riportati in end zone. Nomi come quello di Ray Lewis (passato dall'inferno della prigione -proprio dopo la finale dello scorso anno- al paradiso della nomina a mvp e della partecipazione al Superbowl), di Tony Siragusa (colorito dt italo americano di -almeno-160 chili, ma molto veloce) o di Rod Woodson (uno dei migliori di sempre, votato ancora una volta all-pro come safety) fanno paura. Impressionante, non c'è che dire. Ma anche i Campioni della NFC, i "cittadini dell'NFL", come li chiamano, hanno maniere piuttosto forti e in difesa davvero non scherzano. Le statistiche dei punti subiti li vedono i Giants al 5° posto (appena 15 a partita!), ma quello che il bravissimo difensive coordinator John Fox (anche lui- pare - futuro Head Coach) ha saputo fare nel corso dei playoffs ha lasciato tutti a bocca aperta: con una strategia perfetta, che farà scuola, è riuscito ad neutralizzare i due qb più pericolosi della lega (Donovan Mc Nabb e Dante Culpepper) che si sono visti letteralmente intrappolare dalla difesa avversaria. Un impresa, anche questa, clamorosa. Gli Eagles capaci di segnare solo allo scadere; i Vikings lasciati a zero. L'impressione di una sicurezza, di una solidità da titolo. La presenza di Michael Strahan (che nei Playoffs ha distrutto i tackles avversari: prima Runyan, eppoi Stringer), di fortissimi lb (su tutti il probowler Jesse Armstead), di un ritrovato Jason Sehorne e della nuova stella, la safety Shawn Williams. Insomma, forse non una difesa che passerà alla storia, ma che verrà certo ricordata dagli avversari! A proposito… ricordiamoci che ci sono anche gli attacchi: non un gran chè, abbiamo detto (appena 18° Baltimore, 13° New York): ma scenderanno comunque in campo! E allora diamogli un'occhiata. Baltimore lancia poco e quasi sempre al grandissimo te Shannon Sharpe (due titoli consecutivi con i Broncos): l'unica seria minaccia in profondità è il "missile" Ismail l'unico ricevitore capace di mettere a segno big plays durante la stagione. Nella posizione di qb Trent Dilfer è subentrato all'inefficacie Tony Banks e ha giocato meglio del previsto, limitando gli errori (che nei Bucs, in sostanza, gli sono costati il posto). Coach Billick, adeguandosi alle disponibilità presenti, ha preferito affidarsi alle corse, dove il rookie (da Tennesee) Jamal Lewis (evidentemente il cognome più amato a Baltimore) ha disputato una grandissima stagione, guadagnando oltre 1300 yds e divenendo il vero riferimento dell'attacco: ha peso e velocità (è il nuovo Herschel Walzer?) anche se la linea d'attacco non lo aiuta più di tanto, con schemi di bloccaggio molto semplici e spesso inefficaci. Molto più bilanciato e, nel complesso, più forte, l'attacco dei Giants che tra l'altro, dopo la sensazionale prestazione contro Minnesota, ha il morale alle stelle. Un attacco ugualmente efficace sulle corse (dove la ditta Barber&Dayne garantisce per ogni evenienza) e sui passaggi: e proprio l'ottima intesa tra il ritrovato Kerry Collins (apparso molto determinato su ogni gioco e accurato nei lanci) e i ricevitori Ike Hilliard e Amani Toomer, (secondo noi, salute permettendo, due fenomeni) costituirà la chiave della partita. Il Lombardi Trophy andrà quasi sicuramente ai Ravens se i Giants non capitalizzeranno al massimo sui primi down. Se invece riusciranno a fronteggiare dei terzi e corto, allora la faccenda potrebbe cambiare completamente. In pratica si tratterà, per gli uomini di Jim Fassel, di tenere la difesa avversaria nella massima incertezza, costringendola a scommettere. E le scommesse, si sa, non si vincono sempre. Sarà molto initeressante, poi, seguire il duello tra McRary (de Ravens) e il super veterano Lomas Brown ( ot Giants, che ha zittito già la furia di un certo Hough Douglas). Così' pure attenzione, nelle situazioni di lancio, alle coperture in profondità degli ottimi e velocissimi Mc Callister e Starks, una coppia molto sino ad ora sottovalutata, ma che sarà decisiva. Completiamo l'analisi con special teams: eccellenti entrambi, con un leggero vantaggio per i Ravens in fase di ritorno, grazie alla presenza dell'inafferrabile n°84, il piccolissimo ma aglissimo Jermaine (e ti pareva?) Lewis, capace quest'anno di vincere una partita da solo, con un paio di mete su punt return. Allora amici: vi siete chiariti le idee? Avete capito chi vincerà? Ancora no? I nostri argomenti sono ormai esauriti ma, per chi fosse fatalista, rimane la cabala: e qui l'equilibrio si spezza decisamente. Molti fattori, infatti, dicono Giants: per esempio, a Tampa la squadra della Grande Mela vinse il suo secondo e ultimo Superbowl su due partecipazioni (zero per Baltimore): e anche il quel caso la finale di Conference era finita con uno shutout! La peggior Partita disputata da Trent Dilfer nei Bucs sul campo che ospiterà la finale (Il Raymond James Stadium) è stata la season opener del campionato '99, proprio contro i Giants (!), dove ha commesso un fumble e ha lanciato tre intercetti. E così via. Insomma: secondo i maggiori esperti dovrebbe trattarsi di una partita a basso punteggio (tipo 13 a 10 o giù di lì), ma nessuno, per ora, sa dirti a favore di chi. Niente male, quindi. Massima incertezza e tutto è possibile. Vi chiedo alla fine, un piccolo sforzo di memoria: Baltimore-NY Giants, nel '58…ma sì, Jonny Unitas e compagni…sbaglio o fu la più bella partita di sempre? Buon divertimento, allora! |