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E adesso? Cosa possiamo raccontare a quelli che si erano appena innamorati del football ammirando la powerful offense dei Rams dello scorso anno? Quelli che quest'anno hanno vibrato ad ogni colpo del braccio di Garcia, o di Culpepper, od ogni volta che Gannon sfuggiva alla pressione delle linee avversarie o che Warner lanciava Bruce solitario verso i sei punti?
Cosa dire, ora che al Superbowl ci sono arrivati i Baltimore Ravens, che in attacco possono validamente schierare un RB (Jamal Lewis) e un TE (Shannon Sharpe)?
L'unica cosa possibile da dire è ricordare per l'ennesima volta l'antico ed abusato adagio: "L'attacco vende i biglietti, ma è la difesa che vince le partite". E, nel caso in cui l'interlocutore non sia ancora convinto, magari ricordare anche che lo scorso anno il Superbowl i Rams l'hanno vinto grazie ad un'azione difensiva.
Se l'interlocutore in questione, poi, è tifoso dei Raiders, allora la cosa si fa più dura. Perché l'unica cosa da fare è ammettere che la difesa dei Ravens, l'unico motivo per cui questa squadra si è guadagnata il biglietto per il gran ballo finale, è forse la più perfetta e paurosa macchina mai assemblata nella storia della NFL. Sicuramente in grado di rivaleggiare con la mitica unità dei Bears del 1985 e con l'altrettanto mitica "Steel Curtain" dei tempi d'oro di Pittsburgh.
Non stiamo a scomodare numeri e statistiche. Ricordiamo solo che i Ravens di quest'anno hanno avuto una striscia di 5 partite consecutive in cui non sono riusciti a segnare nemmeno un
touchdown, e due di queste partite le hanno vinte ugualmente. |
Che hanno battuto per due volte in casa propria i Tennessee Titans
vicecampioni, unica squadra a vincere all'Adelphia Coliseum. Che nei playoffs hanno ridotto a poca cosa gli attacchi di broncos e raiders, due squadre che per tutto l'anno non erano state certo avare di punti segnati. Ed ora si presentano al Superbowl favoriti dai bookmakers di 2 punti e mezzo. Ed a ben vedere è la prima volta che si trovano nel ruolo di favoriti. Chissa' se peserà. La pressione ha sicuramente pesato sui Raiders. Pressione di dover vincere perché in casa. Pressione di dover battere una difesa impenetrabile. Pressione di dover segnare per primi, perché andare sotto contro Baltimore vuol dire non risalire più. E, dopo aver pagato caro l'errore di aver lasciato libero Shannon Sharpe sulle proprie 5 yds (correrà 95 yds per l'unico TD della giornata), pressione di dover rimontare senza Rich Gannon, costretto ad uscire con problemi alla spalla dopo essere stato livellato al suolo da Tony Siragusa poco dopo il touchdown dei Ravens. Bobby Hoying ha fatto quello che ha potuto, ma per battere i Ravens ci voleva altro, e nemmeno Gannon, rientrato nel secondo tempo ma evidentemente non a posto, ha potuto fare molto. Raramente i ricevitori di Oakland sono riusciti a liberarsi, e quando lo hanno fatto per ricevere in TD (Rison) è perché si erano aiutati in modo irregolare. Gannon chiuderà 11/21 per 80 yds e Hoying 8/16 per 107 yds, con due intercetti a testa. |
Quasi mai Wheatley ha trovato i buchi per correre. E praticamente mai Gannon ha trovato il tempo ed i varchi per uscire dalla tasca e fare i danni che sa fare. Alla fine i Raiders hanno raccolto 24 (sì, proprio ventiquattro) yards totali sulla terra, e il colpevole principale di ciò ha un nome ed un cognome: Ray
Lewis. Che è stato monumentale, uno spauracchio costante ed onnipresente per chiunque si avventurasse alle spalle della linea difensiva dei
Ravens. La difesa dei Raiders, viceversa, ha fatto abbastanza bene il suo dovere, ma ha la grave colpa di aver concesso il big play che, dopo 4 minuti del 2° quarto, ha in pratica deciso la partita. Del resto, come detto, l'attacco di Baltimore è ben poca cosa, tolti Jamal Lewis e Shannon
Sharpe; ed ieri peraltro sono stati anche contenuti abbastanza: 79 yds su 29 portate per
Lewis, per una media tutto sommato normale di 2.7 yds; Sharpe, invece, oltre alla volatona in
touchdown, non ha più visto nessun'altro pallone (certo che quello che ha fatto è comunque bastato ed avanzato...). La forza di questa squadra è proprio il cinismo e l'opportunismo nel capitalizzare al massimo sui pochi punti che riesce a segnare (fossero anche due o tre
fg), lasciando poi nelle mani della difesa il compito di zittire gli avversari. Il gameplan di Brian
Billick, probabilmente, è tutto qui. Ed ora a Tampa Bay si vedranno arrivare, per giocarsi il
Superbowl, proprio il quarterback che hanno scaricato la scorsa estate. Che non molti ritengano Trent Dilfer all'altezza del Superbowl non è un mistero ma, come si dice, ride bene chi ride ultimo. Buon Superbowl a tutti! |