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WEEK 8



EAST DIVISION
by Carlo Mantovani

 

MINNESOTA 17 - PHILADELPHIA 48

I Vikings perdono la quarta partita consecutiva fuori casa e gli Eagles ne approfittano per sistemare la statistiche offensive.
Questo l'epitafio di una gara a senso unico in cui tutte le stelle di Philadelphia hanno brillato e (quasi) tutte le speranze di Minnesota di recuperare il brutto avvio di campionato sono svanite. 
Duce Staley ha festeggiato il rientro come titolare dopo quasi due mesi (si infortunò ad una spalla nella seconda giornata) con una prestazione clamorosa: 143 yds su corsa (con una meta da 44 yds) e altre 85 yds su ricezione! Era dal Settembre 2000, contro Dallas (quando corse per 201 yds), che l'asso di Philadelphia non si metteva così in evidenza.
Anche il grande Donovan Mc Nabb (223 yds di passaggio), ovviamente, non ha perso l'occasione per esprimersi ad altissimo livello: non solo ha lanciato due volte in meta l'ottimo acquisto James Trash, ma ha anche segnato un td su corsa, con un fantastico "scramble" da 12 yds, nel quale ha saltato un paio di difensori avversari. 
In difesa il solito Hough Douglas ha piazzato due sack , costringendo Culpepper al fumble. 
Insomma: gli Eagles hanno macinato i poveri Vikings, segnando in tutti i primi sei possessi di palla (cinque marcature nel solo primo quarto!). Per gli uomini di Andy Reid, che nelle ultime tre settimane avevano combinato poco e niente in attacco, è stata una vera manna: e le statistiche piuttosto negative - 247 yds conquistate in media e 13 punti segnati - sono state facilmente surclassate dopo solo metà incontro.
Non è peraltro difficile capire le ragioni della disfatta di Minnesota. Inutile tirare in ballo strategie, piani di gioco: il fatto è che gli uomini di Dennis Green sbagliano i placcaggi! Ok, la difesa è un colabrodo, ma l'attacco? Quello che appena tre anni fa stabilì un record per i punti segnati, perduti i tre quinti della linea (due cessioni a Tampa, mote di Stringer) e il rb titolare (ritiro dall'attività), non riesce più a fornire le prestazioni abituali. E così alla fine sono ben 6 i sack concessi e soltanto due (entrambi su passaggi di Culpepper, per Carter e e Moss) le mete, una delle quali realizzata in pieno "garbage-time": troppo poco per salvare il posto di coach Green!
Mentre Minnesota (3-5) piange e si vede costretta a rimandare ancora una volta l'annosa questione Superbowl (che oramai sembra una chimera!), a Philadelphia (5-3) si festeggia: ma con la consapevolezza che l'avversario di Domenica non era un certo insuperabile.

ARIZONA 10 - NY GIANTS 17 

Non so se condividete i miei dubbi, ma non si è ancora capito se questi Cardinals, capaci di mettere in crisi un po' tutte le rivali di division, siano effettivamente insidiosi oppure anche i Giants (come gli Eagles) abbiano ancora molta strada da fare per raggiungere la forma dello scorso anno. 
Certo New York il suo dovere l' ha fatto e la partita l'ha vinta, ma certamente ha faticato un po' troppo: e così, dopo un buon avvio, ha rischiato la solita rimonta di Arizona, causa un secondo tempo decisamente opaco nel quale ha segnato solo un misero fg.
Ma come suggerisce coach Fassel "Concentriamoci sugli aspetti positivi: abbiamo corso oltre 180 yds, siamo migliorati in certe situazioni, per esempio in fase di copertura. E comunque, cosa più importante, abbiamo vinto". 
"Sì, ma non avete convinto!" Risponderebbe qualcuno, risvegliando un'antica, polverosa questione.
E' vero, il gioco di corsa della ditta Tuono & Fulmine è stato soddisfacente: Dayne ha segnato la prima meta dell'incontro (sfondamento da 3 yds a conclusione del primo drive d'attacco) e Barber ha dominato il campo con quasi 120 yds in sole 17 corse. 
Ma la strategia che si è vista quest'anno (presa a prestito dal sistema "west coast" in cui si va con i passaggi per aprire spazi alle corse) non sembra del tutto congeniale al potenziale dei campioni della NFC e comunque non adatta alle caratteristiche di Kerry Collins. Nonostante il qb dei Giants (che ha portato i suoi sul 14-0 con un bel td pass da 27 yds su una "post" del rapidissimo Ike "the spike" Hilliard) sia un buon giocatore, non sembra (ancora) capace di sopportare una responsabilità del genere. Probabilmente New York avrebbe maggiore successo cercando prima di stabilizzare le corse eppoi di sfruttare la "play-action": un ritorno all'antico, insomma!
E i Cardinals? Come al solito non c'è molto da raccontare, soprattutto riguardo al primo tempo: in questa fase la difesa dei Giants ha dominato e Michael Strahan (che sembra sempre più avviato a battere il record di Sack in una stagione: questo è il n° 15) ha firmato l'azione simbolo. Sul 7-0 Giants, Arizona, guidata da Jacke Plummer (che appare stranamente efficace in avvio di partita) arriva sino alle 7 yds di NY: sul terzo e goal, però, il sogno dei Cardinals si infrange perché, mentre ancora stava effettuando il drop-back, Plummer viene investito da un razzo con la maglia n° 92 e la palla rotola via, ricoperta 38 (!) yds più avanti dalla difesa dei Giants.
Soltanto nel terzo quarto l'attacco di Coach Mc Ginnis va sul tabellone, grazie alla solita connection tra Plummer e l'incontenibile David Boston (137 yds per lui), che frutta un td pass da 38 yds. Poco dopo è il rookie Bill Gramatica (fratello di Martin, che gioca a Tampa) ad aggiungere altri 3 punti. Poi di nuovo il vuoto sino a 4 minuti dal termine: giunta sulle 39 offensive, Arizona è costretta a giocare il quarto down: ma Plummer fallisce il passaggio su Mar Tay Jenkins. Questa è la terza sconfitta consecutiva per i Cardinals (2-6) che, se vogliono ottenere qualcosa di buono, debbono assolutamente sistemare il rushing game: Plummer da solo, ormai è chiaro, non ce la può fare.
I Giants (5-4) sono ancora in corsa per il titolo divisionale, ma, francamente, non so per che cos'altro. 

DALLAS 13 - ATLANTA 20 

I Cowboys arrivano in Georgia ancora senza Emmit Smith (problemi ad un ginocchio: è la prima volta in 12 anni di carriera che salta due partite di fila!) ma con una grossa novità: Ryan Leaf (affermazione che ai più suonerà come una battuta) nel ruolo di qb. E l'ex seconda scelta assoluta dei Chargers non si è comportato neanche male, considerando che è stato costretto ad un corso accelerato (quattro settimane!) per imparare il playbook offensivo. A parte un paio di (comprensibili) problemi sullo snap, infatti, Leaf ha completato 14 passaggi su 22, per 114 yds e una meta (l'unica dei Boys), un pasaggio da 3 yds per il super-veterano te Jackie Harris.
Nonostante i cambiamenti, però, il risultato è stato lo stesso: sconfitta! 
Il fatto è che a Dallas sembrano aver contratto un morbo uguale e contrario a quello dei Cardinals: partono quasi sempre a razzo, si portano addirittura in vantaggio sugli avversari, ma nel secondo tempo si bloccano e alla fine vengono travolti.. Un esempio? Domenica contro i Falcons, anche senza Smith il rushing game andava alla grande: 183 yds dopo due soli quarti, con medie stratosferiche (oltre le 10 yds!) per le due riserve Hambrick e Wiley. 
Ma nella ripresa, come al solito, le cose sono cambiate. Guidata dal miglior placcatore dell'NFL (il lb Keith Brooking: 95 tackles a metà stagione!) la difesa dei Falcons reagisce e stronca il gioco sulle corse dei Texani, capaci di guadagnare appena 23 yds nei due quarti finali. E l'unico buon drive dei Cowboys, un lungometraggio da 17 giochi e quasi 10 minuti (!) in pieno terzo quarto, si risolve in un nulla di fatto, perché (dopo tutta quella fatica) lo snapper esagera e il calcio di Seder è compromesso. 
Morale: il "periodo no" di Dallas potrebbe non essere poi così lungo, ma prima Dave Campo deve riuscire a mettere assieme i pezzi di un puzzle piuttosto complicato.

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