PHILADELPHIA 3 - WASHINGTON 13
Incredibili Redskins! Se mi ripeto, se ho sbagliato tutti i pronostici, perdonatemi...popolo del football...potrete mai perdonarmi?
In fondo ho una buona attenuate: sino ad ora infatti nessuno (parliamo della NFL, ovviamente) era riuscito nell'impresa di vincere 5 partite consecutive dopo averne perse altrettante.
Certo Washington veniva da una bella striscia di vittorie, ma ipotizzare che battessero i leader divisionali e per giunta al Veteran Stadium...beh, forse era chiedere il miracolo al miracolo!
Ma la Provvidenza non ha limiti e così anche Philadelphia è stata travolta.
Come avrete intuito dal punteggio è stata una partita dominata dalle difese, in particolare quella dei Redskins.
L'attacco degli Eagles è stato quasi annullato. Niente da fare per i fuoriclasse McNabb (92 yds) e Staley (50 yds): "3&out" nei primi 5 possessi e la catena si è mossa solo alla fine del primo tempo! Insomma: un massacro come il total offense dei biancoverdi lascia chiaramente intendere: 186 yds!
Storico, non c'è dubbio, ma come è potuto avvenire?
Il segreto di Schottenheimer sembra essere innanzitutto la strategia offensiva: da quando Jeff George ha abbandonato la nave, si è tornati alle corse e il controllo della palla ha consentito di gestire molto meglio le partite.
Contro gli Eagles, ad esempio, il rientrante Tony Banks (12 su 18 per 96 yds) non ha fatto gran chè, ma il rushing game ha funzionato e il possesso è stato di oltre 37 minuti, con il risultato che l'attacco di Andy Reid non è mai riuscito a prendere il ritmo. Stephen Davis (79 yds) ha contribuito come al solito, anche se Domenica il match-winner è stato il redivivo Kijana Carter (prima scelta assoluta dei Bengals nel draft del 95: qualcuno se lo ricorda?): salito all'inizio del secondo quarto per sostituire il compagno (infortunio alla schiena), Carter ha segnato l'unica meta dell'incontro con una corsa (5 yds) da cineteca: vistosi placcato dal dt Hollis Thomas, fa un balzo all'indietro, trova un corridoio e, con un accelerazione bruciante, sbuca in end zone!
Ma il successo crescente di Washington si spiega anche con una difesa molto più solida ed aggressiva: e qui, oltre all'astro nascente Lavar Arrington (anche Domenica il migliore dei suoi nei placcaggi), i tifosi debbono ringraziare il ritorno in campo di due "stelle fisse" come Bruce Smith e Marco Coleman, capaci di condizionare ancora oggi gli attacchi avversari.
Davanti ai microfoni, ovviamente le reazioni sono opposte. Sconcerto tra le Aquile (6-4): "Non posso dire che non eravamo pronti - dichiara il lb Jeremiah Trotter- ma questa è l'impressione che abbiamo dato al pubblico"; "E' semplice - confessa McNabb, autore di una prova molto deludente, con parecchi errori- c'erano giochi che avremmo dovuto fare e invece non abbiamo fatto. I colpevoli sono tanti e io sono certamente tra quelli: ho fatto molto meno di quello che avrei potuto". Per i Redskins (5-5) parla l'intramontabile Bruce Smith: "Ci sono ancora un bel po' di partite da giocare, ma considerando come abbiamo iniziato, ci sentiamo in paradiso". Anche perché delle 6 gare mancanti, 4 le giocheranno in casa. Sta a vedere che...
OAKLAND 28 - NEW YORK GIANTS 10
Era prevedibile. Già dal tenore (meno sfacciato) delle promesse, lo si poteva intuire. Coach Fassel l'anno scorso aveva detto: "le vinceremo tutte". Quest'anno, evidentemente, una dichiarazione del genere non gli sembrava credibile e si è limitato, prudentemente, ad assicurare che la sua squadra avrebbe vinto almeno 5 delle 6 rimanenti partite.
Ma dopo la nettissima sconfitta contro Oakland, subita nel momento chiave della stagione e per di più davanti al propri tifosi, i Giants sono di nuovo con le spalle al muro e dovranno vincerle davvero tutte per non essere matematicamente esclusi dai playoffs.
I Raiders arrivano nella Grande Mela per vincere la settima delle ultime otto gare disputate e cominciano nel modo migliore, con una sweep da 38 yds di Charlie Garner. Vanno a segno per primi con uno sfondamento centrale da 1 yd di Zack Crockett e allungano il passo con altre due mete nei successivi 3 possessi: due td pass (per Garner e Brown) di Rich Gannon, statisticamente il miglior qb dell'Nfl.
Il primo tempo si conclude con i padroni di casa sotto 21-3 e il punteggio non è peggiore solo perché Tiki Barber (unica luce nel buio dell'attacco bianco blu) sfodera una gran corsa da 36 yds, che consente a Morten Andersen di infilare il fg.
Ma la ripresa non offre quello che il pubblico (forse) si aspettava e, nonostante la straordinaria prova di Barber (124 yds e l'unica meta dei Giants, una fiammata di 12 yds), i Giants rimangono al palo. Oakland ne approfitta e chiude il conto con il terzo td pass di Gannon, ancora per Tim Brown (117 yds, due mete e "milestone" delle 900 ricezioni in carriera).
E mentre gli uomini di John Grunden continuano ad inseguire il sogno del Superbowl, i Giants non riescono a svegliarsi dall'incubo. Si tratta della seconda sconfitta consecutiva per New York (5-6), la quinta nelle ultime sette partite.
Quello che dovrebbe preoccupare veramente i tifosi della Grande Mela non è certo la prova (comunque non entusiasmante) dell'attacco. Se consideriamo la pioggia e la pochezza della linea d'attaccco (27 sack concessi!) Kerry Collins ha lanciato piuttosto bene e la sua prova, semmai, è stata danneggiata da alcuni deleteri drops dei suoi ricevitori. E il running-game (in parte grazie alla scarsa attitudine della difesa dei Raiders contro le corse) ha dato buoni risultati.
Estremamente deludente anche questa settimana, invece, è stata la prestazione della difesa, davvero irriconoscibile. Opposta ad un attacco molto equilibrato ed efficiente il reparto coordinato da John Fox è apparso piuttosto arrendevole, non riuscendo quasi mai a mettere sotto pressione Rich Gannon. Ne è la conferma il fatto che per la seconda partita di fila il sack-leader Michael Strahan è rimasto a secco, completamente dominato dalla magistrale prova del gigantesco Lincoln Kennedy. In più occasioni l'attacco avversario ha potuto agire indisturbato, convertendo molti terzi down e mettendo a segno drive lunghissimi, che hanno tolto tempo ed energie ai Giants.
Ma la fiducia a New York non viene meno e altri profeti spuntano all'orizzonte. " Non è ancora finita per noi - afferma l'og Glenn Parker:- e chiunque la pensi in un altro modo non è degno di restare in questa squadra".
DALLAS 24 - DENVER 26
Nel tradizionale anticipo del "Thanksgivin Day" i Broncos sono gli unici che ringraziano (prima vittoria di sempre al Texas Stadium, anche se un po' stentata), mentre i Cowboys vedono ancora una volta sfumare i propri sogni di vittoria.
Unica soddisfazione per i tifosi, è che questa volta, almeno, è andata diversamente dal solito. Dallas non ha subito la solita sconfortante rimonta degli avversari: anzi, la rimonta l'hanno fatta i Texani e cè mancato veramente poco perchè andasse a buon fine!.
Sotto 17- 3 dopo il primo tempo, i Cowboys si riprendono nel terzo periodo e riducono il distacco con due mete consecutive: una corsa di 1 yd di Troy Hambrick e un fulminante ritorno di punt da 65 yds di Reggy Swinton. Un'altra meta di Hambrick (sempre più amato dal pubblico) porta Dallas sul 24-26, ma oramai manca poco più di un minuto e l'onside-kick dei Cowboys viene ricoperto da Detron Smith, che gioca nei Broncos.
Ancora una volta, quindi, a Dallas (2-8) c'è spazio per le recriminazioni. In una giornata (l'ultima da titolare, si spera, visti i progressi dell'infortunato Quincy Carter) in cui "bambinone" Leaf non ha praticamente fatto nulla per i primi tre quarti (a parte 3 fumble, di cui uno perso!), le attenzioni dei giornalisti (Leaf evidentemente è giudicato "irrecuperabile") si sono concentrate sulla scelta di coach Campo, dopo la meta di Swinton, di andare con la conversione da 1 punto, rinunciando così all'ipotesi del pareggio. Questi giornalisti....
ARIZONA 20 - SAN DIEGO 17
Nello scontro che vedeva opposte una squadra in forte declino (San Diego) e una invece in leggera ripresa (Arizona), la spunta ovviamente la seconda.
La partita è stata spettacolare e a tratti elettrizzante: il che è inevitabile quando si trovano di fonte i due "re della rimonta", i funambolici Flutie e Plummer.
Dopo un inizio piuttosto deludente, la gara si intensifica nel terzo quarto e prende letteralmente fuoco nell'ultimo periodo di gioco.
Si parte con l'inossidabile Flutie che, con un incredibile 11 su 11 per 101 yds, attraversa tutto il campo e trova Conway in end zone. Non si fa attendere la replica dell' "allievo" Plummer: drive di 68 yds che si conclude con la meta (corsa di 1 yd) di Michael Pittman e porta il punteggio sul 17-10 Cardinals a 6 minuti dal termine.
Flutie ricomincia da dove aveva lasciato e pesca il fido Graham nell'angolo della end zone con una fiondata da 28 yds: parità!
Mancano meno di 2 minuti e, come al solito, tocca a "The Snake" risolvere la questione e infatti trascina i Cardinals nella metà campo avversaria, lasciando un secondo sul cronometro e al rookie Bill Grammatica il compito di mettere il fg del 20-17: la palla è sulle 42 yds e da quella distanza per il promettente kicker di Arizona infilarla palla tra i pali è un gioco da ragazzi.
Da segnalare, come sempre, la prova del probabilissimo pro-bowler David Boston: il wr dei Cardinals va ancora oltre le 100 yds in partita (121, con una meta da 38 yds nel secondo quarto) ed è già oltre le 1000 (1065 per l'esattezza) in stagione!
Per i Chargers (5-6) la soddisfazione di aver ritrovato il miglior Flutie, ma questa è la quarta sconfitta consecutiva e le illusioni di inizio stagione sono oramai svanite.
Arizona invece (4-6) scalda i motori e coach McGinnis, per la prima volta quest'anno, può festeggiare per due settimane di fila: il sogno di una stagione vincente non è ancora finito.
|