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WEEK 9



EAST DIVISION
by Mauro Rizzotto

 

  NEW YORK JETS 27 - KANSAS CITY 7

La ricostruzione dei Jets operata da Herman Edwards evidentemente sta funzionando meglio del previsto. Dopo un inizio incerto il coach esordiente è arrivato a metà stagione con un lusinghiero bilancio di 6 vittorie e tre sconfitte, quanto basta per piazzare i Jets al secondo posto in classifica, a sola mezza partita di scarto dal vertice della AFC East. E il tutto con una squadra che non è certamente quanto di meglio si possa immaginare in fatto di talento puro nella lega oggi. Ma, in tempi di equilibrio diffuso, l'avere talento non sempre paga, ed a volte una squadra bilanciata, aggressiva e motivata al punto giusto può raggiungere traguardi anche maggiori. Se poi si ha anche la fortuna di avere una ciliegina come Curtis Martin, allora il discorso è anche migliore.
Il running back di New York è il migliore della lega per rendimento quest'anno, ed ha già segnato 9 volte. Ieri i suoi 3 touchdowns sono stati il motivo principale della vittoria contro i Chiefs, anche se sarebbe ingeneroso dire che sono stati l'unico. Se è vero che senza Curtis Martin i Jets non sarebbero dove ora sono, è altrettanto vero che la difesa da qualche partita in qua ha cambiato marcia, ed ora si propone come una delle unità più in forma della NFL, vantando un +17 nel margine palle perse/guadagnate. Pur essendo classificata come la peggiore della lega contro le corse ieri ha concesso a Priest Holmes (181 yards per lui solo una settimana fa) soltanto 71 yards. E, inoltre, tre intercetti, un fumble ricoperto e tre sacks ai danni di un povero Trent Green, tenuto ad un mediocre 16/31 per 143 yds. Non è che Testaverde sia stato esaltante (17/27 per 170 yds e nemmeno un td, oltre al solito intercetto), ma il paisà dei Jets si è dimostrato più preciso e tranquillo in molte occasioni.
In classifica, come detto, la situazione è abbastanza fluida. Domenica la mezza partita di svantaggio nei confronti di Miami si potrebbe tramutare in mezza partita di vantaggio, se la "nemesi" dei Dolphins verso i biancoverdi dovesse continuare. E perché mai, pensano a New York, interrompere una così bella tradizione?

  NEW ENGLAND 21 - BUFFALO 11

In una partita dei Bills, Antonwain Smith, la loro prima scelta del 1997, ha corso per 100 yards segnando due touchdowns. Sfortunatamente per loro, non giocava con Buffalo. "Beh, è un coaching staff completamente nuovo" ha commentato il running back negli spogliatoi, parlando della sua ex squadra che lo ha lasciato andare quest'estate, preferendogli il tandem Bryson-Morris (ora ambedue backup di Travis Henry). "Io so che altri allenatori che ho avuto sanno cosa posso ancora fare e che posso aiutare una squadra a vincere".
E il gioco di Antonwain Smith è una delle chiavi di lettura per spiegare come mai i Patriots, i tanto derelitti Patriots, siano per la prima volta nei due anni di gestione Belichick arrivato ad un record vincente: con un bilancio di 5 vittorie e 4 sconfitte siedono solitari al terzo posto della classifica, guardando dall'alto non solo i Bills ma anche lo squadrone di Indianapolis, già battuto due volte quest'anno. Un'altra chiave di lettura, senza dubbio sta in Tom Brady, che da quando ha preso il posto dell'infortunato Bledsoe vanta un bottino di 5 vittorie e 2 sconfitte. E un'altra chiave può essere nell'ottima stagione di Troy Brown, anche se ieri ha ricevuto solo 2 palloni per 25 yards.
Ma il vero cambiamento, forse, è soprattutto nella testa dei giocatori, che appaiono avere un'altra convinzione rispetto all'inizio della stagione: come ha ammesso lo stesso Brady, "lo scorso anno questo era il tipo di partita che avremmo perso". E pure se i margini di crescita di questa squadra non sembrano enormi, è anche vero che si ha l'impressione che possa comunque giocare meglio di così.
La stessa impressione, a dire la verità, che si ha anche dei Bills, ma in questo caso è decisamente più facile notarlo. "È dura" ha dichiarato Peerless Price, wr di Buffalo "Non sono mai stato in una squadra perdente prima di adesso. Non ci sono abituato e ne sono anche già stanco".
Sfortunatamente per lui pare che ci dovrà fare l'abitudine, almeno per quest'anno, visto che non si intravedono grossi spiragli di miglioramento. E se l'unico uomo che possa aiutare i Bills a cambiare rotta continua a farsi male, le cose si fanno ancora più grigie. Ieri Rob Johnson, dopo il 5° sack, ha dovuto arrendersi ed è uscito per l'ennesimo infortunio: se sarà confermata la rottura della clavicola come sembra, questa rischia di essere la peggiore notizia che potevano aspettarsi a Buffalo. I progressi di Travis Henry sembrano essersi arrestati, speriamo in via solo momentanea, gli infortuni continuano ad essere un problema grosso, e se Johnson sarà davvero costretto a saltare qualche partita le manone di Moulds e Price dovranno essere affidate al braccio di Alex Van Pelt. Che ieri, peraltro, subito dopo essere entrato ha completato un passaggio da 17 yards in end zone proprio per Price. Certo, poi ha chiuso 2/7 per 37 yds ed ha anche trovato il tempo per lanciare un intercetto, ma questo è quello che passa il convento... "Non hai tempo per entrare in partita, ma quando giochi da backup devi abituatici" ha dichiarato alla fine. "Comunque dobbiamo riuscire a superare tutti questi errori di gioventù. Ci stiamo provando". E, purtroppo, di obiettivi per questa stagione non ne restano poi molti altri.

  MIAMI 27 - INDIANAPOLIS 24

Forse i Dolphins, dopo tutto, non sono poi così contenti del piano di riallineamento che il prossimo anno, porterà a ridisegnare la mappa delle divisions nella NFL. Perché si troveranno ancora faccia faccia con i Jets, che non battono più da ormai quattro anni e perderanno i Colts, contro cui vincono ormai da quattro volte consecutive. Ieri, nella loro ultima visita divisionale all'RCA Dome, hanno messo in mostra, oltre alla solita grinta della difesa, anche un Jay Fiedler in buona forma (solo due intercetti...) e soprattutto le tre gemme della loro rookie class: Chris Chambers, Travis Minor e Morlon Greenwood.
Chris Chambers ha ricevuto solo 3 passaggi, ma sono bastati per arrivare a 113 yards ed a segnare 2 touchdowns: il primo, poco dentro il secondo quarto, con una entusiasmante ricezione con susseguente corsa da 74 yards per la prima segnatura della sua carriera; ed il secondo, quello decisivo, a ricevere un passaggio da 29 yds di Fiedler ed a chiudere un drive iniziato con un fumble ricoperto da Jason Taylor.
Travis Minor ha aperto le segnature, andando a bersaglio poco prima della fine del primo quarto con una corsa da 56 yards, chiudendo con 71 yds su 7 portate, e soprattutto imponendosi come alternativa credibile a Lamar Smith. Morlon Greenwood, infine, con 6 tackles ed un sack ha dimostrato di aver superato i problemi fisici di inizio stagione e di poter essere credibile nel ruolo di OLB titolare a cui era stato destinato fin dal giorno del draft. E oltre ad essi, ovviamente, tutto il resto: la solita difesa ancorata intorno ad un Zach Thomas ieri accreditato di 6 tackles ed un intercetto, una pattuglia di ricevitori sempre più solida, con Gadsden pescato 6 volte per 71 yards, ed il piede di Olindo Mare che deve ancora sbagliare un calcio quest'anno. Insomma, i Dolphins sono in testa, e la vittoria contro i Colts sembra dimostrare come la squadra sia finalmente convinta dei propri mezzi, più forti anche degli ormai quasi cronici errori che costellano il gioco di Jay Fiedler. Se questa convinzione sia destinata ad infrangersi ancora una volta contro i Jets... lo vedremo la prossima settimana.
Per i Colts, invece, questa non è una sconfitta come le altre. Hanno perso la quarta partita di fila contro Miami; hanno perso il loro migliore linebacker, Mike Peterson, per infortunio ai legamenti del ginocchio; avevano già perso Edgerrin James (e pare che l'infortunio rischi di tenerlo fuori per il resto dell'anno) e Dominic Rhodes, il suo pur valido sostituto, ha giocato con problemi ad una spalla; hanno rischiato di perdere Peyton Manning che, colpito duro da Bromell alla mascella, è uscito sanguinante, dovrà essere operato ma potrebbe farcela a non saltare neanche una partita; ma soprattutto hanno forse perso la fiducia di potercela fare. Perché ora, a metà stagione, sono spalle al muro: essere 4-4, con tre squadre davanti in classifica e infortuni più o meno gravi nel roster, significa non poter più sbagliare. E altre volte in passato si era presentata questa situazione, e già i Colts avevano dimostrato di non avere nel carattere il loro punto di forza. Tra l'altro il calendario non è esattamente soft: la trasferta a New Orleans, i Niners in casa e le trasferte consecutive a Baltimore ed a Miami non sono proprio quattro partite abbordabili, ma se ai Colts è rimasta qualche velleità, non ci sono mezze misure: bisogna provarci.

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