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WEEK 14



EAST DIVISION
by Mauro Rizzotto

 

NEW ENGLAND 12 - BUFFALO 9

Il solito match corpo a corpo tra Pats e Bills. È la quarta volta negli ultimi cinque confronti che si finisce all'overtime, dopo gare sempre tirate e combattute. E stavolta dopo una partita ricca di tensione e agonismo ma povera di punti, visto che tutto quello che c'è sul tabellone è arrivato solo da calci.
Una gara, quindi, che rischia di essere ricordata solo per la contestata decisione arbitrale che, durante l'overtime, ha concesso ai Patriots di arrivare a calciare il field goal della vittoria: una ricezione di David Patten che, colpito duro, ha perso la palla ricoperta da Buffalo. Ma gli arbitri, dopo il replay, hanno sentenziato che Patten era fuori campo con la testa, ed hanno rassegnato il pallone ai patriots. Sul gioco successivo Antonwain Smith (di ritorno a Buffalo nelle vesti di ex, ed autore di una buona prestazione con 95 yds su 20 portate) ha corso fino alle 3 yards, consentendo un facile calcio per la vitoria.
Alla fine quindi è stato il piede di Vinatieri a decidere la gara, ed a portare New England sempre più su in classifica. Ora i Patriots sono 9-5, secondi a sola mezza partita di distacco da Miami; sabato prossimo a Foxboro andrà in onda lo scontro diretto, e la possibilità di un clamoroso sorpasso e primo posto in classifica è concreta. I Bills, invece, hanno perso la settima partita casalinga su otto disputate, ed il loro record di 2-11 non lascia spazio a grossi progetti per gennaio.

  NEW YORK JETS 15 -  CINCINNATI 14

Eccoci di nuovo: arriva il quarto quarto ed i Jets rimontano e vincono. Solo che stavolta dall'altro lato del campo non c'erano i Miami Dolphins, ma i Cincinnati Bengals. Che all'inizio dell'ultimo periodo conducevano appunto 14-3 grazie a due corse in end zone di Corey Dillon (altra stagione da 1000 yards per lui, la quinta di fila), e che fino a quel momento non avevano nemmeno demeritato e neanche faticato più di tanto per essere in vantaggio. O forse erano i Jets che non avevano fatto poi molto per evitare di trovarsi sotto.
Fino a che, appunto, nel quarto periodo, Testaverde ha pescato in end zone prima il TE James Dearth, finora noto solo perché usato anche come long-snapper, e poi l'altro TE, il titolare Anthony Becht. E sebbene entrambe le conversioni da due punti siano andate male a 4 minuti dalla fine i Jets hanno così rimesso la testa fuori dall'acqua.
Però, quasi a dimostrare che al complicarsi la vita non c'è mai limite, hanno avuto bisogno di due ulteriori intercetti su Jon Kitna per portare a casa la partita. Ne sarebbe bastato uno, ma dopo il primo, di Damien Robinson riportato per 30 yards, John Hall ha sbagliato il calcio che poteva chiudere la partita (ed è stato il suo secondo errore della giornata). E c'è voluto un ulteriore intercetto di Farrior per mettere veramente la parola fine alla gara.
Ora i Jets, a 8-5, sono in piena lotta per una wild card, ma dal momento che la lotta è estremamente serrata, e coinvolge formazioni come Seattle, Denver e Baltimore, per poter essere sicuri di fare i playoffs bisognerebbe vincere almeno due delle tre gare che restano. Ma per vincere due battaglie divisionali contro Colts e Bills, senza menzionare la trasferta ad Oakland, probabilmente sarà anche necessario giocare meglio di così.

INDIANAPOLIS 41 - ATLANTA 27

I bei Colts di una volta... quelli che segnavano quasi 50 punti a partita, cosìcchè concederne una trentina agli avversari non era più un problema... quelli con un quarterback che lanciava 300 yards, un runningback che ne correva duecento ed un ricevitore che ne prendeva 100... quelli con Manning che non tirava intercetti (beh, ieri uno lo ha lanciato, ma rispetto alla media a cui ci stava abituando uno è niente)... insomma, quelli che parevano poter vincere tutto, sì, proprio quelli lì, ve li ricordate? Ecco, ieri hanno rimesso fuori la testa. Peccato che sia troppo tardi.
Almeno, rimane la vittoria. E il piacere di aver rivisto i Colts giocare secondo gli standard che sarebbe lecito aspettarsi da una squadra così. Manning ha giocato in effetti bene, chiudendo 25-35 per 325 yards smazzate tra 6 ricevitori diversi, lanciando un solo intercetto e 3 touchdowns, tutti e tre nel secondo quarto: 1 yards per il TE Marcus Pollard, 12 yds per l'altro TE Ken Dilger e 19 yds per il WR Trevor Insley. 
Dominic Rhodes è stato il protagonista della giornata, correndo per 177 yards su 29 portate, ricevendo per altre 11 e segnando 2 TD. È stata la sua terza gara dell'anno sopra le 100 yards e, sebbene il titolare che sta rimpiazzando ne abbia corse una decina, certo non si può dire che lo stia sostituendo male. E le 177 yards sono la prestazione migliore per un rookie dei Colts dal 1956: quindi, meglio di quanto abbia fatto anche James. E a ciò aggiungiamo anche le 101 yards ricevute da Marcus Pollard, con corredo del touchdown e, soprattutto, le 78 yards totalizzate con 5 ricezioni dal rookie Reggie Wayne, infortunato per gran parte dell'anno e che adesso sta iniziando a far vedere perché è stato scelto così alto, al posto di un difensore che pure avrebbe fatto tanto comodo ai Colts. Ieri la difesa in effetti non è stata esaltante, concedendo 27 punti ai Falcons ma, come detto, questi sono i Colts vecchio stile. Per quest'anno, ormai, va bene anche così.

  MIAMI 0 - SAN FRANCISCO 21

Complimenti ai Niners, una squadra che è cresciuta molto e bene durante tutto l'arco della stagione, giungendo ad essere una seria pretendente al ruolo di anti-Rams nella corsa al biglietto NFC per il Superbowl. Ma i Dolphins, o almeno quelli visti (o intravisti?) al 3Com Park ieri, non possono certo aspirare a molto di più che ad una uscita al primo turno dei playoffs, dando per acquisita la loro qualificazione.
Ieri abbiamo assistito ad una prestazione che ricorda quelle già viste molte volte: attacco inesistente, Fiedler che butta via il pallone e la difesa che da sola cerca di combinare qualcosa: infatti gli unici dati statistici di rilievo sono i 3 intercetti di Fiedler, i 13 tackles di Zach Thomas ed i 12 di Brock Marion. O meglio, ce n'è anche un altro che spiega tutto, ma proprio tutto sulla gara: i Niners hanno controllato il pallone per quasi 40 minuti, i Dolphins per poco più di 20.
La difesa di Miami è rimasta sul campo il doppio del suo attacco, a fronteggiare un reparto di San Francisco che senza mai essere spettacolare (Garcia non ha quasi mai lanciato lungo e Owens è stato limitato a sole 4 ricezioni per 43 yards) a tratti è stato anche disarmante: il drive che ha spezzato in due la partita, nel terzo quarto, è durato 11 minuti, ed ha visto i Niners partire dalle proprie 2 yards per arrivare, dando sempre l'impressione di essere in pieno controllo dell'azione, a segnare con Kewan Barlow il touchdown del 21-0. Definitivo, perché da quel momento in poi Miami non è più esistita e San Francisco non ha quasi più forzato.
"Sono rimasti sempre bilanciati, e ci hanno corso in faccia" ha detto Zach Thomas a fine gara. "La loro linea è stata estremamente aggressiva. Ciò che fa male è che non abbiamo mai avuto una possibilità".
E così, invece di avvicinarsi ai playoffs, i Dolphins pur conservando il primo posto, si vedono ora costretti ad andare a vincere lo scontro diretto a Foxboro sabato prossimo contro quei Patriots che, ora come ora, sono una tra le squadre più in forma dell'intera NFL. Una classicissima che, come già successo altre colte in passato, potrebbe decidere molte cose.

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