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AMERICAN FOOTBALL CONFERENCE
EASTERN DIVISION
by Mauro Rizzotto

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  Buffalo Bills 42 - Seattle Seahawks 23

Una partita senza significati si è trasformata nella "rivincita degli scartati". Perché è stato Antonwain Smith, a lungo indicato nel corso della stagione come sicuro partente da Buffalo, e tuttora per nulla sicuro di un posto nel roster dei Bills per il prossimo anno, a correre per 147 yds e a segnare 3 TD (da 9,2 e 4 yds). E perché Doug Flutie ha pensato bene di aggiungere un altro capitolo alla ormai infinita qb controversy in casa Bills, chiudendo la partita con un fantastico 20-25 per 366 yds, 3 TD e nessun intercetto. La serie negativa di 4 sconfitte (3 con Johnson in regia) che era costata la stagione a Buffalo si è così chiusa, ed ha aperto una offseason che si preannuncia a dir poco travagliata. Non fosse altro perché iniziata con il licenziamento del general manager John Butler, accusato di non eccessiva dedizione ai Bills. Chiunque sia il suo successore si troverà alle prese con alcune scelte abbastanza cruciali. Ad esempio il rinnovo del contratto di Eric Moulds, prossimo free agent, certamente tra i ricevitori top dell'intera NFL (e con molti pretendenti facoltosi sul mercato); oppure il rilascio o meno di Antonwain Smith, che certo non è un brocco ed è ancora giovane.  Ma soprattutto va risolta una volta per tutte la qb controversy. Al di là delle smentite più o meno di circostanza e delle considerazioni su quanto la cosa possa aver inciso sul rendimento della squadra, è chiaro che come quest'anno non si possa più andare avanti. La carta di identità gioca contro Flutie, e gioca a suo sfavore anche la considerazione che rilasciandolo si potrebbero liberare nel salary cap circa 4,5 milioni di dollari, certo utili per rifirmare Moulds. Ma Flutie è un idolo e, fatto non trascurabile, vince le partite. Mah... chiunque sarà il prossimo gm a Buffalo, avrà il suo daffare. Nel frattempo, per quanto poco, la stagione dei Bills si è chiusa in pari. Un record di 8-8 era forse in linea con le aspettative di inizio anno ma, dopo la pessima partenza e rimonta di metà stagione, dopo essersi ritrovati a 7-4 ancora in corsa per un posto al sole, le 4 sconfitte consecutive avevano ammazzato il morale un po' a tutti, e chiudere alla pari è solo una caramella per togliere un po' di amaro in bocca. Comunque sia, a qualcuno è andata ancora peggio.
Indianapolis Colts 31 - Minnesota Vikings 10
La programmazione delle gare per la domenica era stata esattamente quella che i Colts volevano: Dolphins e Jets avrebbero giocato nella sessione dell'una, Indy in quella delle 4; così, al momento di entrare in campo, i risultati di Miami e NY avrebbero detto ai ragazzi di coach Jim Mora se valeva ancora la pena di battersi per qualcosa o se, al contrario, era già tutto deciso e potevano pensare alle vacanze. Ed infatti, entrando in campo, i Colts sapevano già che la sconfitta dei Jets a Baltimore li aveva messi alla loro mercè: ora toccava a loro: dovevano battere i Vikings. Detto. Fatto. "Sarebbe stato facile arrendersi. Ma tutti continuavamo a ripeterci che avevamo una possibilità, e tutto ciò che vuoi è avere una possibilità. E una volta che sei nei playoffs nessuno si ricorda più come ci sei arrivato" Firmato Peyton Manning. Ed è vero. Fra una settimana a quest'ora nessuno si ricorderà più della faticaccia che i Colts hanno dovuto fare per acchiappare quello che doveva essere loro dall'inizio dell'anno, un biglietto per la postseason per il secondo anno consecutivo. In pochi si penseranno che tre settimane fa questa squadra, dopo aver perso con i Jets, era con l'acqua alla gola ed un calendario micidiale, nella condizione di dover dipendere dalle disgrazie altrui per arrivare ai playoffs. Più verosimilmente ci ricorderemo che questa è la squadra che ha rifilato 31 punti ai Vikings, che la partita contava poco per Minnesota ma che, insomma, ne hanno perse tre di fila e che, comunque, gliene hanno fatto segnare solo 10 ai Vikings dell'attacco atomico. Perché, è vero, a questo punto della stagione i Colts non se li vuole trovare davanti nessuno. Come dargli torto? Peyton Manning, ad esempio. Se si parla del miglior quarterback NFL è difficile non fare un giro per le altre squadre e poi non tornare dalle sue parti. Domenica ha chiuso 25-36 per 283 yds, ed ha battuto il record di franchigia per numero di TD lanciati in una stagione, che apparteneva ad un certo Johnny Unitas e durava da 41 anni. Per inciso, con i suoi 33 TD quest'anno Manning è anche il migliore della NFL. Oppure Edgerrin James. Per lui contro i Vikings 128 yds corse e 79 ricevute (207 totali) più 1 TD. Quel TD che gli ha fatto battere, con 35, il record per i TD segnati nelle prime 2 stagioni NFL. Anche questo apparteneva a due signorini come Gale Sayers ed Eric Dickerson. E a quest'ultimo James ha soffiato anche il record di franchigia per yds totali in una stagione, chiudendo l'anno a 2.303. Sempre per inciso, con le sue 1.709 yds corse James quest'anno è il miglior runner NFL. Vogliamo parlare di Marvin Harrison? Contro Minnesota, per lui, 12 ricezioni per 109 yds e tre touchdowns. E, sempre per inciso, le 102 ricezioni che ha avuto quest'anno fanno di lui (indovinate?) il miglior ricevitore NFL.
E la difesa, la tanto bistrattata difesa? Non è la miglior NFL, anzi, ne è ben lontana. Ma in queste ultime tre partite "da vincere" è uscita fuori alla grande, arrivando nell'ultima partita a concedere ai Vikings solo 238 yds totali, il solito rituale TD di Moss ed un fg, quasi annullando Robert Smith e ottenendo un sack ed un intercetto.
Comunque vada, meglio evitarli.

Miami Dolphins 27 - New England Patriots 24

Olindo Mare questa primavera sarà free agent. Ed è molto probabile che riuscirà a spuntare uno dei contratti più ricchi che si possano offrire ad un kicker. Non dovessero offrirglielo i Dolphins (e spero tanto che ciò non accada), da qualche parte della lega c'è senz'altro in agguato uno Snyder qualsiasi, strapieno di soldi ed affamato di kickers veri. Perché il buon Olindo, su questo ci sono pochi dubbi, è uno di quelli. Dopo aver tenuto a galla col suo piedino i Dolphins per tutta la scorsa stagione quest'anno ha (piacevolmente) visto ridurre il suo peso specifico dai progressi dell'attacco. Ma, alla fine, se Miami ha vinto il suo primo titolo divisionale dal 1994, l'uomo da ringraziare è ancora una volta Olindo Mare. A nove secondi dalla fine, con il buio che calava, un freddo boia sul campo e lo spettro di doversi andare a giocare la division all'overtime, Olindo ha piazzato in mezzo ai pali un calcio da 50 yds che ha dato la vittoria a Miami. Certo, è il lavoro del kicker metterla dentro, però, a volte, è anche un lavoro ingrato... Nemmeno a Foxboro, comunque, i Dolphins hanno fatto un figurone. Confermando il loro non felice momento, hanno penato tutta la gara per mettere sotto una squadra che durante tutto l'anno aveva saputo dare ben pochi grattacapi ai propri avversari. La difesa ha concesso decisamente troppo: 348 yds totali, quasi tutte ottenute per aria (solo 37 yds corse) e ben 3 TD, uno su corsa di Faulk e due accreditati al braccione di Drew Bledsoe (per lui alla fine un discreto 18-34 per 312 yds, ma con 2 int).  L'attacco ha fatto la solita fatica; la miseria di 47 yds totali guadagnate dal running game sono bilanciate dai 2 TD segnati dal solito Lamar Smith (entrambi con corse da 1 yd); il passing game è stato molto distribuito, con la variante di un insolito coinvolgimento dei TE: Goodwin ha ricevuto il suo primo TD della carriera e Jed Weaver è stato il miglior ricevitore di Miami chiudendo a 5/63. Fiedler ha chiuso con un buon 30/45 per 264 yds, con un bel 6/8 nel drive che ha portato al fg decisivo di Mare e, soprattutto, non ha lanciato intercetti, interrompendo la sua striscia negativa delle ultime gare.
Alal fine, i Patriots chiudono anche formalmente una stagione già archiviata da un pezzo. E lo fanno incassando per la nona volta una sconfitta per meno di 8 punti. Come ha detto Bledsoe "È stata la stagione più frustrante della mia carriera". Per fortuna, ora il capitolo è chiuso. Da adesso si pensa al 2001.
Per Miami, invece, una vittoria nelle ultime tre partite non è certo il modo migliore di avvicinarsi ai playoffs. In più i Dolphins devono affrontare una squadra che li ha già battuti in una sfida "win-or-die" due settimane fa e che tutti considerano potenzialmente più forte di loro. Insomma, i pronostici nel sud della Florida parlano di un altro mese di gennaio da dedicare alle vacanze. Comunque vada, quest'anno è già stato un successo.
New York Jets 20 - Baltimore Ravens 34
1-3. In dicembre questo è stato il record dei Jets. A 9-4 era sufficiente vincere una partita, e i paini che tutti facevano su contro chi sarebbe stato meglio giocare sarebbero divenuti realtà. Ed invece, bum!, tre strikes, e tutti a casa. Si sapeva che il calendario non li aiutava. Con Raiders, Lions e Ravens nelle ultime tre gare era oggettivamente difficile. Ma se andare a vincere a Oakland e Baltimore era dura anche da pensare, è stato in effetti nel tracollo in casa contro Detroit che i Jets hanno gettato via il match point. Analizzando in profondita, però, bisogna riconoscere che i Jets hanno dimostrato dei forti punti di debolezza durante tutto l'anno. Il peggiore di questi è senza dubbio la spaventosa tendenza a perdere la palla: chiudono l'anno con 40 turnovers, penultimi nella lega, migliori solo dei Chargers. Vinny Testaverde ha lanciato, da solo, 25 intercetti, e 3 di questi nel suo ritorno di domenica a Baltimore dove ha peraltro lanciato per 481 yds con 36-69. Si può peraltro ricordare anche la loro paurosa abilità nelle rimonte, con la perla del Monday Night contro i Dolphins su tutte. In queste rimonte i Jets hanno spesso sfoggiato un'intensità di gioco ed uno spirito di squadra che prometteva ben altre imprese. Ma è pur vero che perdendo meno palloni magari le rimonte non sarebbero state nemmeno necessarie, e comunque poi succedeva sempre qualcos'altro a guastare la festa. Ad esempio delle prove inguardabili degli special teams. Nella partita di Baltimore, ad esempio, nel secondo tempo Jermaine Lewis ha ritornato ben due punts direttamente in end zone. Roba da causare un attacco di nervi al coaching staff. Ad essi i Jets hanno saputo rispondere solo con due fg, e la partita si è definitivamente chiusa lì. 
Peccato, perché dopo il primo quarto i Jets erano sopra 14-0, grazie a due passaggi di Testaverde per Ward ed Anderson da 37 e 35 yds, Poi, però, è arrivato il secondo quarto, in cui i Ravens hanno piazzato un parziale di 20-0 che ha capovolto l'incontro, controllato poi e chiuso con i due ritorni di punt citati.
Peccato. Peccato perché il collasso finale ha rovinato una stagione, la prima di coach Groh che, pur chiusa 9-7, si era sviluppata sotto altri auspici. I Jets erano partiti 4-0, poi, dopo la rimonta del Monday Night, giunti 6-1 e poi, arrivati al 9-4, il patatrac.
Ora è tempo di vacanze e di iniziare a pensare ai ritocchi per il prossimo anno, anche se il nucleo non è male e soprattutto la difesa ha avuto due promettentissimi innesti con i rookies Abraham (LB) ed Ellis (DE). Per la verità, è anche tempo di playoffs, ammesso che qualcuno abbia voglia di guardarseli in televisione. Per il momento, la ferita brucia troppo. E comunque sia andata, farà male ancora per un po'.

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