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WEEK 2



EAST DIVISION
by Carlo Mantovani

 

N.Y. GIANTS 13 - KANSAS CITY 3

New York risorgerà dalla polvere dei suoi grattacieli? A giudicare da come ha reagito la squadra di football, certamente sì. Guidati da coach Fassel -che indossava il cappellino delle forze di polizia alle quali, per l'enorme impegno profuso dopo il disastro, tutto il team ha voluto rendere omaggio- i Giants hanno vinto una vera e propria battaglia nel catino ribollente dell'Arrowhead Stadium (dove nessuna delle ultime dodici rappresentanti della NFC l'aveva spuntata). E l'hanno vinta, come al solito, con la difesa. Che, infatti, ha messo a segno i due giochi chiave della partita. Ecco il primo: nelle fasi iniziali della gara, con l'attacco dei Chiefs a sette yds dalla end zone dei Giants e oramai proiettato verso una meta sicura, la safety Shaun Williams -in doppia copertura sul te Gonzales- si impossessa dell'ovale lanciato da Trent Greene. Palla all'attacco della Grande Mela e, dopo 9 giochi e un drive da 80 yds ben diretto da Collins (che però Domenica è stato intercettato tre volte), Ron Dayne atterra in end zone per il 10-0. 
I Chiefs tentano il tutto per tutto prima di andare negli spogliato e giocano un quarto e 7 sulle 35 yds dei Giants. Ma qui arriva il secondo big play della difesa diretta da John Fox: un bel sack di potenza piazzato da Keith Hamilton sul povero Green restituisce la palla a Collins e compagni sei yds più avanti. 
Bilancio finale. Gli uomini di Dick Vermeil (0-2) sprecano la seconda cartuccia casalinga e sono costretti a rinviare la festa. 
Per i Giants (1-1) una vittoria rassicurante (dopo la batosta subita contro gli esplosivi Broncos) in vista del difficilissimo impegno di Domenica prossima contro i New Orleans Saints.

PHILADELPHIA 27 - SEATTLE 3

Dopo la bruciante sconfitta nell'esordio contro i fortissimi Rams, era prevedibile che per gli Eagles la trasferta a Seattle, rischi di attentati a parte, sarebbe stata una passeggiata. Approfittando dello scarso talento dei cb avversari (fuori per infortunio il fuoriclasse Shawn Spring), la nuova (e discussa) ditta Trash-McNabb presenta la sua versione della "west coast offense" a suon di mete (due, di cui una molto spettacolare da 64 yds). Mc Nabb- come l'anno passato- dimostra che anche senza Duce Staley (uscito nel primo quarto per un infortunio alla spalla) Philadelphia è in grado di esprimersi al meglio e, non pago della splendida prestazione aerea (24 su 37 per 283 due td pass), aggiunge una meta su corsa da 3 yds. 
Anche la difesa (che purtroppo ha perso il cb Troy Vincent, per una lussazione alla spalla), per la verità, non ha faticato ad imporre la sua legge: di fronte ad un attacco molto scoordinato e incerto (soprattutto sui passaggi) come quello di Seattle (che quest'anno, nonostante la vittoria contro Cleveland, non ha ancora segnato una meta!), ha bloccato sul nascere quasi tutte le iniziative (peraltro non irresistibili) dei padroni di casa, maltrattando il povero Matt Hasselbeck ( 9 su 24 per 62 yds e ben sette sack subiti!). Per Philadelphia (1-1), insomma, una vittoria annunciata ma importante, per mantenersi al passo dei Giants, diretti concorrenti di division e vicecampioni NFL: e Domenica prossima, come premio, un bel picnic casalingo contro Dallas! 

DALLAS 21 - SAN DIEGO 32

Dopo la commovente cerimonia pre-partita in ricordo delle vittime del terrorismo, anche i Cowboys si inchinano al "new deal" di San Diego. 
Pur opponendo una resistenza molto superiore agli arrendevoli Redskins (rullati 3-30 appena prima dell'attentato), anche Dallas ha dovuto cedere, infatti, allo scoppiettante attacco dei nuovi Chargers, condotti dall'incredibile Doug Flutie (23 su 38, 353 yds e due td) capace di stupire l'NFL a 38 anni suonati. 
Certo i Cowboys partivano con un grosso punto interrogativo nella posizione di qb dove, infortunatosi al pollice il rookie Quincy Carter, il posto di titolare andava ad un altro "giovane allo sbaraglio" Antony Wright. Il ragazzo è inesperto e, ovviamente, all'inizio si trova un po' in difficoltà: confeziona due bei turnovers nel primo quarto (assortiti: un fumble e un intercetto!) che tagliano le gambe agli uomini di Jerry Jones: infatti San Diego ne approfitta e si porta sul 17 -0 grazie a due td pass di Doug Flutie (11 yds per il te Freddie Jones e 7 yds per Curtis Conway) e ad un fg di Wade Richey (4 messi a segno in giornata). Ma proprio quando tutto sembra perduto, scatta la (temporanea) riscossa dei Cowboys: Wright (che concluderà con tre td pass e altrettanti int.) prende la mira e uno dopo l'altro lancia due belle mete, la prima addirittura da record per Raghib Ismail (80 Yds), che poi si infortuna al ginocchio. Nel terzo periodo i Texani avrebbero la possibilità di pareggiare, ma Wright si fa nuovamente intercettare dall'ex Ryan Mc Neil (3 int. in due gare) e la partita, sostanzialmente, finisce qui. 
Se l'incontro va ai sorprendenti Chargers (2-0, anche grazie alla solita vena di Tim Dwight, che segna su riverse e piazza una ricezione da 78yds), i tifosi di Dallas si consolano con l'impresa dell'intramontabile Emmit Smith che, aggiungendo le 88 yds corse Domenica, supera il mitico Barry Sanders nella speciale classifica dei runningback e sale a 15291, a meno di 1500 yds dal record all-time detenuto dall'ineguagliabile (per ora) Walter Payton. 
Ma il campionato non sarà facile per i Cowboys, che sono già 0-2: e la settimana prossima c'è Philadelphia. 

DENVER 38 - ARIZONA 17

Alla fine la partita è andata esattamente come tutti si aspettavano: una delle squadre migliori degli ultimi 5 anni ha battuto una delle squadre peggiori degli ultimi 5 anni.
Ma i Cardinals -che esordivano in casa dopo quella che definirei "la più lunga off season di sempre"- hanno infiammato il pubblico del Sundevil Stadium per 15 indimenticabili minuti.
Nel primo quarto, infatti, Arizona ha letteralmente e statisticamente dominato gli uomini di Mike Shanahan, sia in attacco, sia in difesa, totalizzando nei primi due drive 150 yds e 10 punti (tre del nuovo kicker Bill Grammatica, fratello di Martin, il probowler dei Bucs). Jake Plummer sembrava (con la valida collaborazione dell'ottimo David Boston) magicamente tornato alla forma di inizio carriera, quando portò i Cards ai playoff e a tutti pareva il nuovo Montana. Passaggi precisi, completati dalla tasca, corse ficcanti, leadership.
L'esordiente og Leonard Davis, seconda scelta assoluta del draft 2001, sembrava un rullo compressore e piazzava un "pancake" sull'all-pro Trevor Price che spianava la strada al rb Thomas Jones (spettacolare la sua meta in tuffo), promessa mancata dell'anno scorso.
La difesa, infine, giocando la famigerata zone blitz, confondeva l'attacco dei Broncos (privo delle due stelle Ed McEffrey e Terrel Davis) togliendosi anche la soddisfazione di "saccare" (per la prima e unica volta quest'anno) Brian Griese, protetto dalla migliore o-line dell'NFL. Ma tutto questo (forse propiziato dall'enigma che Arizona costituiva, non avendo ancora disputato una partita) è durato un solo quarto, perchè sullo 0-10, si è visto come reagisce un buono staff di allenatori (e quello dei Broncos è tra i migliori) ad una difficoltà iniziale: niente panico, ma efficaci aggiustamenti. Gary Kubiak per l'attacco e il neo-assunto Ray Rhodes (altro cervello in fuga dai Redskins...) hanno trasformato la partita e la situazione si è gradualmente ribaltata. La difesa ha causato turnover (due intercetti su Plummer, di nuovo in versione 2000 e un fumble di Jones) che l'attacco ha trasformato in mete, grazie soprattutto all'ennesima prova da manuale di Brian Griese, capace di completare 17 passaggi di fila, tre dei quali in end zone. Giornata magica anche per Rod Smith, che ha siglato due mete supende (una addirittura da cineteca) e accumulato 14 ricezioni (team record).
Magra consolazione il td pass di Plummer lanciato dei minuti finali, sul 38 a 10.
Morale: i tifosi di Denver (2-0) farebbero bene a prenotare i bilglietti per il Superbowl (appena si saprà con certezza quando e dove si farà); quelli dei Cardinals (0-1), che aspettano i Falcons, possono solo riflettere sul proverbio:"Chi ben comincia è a metà dell'opera". 

WASHINGTON 0 - GREEN BAY 37

Mi consola il fatto che, trattandosi di una trasferta, non mi tocca un resoconto dettagliato. Sarebbe stato una vera pena, perché in effetti la prestazione dei Redskins (che nemmeno l'esplosione del Pentagono sembra avere risvegliato!) è stata ancora una volta penosa, con la sola differenza che stavolta gli uomini di Schottenheimer (che ha riunito nel suo staff buona parte della famiglia!) erano in diretta televisiva e hanno rimediato un pauroso shoutout (non succedeva dal 93!). Oltretutto si sono infortunati due perni della difesa come Lavar Arrington e Marco Coleman...potrei continuare con una serie di dati e record negativi per giocatori, team e allenatori della Capitale, ma vi basti questo: in campo Lunedì sera c'era una sola squadra (quella di casa) condotta da un ottimo allenatore (Mike Sherman), guidata da uno dei migliori qb di sempre (Brett Favre, 3 td pass) e da uno dei migliori runner oggi in circolazione (l'esplosivo Ahman Green, ben oltre le 100 yds), senza considerare l'ottimo lavoro della linea d'attacco (su corse e lanci) e dell'intero reparto difensivo. 
A Washington (0-2, ovvio e Domenica arrivano i Chiefs assetati di vittoria!), dove l'impegno e l'affiatamento dei giocatori sa molto di pre-campionato, la pressione (soprattutto quella di Dan Snyder!) sale: a farne le spese potrebbe essere uno dei protagonisti della disfatta, il qb Jeff George, che non sembra in sintonia con i ricevitori e, soprattutto, con Schottenheimer. Il coach potrebbe presto annunciare l'inserimento di Tony Banks nel ruolo di qb titolare: e questa, signori miei, è disperazione pura!

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