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WEEK 6

 

La giornata vista da Matteo Gandini

La sesta settimana NFL ha confermato la parità ed incertezza della lega in questa stagione. Soltanto 3 o 4 delle 13 partite giocate nel weekend sono state vinte dalla squadra favorita, e a parte i St. Louis Rams, che sembrano un gradino sopra tutti gli altri, è veramente difficile stabilire quali siano le squadre che hanno una marcia in più.
  • Una settimana fa avevamo applaudito i Packers, detto come fossero tornati  nell'elite dell'NFC e parlato di come Brett Favre fosse ringiovanito di qualche anno; 7 giorni dopo troviamo Green Bay sconfitta 35-13 da Minnesota,  in una gara praticamente dominata dagli uomini di Dennis Green, che stanno facendo di tutto per rimettersi in corsa e sembrano ora sulla buona strada, con 3 vittorie nella ultime 4 gare. Buon segno per i Vikings il fatto che le tre stelle, Cris Carter, Randy Moss e Dante Culpepper, hanno avuto tutti un ruolo importante nel successo di domenica; quest'ultimo ha fornito una prestazione molto più efficiente di quella di Favre, visto che oltre a far male ai Packers con il braccio, il giovane QB dei Vikings ha corso per 70 yards e un TD. 
    Inoltre, Minnesota per una giornata ha dimenticato i suoi problemi nel trovare un degno sostituto per Robert Smith, con la buona prestazione (90 yards su 22 portate) di Doug Chapman. Green Bay è andata al Metrodome troppo sicura di se stessa, nonostante i recenti insuccessi in casa dei Vikings, e quando si è trovata sotto 14-0, ha dovuto abbandonare il gioco su corsa; i Packers hanno infatti chiuso la gara con solo 15 portate in totale, e con la sconfitta sono tornati sulla terra dopo il brillante successo sui Ravens. Con 2 sconfitte contro 2 rivali divisionali, Minnesota e Tampa Bay, è ancora da stabilire quale sia il valore assoluto della squadra allenata da Mike Sherman.
  • Cos'è successo alla difesa di Baltimore, tanto lodata da avversari e giornalisti? Nelle ultime due uscite i Ravens hanno rimediato due sconfitte, gli avversari hanno messo sul tabellone 55 punti, e per di più domenica Elvis Grbac e compagni sono stati battuti 24-14 dai Browns, nemici giurati della squadra di Brian Billick da quando il padrone dei Ravens Art Modell alcuni anni fa è "scappato" da Cleveland, privando la città della sua amata squadra di football. In realtà, Ray Lewis e compagni hanno concesso ai Browns solo 219 yards, 10 primi down, e hanno permesso loro di convertire 0 terzi down su 10, una prestazione degna della loro fama. 
    Domenica, ai Ravens sono costate care le palle perse, 3 contro nessuna per Cleveland, e la partita è girata quando, nel terzo quarto, la squadra allenata da Butch Davis ha saputo aprirsi e rischiare nei momenti decisivi, riuscendo a completare in pochi minuti due lunghi lanci per 2 TD. I Ravens, che a inizio gara hanno concesso anche un lungo ritorno di kick off, si sono trovati in grosso svantaggio, e hanno dovuto mettere la palla in aria 52 volte, decisamente troppe; in più, l'attacco ha pagato caro l'assenza di due degli uomini chiave della linea, Leon Searcy e Edwin Mulitalo. Il problema di Baltimore è che quest'anno gli errori commessi sono un po'troppi; l'anno scorso i campioni in carica sono arrivati al Super Bowl con un più 23 nel rapporto fra palle recuperate e perse, mentre quest'anno, dopo 6 giornate, sono già a meno 7.
  • Il Monday Night, vinto dagli Eagles 10-9 sui Giants, non è stato certo ricco di spettacolo o piacevole da guardare per chi ama il football offensivo, ma ancora una volta ha offerto un finale combattuto; New York ha dimostrato di saper muovere il pallone con consistenza, ma ha sprecato decisamente troppe possibilità, e buona parte della colpa può essere data a Kerry Collins, che oltre a non aver fornito alla squadra la spinta per capitalizzare sui lunghi possessi del primo tempo, ha perso un fumble nei minuti finali, quando con 2 timeout a disposizione c'era tutto il tempo per rimettere in discussione il risultato. 
    Andy Reid ha mostrato coraggio quando ha rifiutato la penalità sul punt di Rodney Williams, e il suo rischio ha pagato, visto che la decisione ha regalato 22 yards a Philadelphia; Donovan McNabb non ha certo disputato una grande gara, ma ha dato il suo contributo nel momento decisivo. Quello che è più importante per gli Eagles è finalmente essere riusciti a superare il fantasma Giants, che li aveva battuti nelle ultime 9 occasioni, compresa la gara di playoffs dello scorso anno; ora nella debolina NFC East il primato, anche psicologico, è tutto di McNabb e compagni.
  • Come dicevamo all'inizio, i Rams, vincitori sui Jets 34-14, si sono confermati la squadra da battere; il coach Mike Martz ha voluto dare un'idea della superiorità della sua squadra quando, infrangendo la regola non scritta che suggerisce di non usare "trucchi" quando si è in netto vantaggio, ha chiamato un onside kick con St.Louis sopra 31-14. 
    La mossa ha fatto storcere il naso a molti, ma i Rams per tenere a mille il morale avevano bisogno di un netto successo, dopo la risicata vittoria contro i Giants di domenica scorsa; Trung Canidate ha fatto vedere tutto il suo talento, anche se la sua esplosione è stata favorita dal fatto che i Jets si aspettavano un attacco che facesse un uso più estensivo del solito dei ricevitori, vista l'assenza di Marshall Faulk.
  • Adesso non ci sono più dubbi sulla legittimità di Chicago come squadra da playoffs; il successo 24-0 in casa dei Bengals è il quarto della stagione per i Bears, che nella NFC Central guardano dall'alto tutti gli altri. La difesa, guidata da Brian Urlacher, è ottima; il grave infortunio che costringerà Marcus Robinson a saltare il resto della stagione potrebbe essere però una grossa tegola sulla stagione della squadra di Dick Jauron, visto che l'attacco rischia di diventare troppo uni-dimensionale, e nonostante l'ottima stagione fino a questo momento del rookie David Terrell, non è che ci sia così tanto talento fra gli altri ricevitori. 
    Per fortuna c'è Anthony Thomas, che con la sua esplosività può dare una marcia in più al gioco sulle corse.
  • Pessimo momento per i Broncos: la seconda sconfitta divisionale consecutiva, contro San Diego per 27-10, ha tirato fuori diversi problemi che ha inizio stagione la squadra allenata da Mike Shanahan non si aspettava certo di dover affrontare. 
    Brian Griese non è chiaramente al 100%, e l'assenza di Ed McCaffrey si fa sentire sempre di più; inoltre la difesa, che aveva iniziato la stagione giocando in modo superlativo, continua a concedere troppe grosse giocate. Dulcis in fundo, anche quella che sembrava essere la grande forza di Denver, il gioco sulle corse, comincia a mancare; Mike Anderson ha guadagnato solo 50 yards domenica, e con la cima della division che comincia ad essere un po' lontana, è probabile che i Broncos facciano di tutto per accelerare il più possibile il ritorno di Terrell Davis. 
    San Diego continua a trarre beneficio dal lavoro di una delle menti offensive migliori della lega, Norv Turner, e si trova dopo 6 settimane vicina alla testa della division più dura di tutta l'NFL.
  • La macchina del tempo sembra funzionare perfettamente a Pittsburgh, dove gli Steelers sono tornati a giocare lo stile di football che li aveva portati al vertice della AFC alcune stagioni or sono: difesa e potenza sulle corse. 
    Il 17-10 con cui la squadra allenata da Bill Cowher ha battuto Tampa Bay non rispecchia il vero andamento della gara, praticamente dominata dagli uomini in giallo-nero; la difesa di Pittsburgh ha prima pensato a chiudere completamente ogni corsia ai RB dei Buccaneers, poi, quando Brad Johnson è stato costretto a lanciare con la sua squadra in svantaggio, la pass-rush degli Steelers ha fatto la differenza. Tony Dungy ha portato in Florida Johnson quest'estate sperando che il veterano risolvesse i cronici problemi della franchigia nel ruolo di QB, ma l'ex Florida State per ora non è riuscito a fare la differenza e a dare un po' di vita all'attacco; inoltre la difesa di Pittsburgh ha messo a fuoco il suo principale problema, la poca mobilità.
  • I Patriots si sono confermati "bestia nera" dei Colts con il loro successo 38-17 su Indianapolis, il secondo per New England in due gare stagionali contro Peyton Manning e compagni.
    La vittoria di domenica è ancora più significativa di quella ottenuta il 30 settembre, prima di tutto perché stavolta si giocava all'RCA Dome, e poi perché visto l'ultimo risultato, in questa occasione i Colts non possono certo dire di aver preso l'avversario sotto gamba. Manning e Edgerrin James hanno giocato una buona gara a livello statistico, ma ancora una volta Indianapolis è stata battuta al suo stesso gioco, cioè sui big plays e sui lanci lunghi. 
    Visto che ad inizio stagione il padrone dei Colts, aveva fatto capire che la sua pazienza nei confronti dello staff di allenatori stava finendo, c'è da pensare che la panchina di Jim Mora sia effettivamente un po' in pericolo. In fondo, una nota positiva per Indianapolis c'è: dall'anno prossimo i Colts smetteranno di affrontare i Patriots due volte all'anno, visto che entreranno a far parte della nuova AFC South.

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