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NATIONAL FOOTBALL CONFERENCE
CENTRAL DIVISION
by Alessandro Taraschi

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  Green Bay Packers 26 - Indianapolis Colts 24

Ci vuole ben più di una distorsione ad una caviglia per fermare Brett Favre. Nonostante l'infortunio subito nell'undicesima giornata contro Tampa il QB dei Packers è sceso in campo da titolare per la 136^ volta consecutiva. Galvanizzati dalla presenza del loro leader tutti i Packs hanno contribuito ad allungare un'altra striscia prestigiosa, quella che vede ora Green Bay 25-0 in casa quando la temperatura scende sotto i 34° F. E proprio il freddo è stato il primo problema che si sono trovati ad affrontare i Colts, abituati al calduccio del loro Dome. Non bastasse il freddo a tormentare il pomeriggio di Peyton Manning ci si è messa anche la neve, che, in una tipica giornata da Lambeau Field, ha consentito ai Packers di portarsi repentinamente in vantaggio grazie ad una safety. Manning indietreggiato nella sua end zone per lanciare vedeva la palla, umida e fredda, sfuggirgli dalle dita e ricoperta da John Thierry. Decisamente più abituati al clima i Packers incrementavano considerevolmente il vantaggio prima dell'intervallo. Ryan Longwell con tre punti chiudeva la prima frazione. Quindi Tyrone Davis e Antonio Freeman raccoglievano due lanci di Favre per trasformarli in TD prima del riposo. Alla ripresa delle ostilità Indianapolis, mai più vicina delle 44y favorevoli nel primo tempo, dimostra agli spettatori che le lucette del segnapunti digitale funzionano anche sotto la scritta Guests. il merito è da ascrivere ad un calcio di Mike Vanderjagt dalle 43.  Le mani di Manning però si scaldano solo nel quarto finale. E con le mani calde è un'altra musica. Fa segnare E.G. Green, mangiandosi 69 yards in 9 giochi, successivamente opta per Jim Finn, dopo 83y diluite in 12 giochi e tre minuti e ventitré. In entrambi i casi Indy decide di trasformare da un punto e resta sotto di due. La partita sembra riaperta definitivamente, mancano ancora quattro minuti e mezzo. Troppi. Deve aver pensato Allen Rossum. Meglio chiudere in fretta il discorso. Il kick off di Vanderjagt post segnatura di Finn è raccolto e riportato in end zone con una volata di 92y. Manning ora è caldo e riesce ad imbastire un'altra segnatura (Jerome Pathon dall'altra parte del filo), peccato che quelle due trasformazioni poco coraggiose iscrivano ufficialmente la W sotto la casellina dei Packers. Le speranze di post season per i Packers sono appese ad un fiocco di neve, ma con un Green (153y corse) ed uno Schroeder (157y con otto ricezioni) in queste strepitose condizioni Brett Favre potrebbe anche dar vita all'ennesimo miracolo.
Tampa Bay Buccaneers 10 - Chicago Bears 13
Ci sono baie e baie. Passando da una baia della NFC Central all'altra si sa il clima non è proprio lo stesso. Sicché mentre la squadra della Baia Verde, come abbiamo visto sopra, inanella successi quando la temperatura si avvicina allo zero (Celsius stavolta) i Bucanieri, non proprio noti per navigare su delle spaccaghiaccio, collezionano sconfitte da ormai 18 partite quando il mercurio del termometro scende sotto i 40° F. Chicago in novembre non è i Caraibi, altro fatto noto. All'inizio di Tampa-Chicago la colonnina incriminata segnava 37 e per i tifosi dei Bucs non c'era molto per cui sorridere. E' vero, Tony Dungy è uno che ha allenato e vissuto nel Minnesota (dove giocavano fino ad un anno fa anche Christy e McDaniel), alla corte di Dennis Green, ma laggiù, dove il freddo è cosa seria, hanno ben pensato di costruire un tetto sullo stadio per stare al caldo anche a gennaio. Brian Urlacher invece non sente nulla quando indossa casco e imbottiture. Macché vento, freddo, ghiaccio, se si gioca si gioca, e basta. Ed è finita proprio nelle mani del sensazionale rookie dei Bears la palla che Shaun King stava cercando di far viaggiare più rapidamente che poteva per recuperare lo svantaggio di tre punti rimediato dai suoi dopo il FG di un altro rookie positivissimo, Paul Edinger, il secondo della serata (il primo aveva aperto le marcature).  Con l'intercetto del LB numero 54 oltre alla partita in questione si è conclusa anche la serie di sei sconfitte consecutive di Chicago ed ha ripreso vigore un Soldier Field frastornato dalle ultime vicissitudini (leggasi record negativissimo e infortunio al presunto salvatore della patria Jim Miller). La firma di Urlacher è ben leggibile anche nell'unico TD di Chicago dell'incontro. A 40 secondi dalla fine del primo tempo King forza un passaggio. Intercetto. Primo, ma deleterio come, se non più, del secondo. Tony Parrish fugge verso la end zone distante 38y, ma senza un devastante blocco di Urlacher non vi sarebbe mai arrivato. Una partita dominata dalle difese in cui i due QB non sono riusciti a lanciare nemmeno un TD pass ed hanno accumulato appena 260y in due (152 per Matthews e 88 per King). Pochezza degli attacchi che ha coinvolto anche Keyshawn Johnson, solo due ricezioni per 13 misere yards in una domenica da cancellare rapidamente. Tampa ha perso per infortunio Alstott ed il gioco ne è risultato pesantemente condizionato. Alla fine Dungy è stato costretto ad affidarsi alle sole corse di King (l'unico modo per muovere l'ovale), utili per assicurarsi il TD del pareggio quando si era da poco entrati nel terzo quarto. Una bella soddisfazione per i Bears, che non avevano dimenticato il 41-0 di inizio stagione. La vendetta è un piatto che va servito freddo… specialmente se a cena è invitata Tampa Bay. Temperatura consigliata? Sotto i 40°F…

Minnesota Vikings 31 - Carolina Panthers 17

Con i Vikings ci si può sbizzarrire. Shaun King ha lanciato 4 TD pass per la prima volta in carriera (quattro settimane fa), Arizona ha ritornato in end zone un kick off dopo millenni che non vi riusciva (la settimana scorsa), Carolina ha segnato due TD su corsa quando nelle prime undici uscite era riuscita a metterne a segno tre appena (giusto domenica). Alla fine però bisogna fare i conti con l'oste, o meglio, gli osti: Cris Carter, Robert Smith, Randy Moss e Daunte Culpepper (in mero ordine d'esperienza NFL). Se per giunta John Randle riesce a indirizzare la difesa verso una prestazione sufficiente, bé, allora la trippa per i gatti (o le pantere) rimane davvero pochina. Steve Beuerlein apre le danze segnando con una corsettina da una yarda. non sarà l'ultima corsa della giornata, dato che la decimata linea d'attacco dei Panthers lo costringerà a fuggire dai numerosi agguati dei Vikings, a segno con cinque sack (due a testa per Sawyer e Randle). Daunte Culpepper è in serata di grazia (22/29 per 357y, 3 TD e nessun intercetto per lui all'uscita), Randy Moss (106y, 5 ricezioni e un TD e secondo ricevitore della storia a superare le 1000 nelle prime tre stagioni da pro) su un campo da football lo è quasi sempre, in serata di grazia. Sette pari. Tocca a Robert Smith. Il RB in questa stagione ha dimostrato di avere ottime mani fuori dal backfield e lo dimostra subito segnando su uno screen pass un TD da 53y.  Di certo imparando a ricevere non si è dimenticato come si corre. Una corsa da tre yard a metà del secondo periodo lo porta in end zone per la seconda volta. Sembra di intuire come andrà a finire. Cerca di opporsi in tutti i modi Carolina che spinge in EZ Chris Hetherington. Ma undici secondi prima della pausa Gary Anderson rimanda i Panthers a distanza di sicurezza. Minnesota ha già dimostrato di poter dominare le partite nella prima metà e poi rischiare comunque nella ripresa, così come è abile nel contrario, subire all'inizio e finire alla grande. Ma stavolta il copione è diverso. La difesa non si addormenta (oltre ai due sack di cui sopra anche due intercetti griffati Tate e Wong, una rarità per i Vikes) e l'attacco può controllare l'ovale amministrando il cronometro. C'è tempo anche per un TD di Cris Carter (monumentale come al solito: 138y con 8 ricezioni ed un TD) nel terzo periodo. Il FG di Joe Nedney serve solo a migliorare le sue statistiche. Poco tempo per le riflessioni in casa gialloviola, giovedì si gioca già. Il giorno del ringraziamento lo si festeggia sfidando i Cowboys, in una sfida non impossibile sulla carta ma sempre insidiosa per i ragazzi di Green negli ultimi anni. In caso di vittoria seria ipoteca sul titolo divisionale.
New York Giants 21 - Detroit Lions 31
I Lions sono come le donne. Valli a capire. Perdono per l'ennesima volta in casa contro Miami. Bobby Ross se ne va. Gary Moeller vince la sua prima partita da head coach giocando male, come accadeva ad inizio stagione. E poi… sfoderano una super prestazione in casa dei Giants. Charlie Batch non sembra neanche lontano parente di quello visto una settimana prima e centra tre ricevitori diversi per tre TD. Un solo faticosissimo TD contro Atlanta. Tre mete in appena un quarto (il secondo) in faccia a New York. Walter Rasby e Herman Moore da cinque e sette yards di ricezione rispettivamente, inframmezzati dalla solita corsa di James Stewart (sì proprio lui, Stewart, James Stewart). 21-0 che rapidamente si trasforma in 28-0 dopo tre minuti e mezzo del terzo quarto. Tocca a Johnnie Morton beneficiare della vena di Batch, cui si è aggiunta la velocità del ricevitore grigioblu non estranea al big play da 32y con cui supera nientepopodimeno che Jason Sehorn.  Kerry Collins tenta di rimettere i suoi in carreggiata segnando una meta su corsa ed imbeccando Dan Campbell, ma è tardi e la difesa dei Lions (fondamentale nei TD di Rasby e Moore, nati da un intercetto, il settimo stagionale, di Schulz e da un punt bloccato) è più costante di quanto non sia l'attacco. Jason Hanson non sbaglia dalle 19 ed il volenteroso Collins, fischiato dai suoi sin dal secondo periodo, non può nulla nonostante l'ultimo TD lanciato a Joe Jurevicius con lo stadio ormai desolatamente vuoto. Il pubblico di New York non si smentisce. Vittoria importantissima per i Lions che ora in caso di arrivo in parità con i Giants avranno il vantaggio della vittoria nello scontro diretto. Contro i Patriots nel giorno del Ringraziamento l'opportunità di dare un po' di continuità ad una stagione altalenante. E chi li capisce è bravo…

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