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AMERICAN FOOTBALL CONFERENCE
EASTERN DIVISION
by Mauro Rizzotto

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  Miami Dolphins 13 - Tampa Bay Buccaneers 36

Mancano 14 secondi alla fine. Sei sotto di tre punti. Hai la palla in mano e sei alle porte della red zone avversaria. Ampiamente nel raggio del tuo kicker, che per inciso sono mesi che non sbaglia un calcio e che ti può tranquillamente portare ai supplementari. Piove che Dio la manda. Il pallone è bagnatissimo. Hai già perso un fumble in uno snap sotto il diluvio e tirato tre intercetti, dopo mesi che non ne lanciavi uno. Abbastanza per pensare che forse non è la giornata adatta. E allora, perché lanciare un passaggio su un ricevitore con due cornerbacks incollati addosso? Magari non sarà stata la sua prima reazione, ma anche l'arrabbiatissimo e bagnatissimo Dave Wannstedt se lo sarà chiesto più volte. Perché? Sintetizzando al massimo Dolphins-Buccaneers è tutta qui. Nell'intercetto (quarto di giornata e record negativo in carriera) che Jay Fiedler ha lanciato nella manine di Damien Robinson, chiudendo la partita a favore dei Bucs. Ma siccome sarebbe riduttivo, allora si può parlare di una partita che è stata esattamente come era facile prevedere che sarebbe stata: una guerra di posizione. Due squadre che avevano gli stessi punti di forza e gli stessi punti di debolezza si sono affrontate sotto un diluvio a tratti anche violento, e ne è uscito un confronto a tratti affascinante, sempre tirato e deciso, com'era logico prevedere, dagli errori. Ovvero, ha vinto chi ne ha fatti meno, cioè i Bucs. Il povero Fiedler, invece, ha avuto una giornata da dimenticare. Colpito duro in un contrasto ha sofferto di un problema alla spalla sinistra che, pur non impedendogli di lanciare, gli ha provocato fastidi ad ogni snap. Questo può certo aver influito sulla sua prestazione (13-28 per 175 yds, 4 int e 1 fumble) ma è facile obiettare che Huard è stato mandato in campo solo per qualche snap mentre Fiedler veniva medicato.  Quindi i guai fisici c'entrano fin là. È stata una giornataccia, aggravata dalla pioggia e, ovviamente, anche, dal fatto di trovarsi davanti una difesa tra le più toste del campionato.
La prestazione della squadra non è stata comunque brutta: Smith ha macinato yard su yard, fino ad arrivare a 79, segnando anche l'unico TD di Miami; Tony Martin, rivisto a tratti di nuovo brillante, ha chiuso 5/67, il sempre più affidabile Oronzo Gadsden a 4/75. 
La difesa è stata all'altezza di quella dei Bucs, concedendo solo 254 yds a Tampa, nessun touchdown (l'unico è arrivato sul primo quasi comico intercetto di Fiedler), e facendo un po' di fatica solo con un incredibile Warrick Dunn (133 yds sono sue). Il vecchio babau dei tempi dei Jets Keyshawn Johnson è invece stato contenuto molto bene da Surtain, mentre Madison ha cancellato dal campo Jaquez Green, non concedendogli nemmeno una ricezione. Insomma, le parole di Wannstedt all'intervallo ("Le palle perse ci hanno ucciso") si sono alla fine rivelate (putroppo) profetiche e nel contempo la fotografia più fedele della sconfitta.
Bottom line: Il bello è che non è successo nulla di irreparabile. La sconfitta dei Jets ad Oakland consente a Miami di mantenere la testa della division. Semmai ci sarà da preoccuparsi un po' di più per la partita di domenica, visto che dopo la vittoria nel Monday Night i Colts sono ancora in pista e scenderanno a Miami con lo spirito del "vincere o morire". Il rimpianto per non aver chiuso il discorso oggi che ruolo giocherà?
New York Jets 7 - Oakland Raiders 31
A posteriori è facile dire che i Jets erano la "vittima sacrificale" sull'altare della festa dei Raiders, che dovevano festeggiare alla grande il ritorno nei playoffs dopo anni di buio. Ma il modo in cui la cosa si è concretizzata lascia l'amaro in bocca, perché si poteva perdere meglio. Non tanto per i Raiders, che restano una grossa squadra, forse la favorita n° 1 al posto AFC nel Superbowl, quanto perché le possibilità di questa squadra sono altre.
Ma, nel bene e nel male e con buona pace di Vinny Testaverde, l'ago della bilancia dei destini biancoverdi è sempre Curtis Martin. Quando lui va sopra le 100 yds, i Jets ono 13-4. Stavolta si è fermato a 11 (undici) miserissime yds, con la bellezza di 17 (diciassette) tentativi. Sconfortante, tanto più se si pensa che è stato il miglior runner della squadra: i Jets infatti, complici le -8 yds accreditate a Chrebet, hanno chiuso con lo stratosferico bottino di 10 yds corse in tutta la gara. Come sia possibile vincere in queste condizioni rimane un mistero.
Nel passing game, poi, l'unico ad aver messo insieme bei numeri è stato il fullback Richie Anderson, cha ha ricevuto 103 yds, mentre il miglior receiver (Chrebet) si è fermato a 44. Testaverde ha giocato solo la prima metà gara, per un infortunio.  In essa non è riuscito a venire a capo della difesa dei Raiders, che lo ha intercettato due volte ed ha chiuso a 14-25 per 149 yds. Ha passato la mano a Ray Lucas, che per non sfigurare ha tirato altri due intercetti, chiudendo 6-14 per 99 yds. Ed ha poi passato la mano al rookie Chad Pennington che (per non sfigurare?) ha lanciato a Chrebet il suo primo TD nella NFL e l'unico della giornata per i Jets. Insomma, almeno una nota lieta c'è stata... Bottom line: grazie a Tampa Bay nulla è perduto, e la partita probabilmente più difficile del duro trittico finale è alle spalle. Ora arrivano a Meadowlands i Lions quasi fuori dai giochi, ed in possesso di motivazioni altrettanto forti di quelle degli uomini di Al Groh. Il fattore campo avrà certo il suo peso, ma ai Jets serve soprattutto il fattore Martin.

New England Patriots 17 - Chicago Bears 24

Errori, errori, errori sopra errori. È stata la storia dell'annata dei Patriots ed è la storia anche di questa partita. Iniziando dagli ultimi: con i Patriots impegnati nell'ultimo drive che li poteva portare al pareggio Curtis Jackson non riesce ad uscire dal campo col pallone e a fermare il tempo; rientrando in campo non si allinea in tempo (o Bledsoe chiama lo snap troppo presto) ed arriva la penalità che vanifica l'ultimo gioco, sul quale peraltro anche Troy Brown non era riuscito a fermare il tempo. Insomma, un errore dopo l'altro. Belichick era furente: "Abbiamo fatto troppi errori. In attacco ci siamo suicidati nella prima metà gara con le penalità e troppi passaggi lasciati cadere. In difesa, in tutto il terzo quarto, non abbiamo assolutamente fatto nulla contro le corse. Abbiamo mancato contrasti. Non ci sono mai state l'aggressività e l'intensità che ci servivano, e penso che si sia visto." Parole pesanti, dirette a tutti. Anche Bledsoe, che pure non ha avuto una brutta gara (25-46 per 225 yds, 2 TD e nessun intercetto), si è chiamato colpevole, dicendo di aver mancato diversi ricevitori aperti e di non aver saputo guidare la squadra nei momenti decisivi. Ma in genere è proprio la mancanza di intensità evidenziata dal coach il problema peggiore dei Patriots. Proprio il difetto che sembrava essere stato eliminato nelle ultime uscite della squadra, e che invece è ritornato, ed in grande stile. 
Bottom line: domenica si va a Buffalo, per lo scontro delle due deluse della division. Ambedue sono già destinate alle vacanze, ed in ballo, in una rivalità sempre molto sentita c'è solo l'onore. Basterà come motivazione?
Buffalo Bills 20 - Indianapolis Colts 44
Iniziamo dalla fine: i Bills sono fuori, e i Colts possono ancora sperare. E questa era la cosa più importante che si attendeva dal 15° Monday Night della stagione: il verdetto che la corsa per una wild card perdeva una candidata.
È toccato ai Bills, e guardando i valori potenziali delle squadre si potrebbe dire che è giusto così. Guardando però quello che Colts e Bills hanno messo in campo nelle scorse 15 giornate allora affiorano i dubbi, perché Buffalo si è espressa quasi sempre al massimo, raggiungendo un punto onestamente non pronosticato in estate, mentre i Colts hanno spesso dato l'impressione di non giocare all'altezza del loro potenziale, e questo molte volte è motivo sufficiente per perdere le partite. In ogni caso, è andata così.
Parlando della partita, per questa volta sotto le luci dei riflettori sono stati difesa e special team dei Colts. E facciamo nomi e cognomi: Paul Shields ha bloccato un punt, Jeff Burris ha sackato Johnson e causato il fumble che Bernard Holsey ha ritornato in TD, Mustafah Muhammad ha intercettato e riportato in TD un altro pallone. I Bills sono stati tenuti sotto le 300 yds totali e, oltre a 2 intercetti, sono arrivati anche 9 sacks. Insomma, una bella giornata di gloria per il reparto dei Colts che è sempre stato indicato da tutti (compreso il sottoscritto... ehm...) come il punto debole della squadra, specie se contrapposto all'attacco atomico.
Attacco atomico che la difesa dei Bills ha completamente disinnescato: i Colts hanno guadagnato solo 237 yds. Peyton Manning ha chiuso con 13-24 per 132 yds, suo minimo in carriera. Il "pericolo pubblico" Marvin Harrison ha ricevuto la bellezza di 2 palloni per 27 yds, ma il miglior ricevitore di giornata (Pathon) ne ha collezionate solo 4 di più. 
Alla fine, quindi, è stato solo Edgerrin James a tenere in piedi la baracca: 111 yds e 3 TD (con questi fanno 34 nei suoi primi due anni, alla pari con due giocatorini del calibro di Eric Dickerson e Gale Sayers). Ed è quindi stata una fortuna che la difesa abbia scelto proprio la partita di ieri per "esibirsi".
E i Bills? Ci hanno provato, alla fine del primo tempo erano sotto solo di tre punti, ma poi, prima della fine del terzo quarto si sono trovati sotto di 17 punti, condannati dai loro stessi errori. E il TD di Sammy Morris non è servito a molto, visto che nell'ultimo quarto i Colts sono dilagati con un parziale di 21-8. Nè Rob Johnson (12-22 per 188 yds, 2 int e nessun TD) né Doug Flutie (6-12 per 82 yds, nessun int e 1 TD) sono riusciti ad accendere la luce. Buffalo ha avuto un buona partita da parte di Shawn Bryson (45 yds corse e 75 ricevute) e Peerless Price (93 yds per lui), ma a parte questo non c'è stato molto altro,e lo stesso Moulds, che guida la AFC per ricezioni, ha catturato solo 2 passaggi. La difesa, martoriata dai noti infortuni, ha fatto quello che ha potuto (come detto i Colts hanno guadagnato solo 237 yds totali), ma non è stato sufficiente. I Bills sono 7-7, e tra due domeniche saranno in vacanza.
Bottom line: tutto sommato per Buffalo l'anno non può essere considerato negativo. La stagione era quella della ricostruzione, dopo l'addio a tutti i grandi nomi che avevano fatto grande la franchigia. Certo, visto come stava andando, qualcuno un po' si era abituato all'idea...
La rincorsa di Indianapolis, invece continua. Domenica c'è un'altra partita da coltello tra i denti. Stavolta, però, al Pro Pleyer Stadium, a trovare i Dolphins che vorranno certamente chiudere la questione in casa loro. Nessuna delle due può perdere, ma per i Colts è come una finale.

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