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AMERICAN FOOTBALL CONFERENCE
EASTERN DIVISION
by Mauro Rizzotto

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  Buffalo Bills 20 - Chicago Bears 3

Bene, I Bills hanno vinto. E allora? E hanno anche convinto, battendo la squadra che sette giorni prima aveva sconfitto nientemeno che i Colts. E allora? E sono anche rientrati in classifica, appaiando i Jets a una partita di distanza da Indy e a due dai Dolphins. Embè, e allora? In effetti l'argomento di discussione è solo uno: ma davvero Wade Phillips vuole panchinare Doug Flutie per rimettere in campo Rob Johnson?
Pare proprio di sì. Phillips ha spedito in campo Johnson per Flutie verso la fine del secondo quarto, ed il suo pupillo ha condotto un drive da 45 yds chiuso da un fg di Christie. Poi lal'inizio del terzo quarto Flutie è rientrato, ed ha completato il lavoro con una corsa in td. L'ultimo, segnato dalla difesa, è stato solo la ciliegina sulla torta, vistoc hela gara era comunque praticamente finita quando Jim Miller si era infortunato ed aveva dovuto lasciare i bears nelle mani di Shane Matthews. Ma, come detto, la partita conta fin là.
Con Johnson, che comunque aveva collezionato buone performances individuali, i Bills avevano iniziato 3-4. Poi l'infortunio alla spalla e l'ingresso di Flutie. Che è 3-1, ha conquistato tutti gli analisti ("He make things happen" è uno dei commenti ricorrenti su di lui) ed ha riportato i Bills in piena corsa per i playoffs. Ha vinto le partite, e sta perdendo il posto da titolare.
Bottom line: dire dove possano arrivare i Bills, a questo punto, diventa un vero azzardo. Nonostante tutte le dichiarazioni delle parti coinvolte, molta gente è pronta ad impallinare Rob Johnson al primo errore, e questo promette di essere un ostacolo ancora più grande degli avversari che attendono i Bills da qui alla (forse) postseason. A partire dalla tutt'altro che facile trasferta di domenica prossima all'Arrowhead Stadium.
Miami Dolphins 17 - San Diego Chargers 7
Che stia diventando una tattica? Avvio sparato, due touchdown di Smith, 14-0 di vantaggio e poi lasciamo fare alla difesa? Beh, se è così, sta funzionando alla grande.
Come già la scorsa settimana a Detroit anche contro gli ultimissimi Chargers una partenza a razzo ha dato il tono ad un'altra vittoria dei sempre più sorprendenti (e sempre poco considerati) Dolphins. Dopo che, all'inizio del secondo quarto, Smith ha corso il suo secondo TD, è stata ordinaria amministrazione. La difesa dei Chargers, comunque la parte migliore della squadra, ha contenuto l'attacco di Miami a sole 84 yards di corsa, come non accadeva ai delfini da un po'. E la difesa di Miami ha aiutato l'attacco dei Chargers ad autodistruggersi. Alla fine 4 intercetti, equamente distribuiti tra la secondaria Dolphins (e anche tra i tre qb di San Diego), ritornati per un totale di 60 yards. 
Tutto ciò, però, ha portato solo al fg di Mare al metà del terzo quarto. Fiedler ha svolto il solito onesto compitino: 13/20 per 160 yds, ma 61 di queste su un unico passaggio a Gadsden (che ha aperto la strada per il primo TD di Smith). Non ha tirato intercetti, ma nella seconda metà gara l'attacco ha avuto solo 34 yds, ed il gioco aereo non ha inciso (McDuffie 3 pass per 36 yds, Sheperd 2/19, Martin 2/15, Smith 3/12 e Oronzo oltre al passaggio da 61 yds, non ha visto altri palloni). Insomma, una partita onesta. Punto.
Bottom line: e da domenica si fa sul serio. Arrivano i Jets, e c'è da vendicare una sconfitta/suicidio senza la quale Miami sarebbe 9-1. In casa Miami si è sempre ben comportata, ma sarà una partita tutta da giocare. E il tifoso che c'è in me aggiunge: e speriamo bene.

New England Patriots 11 - Cleveland Brownd 19

Sembra un classica gara di fine stagione. Una squadra, New England, che non ha nulla da guadagnare, tagliata fuori dalla lotta per gli obiettivi che contano, ed una, Cleveland, che invece qualcosa da guadagnare ce l'ha ancora, anche se si tratta di obiettivi non certo alti come quelli che i Patriots avevano fino a qualche settimana fa, come un posto nei playoffs, ma più modestamente, guadagnarsi il rispetto del pubblico di casa, che finora in due anni li aveva visti vincere solo una volta. Ed infatti hanno vinto.
New England ha avuto alcune conferme da questa gara. Intanto che l'anno è decisamente andato, ma questo si sapeva anche prima di questa quarta sconfitta di fila. Poi che Bledsoe è un guerriero. Non è stato certo l'infortunio al pollice di domenica scorsa a tenerlo fuori dalla partita.
 E non sono solo sue le colpe della sconfitta: tanto per fare un esempio, ha dovuto subire 4 sacks. Un'altra conferma è stata che i Patriots non sono capaci di vincere le gare tirate: sette delle loro otto sconfitte sono state per otto punti o meno, il che vuol dire un TD trasformato da due o meno ancora. E inoltre che Redmond è forse più affidabile di Faulk come runner (ieri ha avuto il doppio delle portate) ma che quest'ultimo non è male come ricevitore (ha chiuso con 8 ricezioni per 96 yds). Insomma, qualche insegnamento è comunque arrivato.
Bottom line: e adesso si vive alla giornata. Del resto, con un record di 2-8 non si può fare molto altro. E domenica ci sono concrete speranze di tornare a vincere, visto che arrivano i Bengals.
Indianapolis Colts 23 - New York Jets  15
"Sapevamo che sarebbe stata una gara dura, punto a punto, combattuta. E in effetti è stata così. Fino alla fine." Ha detto Jim Mora. E non ci si poteva aspettate nulla di diverso: alle spalle della sorpresa Miami i Colts e i Jets hanno iniziato il tour de force degli scontri diretti, giocandosi il diritto a stare in scia ai Dolphins, attesi probabili vincitori a San Diego.
E come ormai molte volte i Jets si sono trovati nella condizione di tentare una delle loro famose rimonte. Che però non riescono più. Dopo la vittoria nel Monday Night i Jets hanno perso tre partite di fila, e tutte e tre con rimonte fallite. Forse sarebbe il caso, a questo punto, di provare a segnare prima...
Cioè quello che hanno fatto i Colts. 7-0 alla fine del 1° quarto (TD pass per Harrison, che chiuderà con un semplice 4-34), 17-0 all'intervallo (con corsa di James, che con le 131 yds su 31 portate è diventato il giocatore dei Colts ad aver raggiunto le 1000 yards con meno portate), 20-0 a metà del terzo quarto con i fg di Vanderjagt. Una onesta prestazione offensiva (manning 21/35 per 210 yds e 0 int) lontana da quelle stellari che sono nelle possibilità di Indy, ma sufficiente a lasciare NY in una buca troppo profonda per uscirne.
Curtis Martin (93 yds alla fine, su 23 portate) ha commentato: "Siamo andati avanti a dirci che non ci dovevano sfuggire, non ci dovevano sfuggire. E invece, prima di rendercene conto, ci erano sfuggiti".  E la rimonta, ancora una volta, non è riuscita. Testaverde (20/38 per 271 yds e 2 int) ha guidato la squadra a 2 td nell'ultimo quarto e spiccioli, convertendo il secondo da 2 punti. Ma nel gioco cruciale, l'ultimo, dopo aver ricevuto la palla dai Colts con 2'23" rimasti, ha lanciato quattro incompleti di fila. Ed è finita lì.
Bottom line: Indianapolis incamera una vittoria preziosa, ed ora se ne andrà a giocare a Lambeau Field con un occhio alla partita di Miami. Se vince NY i Colts potrebbero tornare in vetta alla classifica, se vince Miami le distanze dai Jets potrebbero allungarsi. Sempre che si vinca contro Green Bay.
I Jets, a Miami, non possono sbagliare. Vincere vuol dire accorciare la classifica, perdere vuol dire avere la vetta a tre partite, e con la competizione che si prospetta per le wild card AFC, questo potrebbe complicare le cose.

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