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AMERICAN FOOTBALL CONFERENCE
EASTERN DIVISION
by Mauro Rizzotto

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  Buffalo Bills 16 - New England Patriots 13

"Era bagnato, e il pallone stava diventando pesante. Ho cercato di colpire forte la palla e, semplicemente, chiuso fuori tutto quello che poteva disturbarmi". Così un kicker mette i field goal decisivi. E quanto il piede di Steve Christie sia importante per i Bills è evidente. Ormai è un classico: il cronometro con pochi secondi, il punteggio in bilico e la palla che attende l'impatto col suo piede. Quest'anno è già la quarta partita vinta o negli ultimi secondi o nel supplementare, come ieri (e ieri l'ha anche pareggiata allo scadere del 4° quarto).
Dall'altro lato la situazione è opposta: è la sesta partita che i Patriots perdono allo scadere, dopo aver avuto la possibilità di vincere o pareggiare. Dà un po' l'idea di una stagione nata storta, vero?
Il resto, in una partita tirata e combattuta come solo le sfide nella AFC East sanno essere, è storia di quarterback. Di Drew Bledsoe, che si infortuna al pollice destro contro il casco di Sam Rogers e deve lasciare la gara e, sapendo che combattente sia, deve essergli costato parecchio. 
Di John Friesz che è chiamato a sostituirlo e che chiude 11/21 per 66 yds e 1 int, ma guidando i Pats nel drive che porta al TD del rookie Redmond, che avrebbe potuto farli vincere. E, certo, anche di Doug Flutie (18/37, 179 yds). Ho sentito commentatori USA implorare coach Phillips di non ridare il posto a Rob Johnson; certo, nemmeno lui ha giocato male ad inizio stagione, ma Flutie è un qb che "fa succedere le cose". E ti pare poco.
Bottom line: ormai la stagione dei Patriots è andata. Le uniche opportunità di soddisfazione possono venire dal vincere le sfide classiche, ed è per questo che perderle in questo modo brucia ancora di più.
Buffalo ha ottenuto una vittoria preziosa. La speranza non è ancora morta, visto che in fondo sono a sole due partite dalla vetta. Ma è durissima, visto che, oltre a non poter più sbagliare dovranno anche essere aiutati dagli errori altrui.
Indianapolis Colts 24 - Chicago Bears 27
Sicuramente una delle sorprese più grosse della decima giornata. E in una partita del genere diventa difficile stabilire dove arrivino i meriti degli sfavoriti vincenti Bears e dove i demeriti dei favoritissimi battuti Colts. Parlando dei Colts un fatto è certo: non appena hanno trovato il modo di superare la difesa di Chicago, e cioè dopo due quarti e mezzo abbondanti di gara, hanno giocato 20 minuti alla loro maniera. Manning ha iniziato a colpire i ricevitori con la precisione di cui è capace (ha chiuso con 26/39 per 302 yds e 1 int). James ha messo a segno 2 TD (ed ha raggiunto le 2.500 yards in carriera, dopo solo 25 partite; le stesse che erano servite a Jim Brown, mentre Eric Dickerson era stato il più veloce, con 23 gare).  La difesa non ha concesso più nulla ad un attacco che fino ad allora Jim Miller aveva guidato estremamente bene. E quando a 90 secondi dalla fine i Colts hanno recuperato anche l'onside kick seguito al TD di Pathon che li aveva portati a 3 punti di distanza, tutti pensavano che, per come stava andando, almeno i supplementari erano sicuri. Ma un gran gioco della difesa Bears, piombata addosso a Manning, ha chiuso i giochi.
Bottom line: i giochi nella AFC East si decideranno con gli scontri diretti, e questo si sapeva. Ma questa gara non si doveva perdere. Ora, soprattutto in ottica postseason, i dubbi sulla consistenza della squadra riaffiorano, e per fugarli bisognerà che i Colts imparino giocare per più di 20 minuti.

Miami Dolphins 23 - Detroit Lions 8

Il mio primo commento è da tifoso: non ci posso credere! Il secondo cerca di essere più misurato, ed è: ma è possibile che un attacco cambi così faccia da un anno all'altro? Sì, perché quest'anno l'attacco ha due cose fondamentali che da molto tempo non aveva più: un running back vero ed una linea offensiva come si deve. Punto. E non tiriamo in ballo Dan Marino...
Domenica i Lions si sono trovati sotto 14-0 ancora prima di aver avuto il tempo di fare entrare in campo l'attacco. Autry Denson ha ritornato il calcio d'inizio fino alle 46 yards; da lì, sul primo gioco offensivo, Lamar Smith se le è fatte tutte d'un fiato fino al TD. Poi, tra lo stupore generale, dopo soli 41 secondi di gara, Miami ha calciato un onside kick che ha recuperato, e due giochi più tardi Smith (alla fine 125 yds su 24 portate) è di nuovo entrato in end zone. Dopo 6 minuti e mezzo i Dolphins erano sopra di due TD: un margine sufficiente da dare in pasto alla loro difesa, e lasciarli fare il resto. "Gli ha tolto l'aria" ha commentato Brock Marion, safety di Miami "Hanno combattuto, ma vedevi che a quel punto erano scossi". 
Da lì in poi Miami ha continuato a giocare bene in tutti i settori: attacco (Fiedler 13/18 per 112 yds e nessuna palla persa), difesa (1 int e 4 sacks, di cui uno di Taylor su Batch che ha costretto il qb di Detroit a lasciare il posto a Stoney Case) e special team (3 fg di Mare, 1 fumble ricoperto). Solo nel 4° quarto Detroit è riuscita a segnare un TD. Sarà perché, come ha detto Jason Taylor, "abbiamo imparato la lezione di New York. Abbiamo giocato come se loro avessero ancora una possibilità di vincere".
Bottom line: e adesso? Adesso che i Dolphins sono in testa da soli, e continuano ad essere ancora sottovalutati da tutti, nonostante abbiano lo stesso record dei Rams (e senza il suicidio contro i Jets potevano essere anche 8-1)? E adesso che hanno dimostrato di avere anche un attacco oltre alla difesa e che il prossimo turno riserva una gita semplice (apparentemente?) a San Diego? Semplice: adesso stiamo a vedere...
New York Jets 23 - Denver Broncos 30
Tenendo fede alla loro fama di "rimontatori" domenica i Jets si erano esibiti nel loro pezzo forte: avevano recuperato uno svantaggio di 17 punti, arrivando a pareggiare sul 20:20. Ma non è stato sufficiente: stavolta dall'altra parte c'era un certo Terrell Davis e, soprattutto, un qb dal cognome celebre (e forse a volte scomodo) che ieri ha fatto ricordare il suo vecchio padre.
È stato Brian Griese che ha ammazzato le speranze dei Jets di conservare il primo posto in classifica e di guadagnare un vantaggio sui Colts in vista del primo scontro diretto nel prossimo Sunday Night. La difesa biancoverde non è riuscita a fermare l'attacco Broncos nei momenti decisivi, e d'altro canto l'attacco non è riuscito a convertire un'opportunità di TD dalle 2 yds nell'ultimo minuto, touchdown che avrebbe portato al supplementare: 
Vinny Testaverde (21-42, 293 yds ma 2 int) ha lanciato tutte e quattro le volte, ma non c'è stato nulla da fare contro la fortissima pressione portata dalla difesa avversaria. "Avevamo già fatto gli stessi schemi, ed erano riusciti" ha detto il qb dei Jets "Erano dei buoni giochi, ma semplicemente non li abbiamo fatti bene". Pazienza, e comunque, a posteriori, la vittoria di Denver è stata probabilmente meritata.
Bottom line: come per i Colts, una sconfitta che non muta di molto la sostanza, fatta eccezione per la leadership persa. I giochi si faranno negli scontri diretti, e domenica si comincia. I Jets vanno a Indy convinti di potercela fare, e i tentennamenti dei Colts consentono di sperarci.

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