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BOZZARINI PROJECT

MASSIMO FOGLIO

Non e' facile organizzare una replica all'interessante lavoro di Valerio, tanti sono gli argomenti che meriterebbero un'approfondimento maggiore. 
Nonostante alcuni punti siano stati sviluppati in base a convinzioni ed elucubrazioni personali non supportate da fatti oggettivi bensi' da "si dice" o da vere e proprie leggende metropolitane sulla gestione federale attuale e su quelle passate, il documento di Valerio centra il problema fondamentale della FIAF oggi: l'organizzazione.
La situazione attuale del football italiano e' strettamente legata alle scelte operate (in larga parte per necessita' contingenti) dall'ultima gestione federale. Questa non vuole essere un'accusa all'attuale gestione federale, e non voglio nemmeno entrare nel merito di tali scelte (d'altronde chi rischia e si espone in prima persona ha tutto il diritto di seguire una sua propria filosofia), ma e' chiaro ed evidente che esse non potevano portare ad altro che al punto in cui siamo, ed e' altrettanto chiaro ed evidente che chi si era illuso che tagliando i costi ed il personale saremmo di colpo diventati l'NFL si sbagliava di grosso gia' in partenza.
Per questo motivo reputo il progetto di Valerio assolutamente inattuabile, allo stato attuale, per due motivi fondamentali: mancanza di denaro e mancanza di personale qualificato, che peraltro senza denaro e' comunque di difficile reperibilita'.
Se al primo punto si puo' ovviare con il reperimento di uno sponsor per il campionato maggiore o per la Federazione nel suo complesso, molto piu' arduo e' risolvere il secondo punto.
Il football italiano non ha mai pensato di formare una classe di dirigenti di societa' che potessero poi, in un secondo tempo, formare la classe dirigenziale federale, e questo e' il maggiore limite attuale del movimento.
E' indubbio che l'organizzazione federale allo stato attuale faccia acqua da tutte le parti, soprattutto perche' basata sul volontariato di pochi e non sempre qualificati per i compiti che gli vengono assegnati ma, come recita un vecchio adagio, "La Federazione non e' altro che lo specchio delle societa' che la compongono", ed a guardare la dirigenza della maggior parte delle societa' di football italiane c'e' da mettersi le mani nei capelli.
Il dirigente medio della squadra media italiana non va al di la' del proprio orticello, spesso non partecipa nemmeno alle riunioni federali "perche' tanto non servono a nulla", non prende decisioni perche' e' piu' comodo che siano altri a prenderle, per poterle poi liberamente criticare.
C'e' la convinzione diffusa che "la Federazione", entita' astratta e mai ben definita, debba prendersi in carico tutte le problematiche delle singole societa' e che su di essa ricadano tutte le colpe di quanto non funziona, nella migliore tradizione italiana del "merito mio, colpa sua".
Faccio un esempio pratico: una squadra non si presenta all'ultima partita di campionato perche' non ha il numero minimo di giocatori per poter disputare la partita. Bene: ovviamente la colpa di cio' e' della Federazione perche' ha un sistema di sanzioni che rende piu' conveniente non fare la trasferta e pagare le multe piuttosto che fare ugualmente la trasferta pur sapendo di non poter giocare. Tutto vero, bene, bravo: peccato che la sanzione non avrebbe risolto il problema. La societa' avrebbe effettuato comunque la trasferta, la partita non si sarebbe giocata ugualmente e nessuno ne avrebbe tratto giovamento. Pero' e' piu' comodo dire che "e' colpa della federazione". 
Ed e' solamente un esempio dei mille che potrei citare.
In questo scenario, sinceramente, a chi viene voglia di prendersi delle responsabilita' in seno alla federazione? Perche' dovrebbe? Chi ha le competenze e le capacita' sta ben lontano dalla "gabbia di matti" che e' diventato il football italiano, tanto piu' che a fronte di un impegno personale piuttosto pesante (siamo uno sport amatoriale, ma per fare le cose bene l'impegno deve essere da professionisti) si ricevono in cambio solo critiche spesso fini a se' stesse e suggerimenti piu' o meno validi (a patto pero' che a fare le cose siano sempre altri rispetto a chi le suggerisce).
Decentrare e' la parola d'ordine che ricorre piu' di frequente. L'esperimento positivo della NWC ha dimostrato che il decentramento delle funzioni puo' far nascere qualcosa di positivo, ma non aspettiamoci che vada sempre tutto cosi' bene. Nella NWC abbiamo trovato delle persone serie, competenti il giusto, attive, ma purtroppo non e' detto che l'esperienza sia replicabile con lo stesso successo altrove. Teniamolo come linea guida, quindi, ma non ne facciamo la spina dorsale di un eventuale progetto di sviluppo. Piaccia o non piaccia un controllo centralizzato deve sempre e comunque esistere.
Teniamo sempre ben davanti ai nostri occhi gli esempi negativi di decentralizzazione che abbiamo avuto nell'ultimo periodo, il Fiveman su tutti, e gli effetti negativi che puo' generare il piazzare una persona assolutamente inadeguata ad un livello di organigramma a lui non consono.
In definitiva la mia convinzione personale e' che, per come siamo messi oggi, prima di preoccuparsi dello stato di salute della fiaf sia necessario curare le singole societa', prendendo ad esempio quelle realta' che, con una oculata politica di piccoli passi e cura del settore giovanile, hanno avuto la capacita' di consolidarsi in pochi anni e danno solide garanzie per il futuro.
Non parlo dei Lions, al momento inarrivabili ai piu' ma ovviamente modello per tutti, ma per risultati eguagliabili nel breve periodo mi viene da guardare a realta' come Kings, Titans, Ducks, venute fuori praticamente dal nulla e consolidatesi con ottimi programmi di crescita a step successivi.
In ultimo, e non me ne voglia il buon Basso, sentire parlare del football italiano come di un prodotto di marketing sinceramente mi fa accapponare la pelle tanto quanto il sentire parlare dell'Italia come di uno stato-azienda. Non pigliamoci in giro: il "prodotto-football" non e' che poi fosse cosi' vendibile nemmeno negli anni d'oro della tanto mitizzata AIFA di Johnny Colombo, ma questa e' tutta un'altra storia, di cui sono prontissimo a discutere con chiunque lo voglia direttamente in mail privata.

Massimo Foglio (massimo.foglio@tin.it)