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NATIONAL FOOTBALL CONFERENCE
CENTRAL DIVISION

by Alessandro Taraschi

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Dolcetto o scherzetto? Halloween non ha fatto bene ai Vikings. Si sono presentati a casa dei Bucs mascherati da arroganti ed evidentemente non hanno resistito alla fatidica domanda. Peccato per loro che Tampa di scherzetti simili gliene avesse già preparati in un passato non troppo remoto e si ricordava il da farsi. Per la seconda volta in tre anni, infatti, Minnesota è arrivata in Florida imbattuta con sette vittorie in carniere ed ha visto la sua striscia interrompersi al Raymond James Stadium. Quest'anno però sono state due le serie ad interrompersi. Oltre a quella positiva degli ospiti, è finita, finalmente, anche quella disastrosa dei padroni di casa che prima di domenica avevano inanellato quattro sconfitte consecutive. La partita non ha avuto storia, come testimonia il 41-13 finale. Una sola fiammata di Minnesota in tutto l'incontro. Ad inizio secondo quarto Randy Moss ha incredibilmente acchiappato con una mano un lancio in end zone fuori misura di Daunte Culpepper. Sempre Moss però, e sempre con una mano, a fine partita si è lasciato andare ed ha afferrato un arbitro per un braccio tentando di attirarne l'attenzione per protestare. Nulla di violento ma l'arbitro ha interpretato negativamente il gesto (la reputazione pesa) e per Moss la partita è finita lì. Espulsione immediata e multa più che probabile. Per il resto solo Bucs. Gli arancioni erano passati in vantaggio con Keyshawn Johnson (per la prima volta oltre le cento yards di ricezione da quando è a Tampa) nella prima frazione, grazie a un drive nato da un fumble di Culpepper. Aumentavano il divario con Warrick Dunn (anche lui imbeccato da Shaun King) prima della strepitosa giocata di Moss. Tutto troppo facile. Minnesota pressata dalla difesa di Tampa, trascinata da un super Sapp, in precedenza era riuscita a raccogliere solo un FG. Il team di Tony Dungy in giornata offensiva di grazia riusciva a non sprecare nemmeno un possesso, grazie anche alla terapeutica (per gli attacchi avversari) difesa vichinga. Ne hanno beneficiato in particolare modo Shaun King (record della carriera i quattro TD pass, finiti a quattro destinatari differenti, ottimo segno), Keyshawn Johnson e Warrick Dunn.  Proprio Johnson, la cui lingua lunga non è mai stata in discussione, in settimana aveva richiesto al QB maggior attenzione per sé e per Warrick. La difesa di Tampa poi, ci ha messo come al solito del suo. Fresca, per i molti minuti di riposo concessigli dall'attacco, ha reso improduttivi i pochi palloni giocabili dei Vikes. Ma per griffare una prestazione super non bastava ed oltre ad aver propiziato il primo TD con il sack di Sapp ne ha confezionato uno in prima persona nel funambolico secondo periodo. Derrick Brooks ha intercettato Culpepper sulle 34 riportando l'ovale in end zone.  Se si aggiunge la meta di Dave Moore, segnata in precedenza, si capisce come sul 28-10 le speranze vichinghe non fossero alle stelle. L'intervallo consegnava la partita alla storia sul 31-13. La ripresa, solitamente Vikings' Time, per usare un eufemismo non è stata delle migliori per i gialloviola ed il quarto periodo si è reso interessante solamente per il quarto TD pass di King (career high come abbiamo ricordato poco sopra). In definitiva un brutto stop per Minnesota che rispetto a due anni fa ha perso assai più nettamente. Il deja vu non ha spaventato più di tanto Green ("sono cose che possono capitare, anche se tutti vorremmo vincere sempre"), che un po' invece dovrebbe preoccuparsi. La difesa ha fatto molti passi indietro e perdere nel giro di due settimane sia Bryce Paup che Orlando Thomas rischia di diventare fatale. Bruciato anche l'esiguo vantaggio sui Rams. Tampa per parte sua torna in corsa per un posticino per i playoffs anche se d'ora in poi non sono più concessi passi falsi. L'attacco ha giocato come non mai, segnando e controllando palla. Se non sarà la norma si spera possa diventare una piacevole abitudine. Domenica e lunedì due impegni ben diversi: I Bucs se la vedranno con Atlanta in una sfida da dominare, i Vikes andranno a Green Bay per un Monday Night tutt'altro che scontato. Ah, dimenticavamo. Se fossimo in Red McCombs alla riunione dei proprietari di marzo, in cui si stabiliscono le regole per l'anno nuovo, cercheremmo di avvicinare Tagliabue per fare in modo di evitare in futuro trasferte nella baia calda della NFC Central all'ottava giornata. Non si sa mai… in fondo si dice che non c'è due senza tre, no? Meglio mettere le mani avanti!
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"We are the Dolphins. The mighty, mighty Dolphins!" Immaginarsi un delfino cattivo è davvero arduo. Se lo si chiede ai Green Bay Packers però magari un ritrattino con i pastelli ci scappa. Sfruttando il fattore shock-da-Monday-Night-buttato-alle-
ortiche la squadra della baia fredda aveva costruito un solido vantaggio. Diciassette punti. Miami appariva bloccata, e concedeva spazi importanti ai Packers (Dorsey Levens ne approfittava segnando due volte). Sommando l'ultimo quarto e l'over time contro i Jets ai primi due contro i Packs ne usciva un incasso di 50 punti tondi, tondi. A fronte di soli sette segnati (corsa da una yard di Jay Fiedler. 17-7). Ma dalle batoste s'impara. Se una partita dura 60 minuti il lunedì può durare lo stesso tempo anche la domenica. Al rientro dagli spogliatoi tutte le paure hanno abbandonato i Doplhins. Mr. Fiedler riscopre Oronde Gadsden e riporta i suoi a contatto. Una magata di Larry Izzo trasforma un punt fintato in un guadagno da 39 yard che pone le basi per la meta di Lamar Smith. E' vantaggio. Green Bay sembra non rendersi conto di ciò che sta accadendo e gli special team si lasciano sorprendere di nuovo. Jeff Ogden raccoglie il punt e non gli sembra vero di poter correre quasi indisturbato sino alla end zone lontana 81y. Le armi sono deposte. Il FG conclusivo di Ryan Longwell è l'inutilità fatta a trepunti. La strada per i playoffs ora sembra il Mortirolo da scalare con un triciclo. Adesso anche Green Bay sa che le partite durano 60 minuti. Cosa è successo ai Packers? Prima di tutto non hanno notato che la corsa in end zone di Fiedler non era il canto del cigno (o del delfino se preferite) di Miami ma l'inizio della riscossa. 
Secondo, gli special team ne hanno combinate due davvero grosse. Terzo, ma primo per importanza, hanno dovuto rinunciare a Dorsey Levens prima della fine del primo tempo (sostituito discretamente da Ahman Green, ma giocatore dal peso specifico differente). Levens era stato la spina nel fianco dei Dolphins vicino alla end zone ed il suo infortunio si è rivelato deleterio per Green Bay che senza il suo RB rende al 50%. A lui sono legate le speranze di post season dei Packs. Ma ci si può ancora fare affidamento?Il FG conclusivo di Ryan Longwell è l'inutilità fatta a trepunti. La strada per i playoffs ora sembra il Mortirolo da scalare con un triciclo. Adesso anche Green Bay sa che le partite durano 60 minuti. Cosa è successo ai Packers? Prima di tutto non hanno notato che la corsa in end zone di Fiedler non era il canto del cigno (o del delfino se preferite) di Miami ma l'inizio della riscossa. Secondo, gli special team ne hanno combinate due davvero grosse. Terzo, ma primo per importanza, hanno dovuto rinunciare a Dorsey Levens prima della fine del primo tempo (sostituito discretamente da Ahman Green, ma giocatore dal peso specifico differente). Levens era stato la spina nel fianco dei Dolphins vicino alla end zone ed il suo infortunio si è rivelato deleterio per Green Bay che senza il suo RB rende al 50%. A lui sono legate le speranze di post season dei Packs. Ma ci si può ancora fare affidamento?
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Nel giorno dei deja vu, originali (Minnesota - Tampa) oppure riveduti e corretti (Green Bay - Miami), Detroit - Indianapolis si inserisce a pieno titolo tra i secondi. Per i Colts l'ennesima prestazione dai due volti. Molto simile a quella contro i Raiders alla seconda giornata. Strepitoso primo tempo. Sconcertante finale. Stavano quasi riuscendo a far rientrare in partita dei Lions che non ne avevano la minima voglia. Sicché Detroit riprende l'aereo per tornare a casa da perdente, per la prima volta in stagione. Il Trio biancoblu è scatenato e conduce i Colts sul 23-0 in meno di mezzora di football. Peyton Manning per Marcus Pollard. Peyton Manning per Marvin Harrison. Peyton Mannig per Ken Dilger. Tra la seconda e la terza segnatura la safety di Josh Williams fa quadrare i conti. Il Gatorade nello spogliatoio dei Lions deve essere al nuovo gusto di peperoncino e caffè perché al rientro in campo Detroit è più convinta. Ma resta pasticciona. Segna con Mario Bates e trasforma da due. Altro drive convincente che porta i leoni sulle due yards di Indy. Erroraccio di Stewart che si lascia sfuggire l'ovale e lo riconsegna a Manning. I Colts sono deconcentrati e vengono costretti al punt.  Detroit arriva di nuovo sulle due yards (Desmond Howard ed il suo ritorno di punt da 80y non ne sono estranei) ma ancora una volta non riesce a chiudere e si deve accontentare di un calcio di Jason Hanson. Restano quindici minuti per raddrizzare una partita, rimanere imbattuti in trasferta, tenere Tampa, che sta dominando in casa, a distanza di sicurezza in classifica. L'illusione. A due minuti e quaranta dalla fine Charlie Batch illumina Herman Moore (passaggio da TD di 5y). Indianapolis è nel mirino. Solo cinque punti sopra. Quattro giochi dei Colts e la palla torna ai Lions. Batch cerca di completare la rimonta ma un intercetto consegna definitivamente palla e partita a Indianapolis. Edgerrin James capitalizza il turn over segnando con una corsa da 34y. Premio per la migliore analisi post partita a Jim Mora "Gli dei oggi ci hanno sorriso, perché non si vincono molte partite con cinque palle perse - ha dichiarato - non siamo stati molto efficaci. Infatti, siamo stati piuttosto disordinati. Abbiamo avuto fortuna oggi." Ma anche Detroit con un primo tempo inguardabile non è stata da meno in quanto a disordine ed ha aiutato la fortuna di Mora. In ogni caso Indianapolis quando Harrison e James superano le 100 yards di guadagno individuale per ricezioni, il primo, e corse, il secondo, ha un record di nove vittorie e una sola sconfitta. I due domenica? Harrison 108 e un TD, James 142 e un TD.


CHICAGO BYE WEEK


Aspettando il domani. No, non è un film dossier e nemmeno l'ultimo Dylan Dog. Al massimo potrebbe essere la trama per un telefilm horror-demenziale di sedici puntate. Protagonisti? I Chicago Bears. Mancano ancora otto partite-puntate alla fine dell'incubo. E non sarà facile portare a termine una stagione così deludente. Ora la domanda fondamentale è: cosa rinforzare? La linea d'attacco? La linea di difesa? Oppure per l'ennesima volta il reparto running back? Verrebbe da dire tutte e tre e molto di più, ma indirizzare la prima scelta e concentrare sin d'ora gli sforzi su un reparto determinato potrebbe essere la chiave per evitare errori futuri. Una delle due prime scelte è assicurata (rivolgersi ai San Diego Chargers per sapere se sarà la prima o la seconda) e tra i draftabili (se ci concedete il termine) vi è un buon numero di RB di presunto (aggettivo imprescindibile quando si nominano nel dopo-Payton Bears e RB nella stessa frase) valore. Il passato insegna che i RB scelti da Chicago al primo giro hanno fatto tutti una pessima fine. Qualcuno ricorda Rashan Salaam? E Curtis Enis? Non sono i soli, e bisogna aggiungere anche i free agent come Edgar Bennett. Insomma correre a Chicago non è facile. James Allen non sta demeritando, nonostante sia un po' leggerino, forse merita fiducia e magari qualche blocco migliore. Dunque fosse per noi pescheremmo un uomo di linea offensiva in aprile. La tentazione di scegliere un nome di richiamo per il pubblico sarà forte ma la storia recente dovrebbe aver insegnato qualcosa ai Bears. Un'ultima annotazione: basta mettere in discussione McNown. Il ragazzo col numero 8 sa giocare, e bene, ma va lasciato lavorare in pace. Inoltre crediamo che un uomo di linea offensiva in più non andrebbe male nemmeno a lui.

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