IL FUTURO DEL FOOTBALL
Cosa pensa Roberto La Rocca
Giocatore
dal 1981 al 1985 Squali Genova
dal 1985 al 1988 Ironmen La Spezia
Allenatore
1983 Defensive Coach Squali Genova Under 20
dal 1986 al 1990 Defensive Coach Ironmen La Spezia
dal 1991 al 1995 Defensive Coach Squali Golfo del Tigullio
1998 Head Coach N.S.G. Knights Novi (I.F.L.)
Rileggendo Y2K vorrei ricollegarmi a quanto scritto da
Riccardo Lonzar
Al di là delle decisioni del Commissario CONI sul futuro
della Federazione, leggendo i g.b. di Huddle o della FIAF, non si registrano che
lamentele e critiche feroci alla gestione della Federazione stessa. Ho
partecipato al campionato I.F.L. , che in quanto a pressapochismo e
disorganizzazione non è stato secondo a nessuno, però mi ha aiutato a capire
che certe strutture debbono essere mantenute solo se offrono dei vantaggi a chi
partecipa; contrariamente se ne creano di nuove.
Con chiunque io parli di f.a., sento una gran
voglia di ricominciare e di riaprire nuove squadre; molti sono frenati dal
timore delle spese da affrontarsi, ma pochi o nessuno dal timore di non trovare
ragazzi disposti a sacrificarsi.
Ovviamente nessuno pensa di fare squadroni come
quelli del passato (Frogs, Seamen, Doves, Angels, Warriors, Rhinos, Giaguari) ma
tutti sono convinti di poter tirare su della piccole realtà.
Ed è questo lo spirito che ci serve per risalire la
f....a china.
Huddle ha ospitato un articolo molto interessante di Riccardo Lonzar, che
potrebbe essere un punto di partenza.
Consiglio tutti di fare un salto su Y2K
a rileggerselo, ne vale la pena.
Vorrei riallacciarmi all’articolo di Lonzar,
partendo da alcune considerazioni, forse un po’ provocatorie :
- Allo stato delle cose non mi pare che l'affiliazione al CONI porti quei
grandi vantaggi alle squadre; gli unici vantaggi che posso immaginare sono i
contributi versati alla Federazione, la maggior parte dei quali spesi nel
Blue Team e nella struttura logistica della Federazione stessa (ovviamente,
in questo caso, le spese gestionali federali non sono ripartire in toto
sulle squadre). Naturalmente, grazie all’egida CONI, alcune Società hanno
potuto accedere a strutture o sovvenzionamenti locali, ma ho l’impressione
(totalmente personale e non suffragata da alcun dato statistico) che si
tratti di casi sporadici. Dubito che, a questo punto, valga la pena di
restare in Paradiso a dispetto dei santi, laddove i santi ti obbligano ad
adempimenti formali "strangolanti".
- Non credo che il Campionato strutturato sulla formula attuale possa essere
minimamente di "vetrina" per la Federazione, anzi!
Certe formule, dove le squadre hanno soste
tra una partita e l'altra di due turni, non danno una buona immagine
all'esterno (inclusi sponsor). Da
anni i giocatori non fanno altro che chiedere di giocare di più, da anni un
sacco di giocatori, con trucchi vari, gioca sia nei campionati primaverili che
in quelli autunnali. Strutturiamo i campionati in modo che l’attività
agonistica non si esaurisca in 6/8 pomeriggi.
Le prime due giornate di campionato hanno evidenziato una carenza
qualitativa del settore Arbitrale - il rimanere in CONI, a quanto si capisce
dal battibecco autunnale tra arbitri, ha fatto perdere alle squadre i
servizi della AIAFA, che raggruppava elementi ormai con svariati lustri
d'esperienza arbitrale alle spalle, anche a livello internazionale.
Ne è valsa la pena e la spesa?
Il Presidente Cantù, alla fine dell'anno, si è sbilanciato con
dichiarazioni d'intenti piuttosto pesanti, purtroppo vanificate alla prova
dei fatti, sicuramente non a causa sua. Lo
stato delle società di f.a. non credo possa permettere alla Federazione
atteggiamenti intransigenti e limitativi; a parte poche realtà, la situazione
generale è basata sul volontariato dirigenziale, e molte società, se le
vogliamo così chiamare (anche se dal mio punto di vista estremamente
ammirevoli) si basano, quali strutture logistiche, solo su un campo in affitto
per allenarsi/giocare. Tutto
il resto viene fatto a casa da pochi pazzi carbonari. La
nostra realtà è estremamente dilettantistica, in uno sport che lascia ben
poco spazio all'improvvisazione; e la federazione non può non ricordarlo.
Quanto è successo ai Dogi non è nulla di
nuovo; è già capitato in passato e ricapiterà molto probabilmente in
futuro. Una struttura federale esiste, però, anche per verificare in loco le
varie realtà che si propongo per disputare un campionato , di qualsiasi
livello si parli, pur anche si tratti di flag. E
la verifica non può limitarsi al controllare che vengano pagate le tasse
d'iscrizione oppure i cartellini.
Sono tre le squadre che giocano in un campionato straniero; sicuramente
non ne può nulla il Presidente Cantù e la Federazione, ma tutto ciò non
può essere accettabile da parte di una qualsiasi Federazione.
Bisogna capire (e credo sia abbastanza
facile il farlo) cosa offre il Campionato Austriaco che l'Italiano non possa
offrire. Mi piacerebbe molto ricevere delle risposte dirette dalle Dirigenze
dei Bears, Muli e Draghi
Partendo da queste considerazioni, mi trovo concorde con la
maggior parte di quanto proposto da Lonzar, con alcune modifiche. La Federazione dovrebbe essere rifondata su basi, per così dire, più
‘federali’ ovvero :
- Tesseramento
- Giustizia Sportiva
- Commissione Tecnica Nazionale (Regolamento di gioco, Blue Team, Corsi
allenatori)
- Ufficio statistiche
- Rapporti con altre Federazioni
- Promozione e propaganda nazionale
- Il Settore Arbitri ritorna ad essere "indipendente" e paritetico
alla Federazione, si può anche valutare una nuova collaborazione con le
Basi NATO
- Per un periodo determinato (diciamo 5 anni) la Federazione proibisce il
tesseramento di giocatori Statunitensi, Canadesi e Messicani (proposta fatta
nel ’84, per i qb, dal bistrattato ‘Big Ram’ Crosti), imponendo di
fatto un ‘calmiere’ ai costi gestionali delle società, ed evitando il
crearsi di gap tecnici macroscopici tra le società stesse, pagando
certamente lo scotto di una "retrocessione" a livello Coppe
Europee.
- Il Territorio nazionale viene suddiviso in "x" zone (le otto
suggerite da Lonzar mi sembrano eccessive, credo che siano più realistiche
4) le quali si organizzano in Leghe Regionali (ci si rifà ai Comitati
Regionali del CONI – chiamiamole Leghe, Conferences, Zone, o come si
vuole) Le zone, ovviamente, debbono essere create in maniera geograficamente
omogenea, e con la presenza di un numero adeguato di società in grado di
organizzare un Campionato di almeno sei giornate (la zona geografica non
deve per forza essere aderente a quella geo-politca delle Regioni, bensì
creata sulla base di contiguità tra Società iscritte). I Presidenti (o
Commissioner) delle Leghe farebbero parte del Consiglio Federale per poter
rappresentare in maniera diretta le necessità delle proprie realtà.
- Le Leghe organizzano indipendentemente le attività agonistiche ed i
propri campionati ad 11 nel periodo Febbraio/Aprile.
- Le prime due classificate di ogni Lega disputano il Campionato Nazionale
Federale nel periodo Maggio/Luglio.
- Da Ottobre a Dicembre si gioca un torneo di Arena (8), dove le stesse
società possono schierare più squadre (numero max di giocatori a roster 20
e min. 16) , in modo da permettere a tutti i tesserati di giocare. (Si può
permettere così alle "panchine" di disputare dell’agonismo,
evitando il rischio di ritiro di giocatori stufi di aspettare) Anche il
Campionato Arena viene strutturato su base di "zona" o Lega, con
final tournement nazionale. Ovviamente al Torneo Arena possono partecipare
Società non iscritte al Torneo Primaverile ad 11.
- Le Leghe organizzano al loro interno, inoltre, i Campionati giovanili di
flag e di Under. Le selezioni di Lega Under 19(All stars?) disputano un
Campionato Nazionale a 11.
Quanto sopra, a mio giudizio, dovrebbe portare i seguenti
vantaggi :
- Forte contenimento delle spese gestionali delle società
- Una maggiore attività agonistica, che darebbe alle società maggior
visibilità e dunque maggior affluenza di potenziali giocatori; di
conseguenza maggior motivazione ai tesserati, e maggiori possibilità di
reperimento sponsor.
- Un forte impulso alla creazione di nuove società
- Una maggior chiarezza nei rapporti tra Federazione, Società ed Arbitri
Ovviamente tutto è molto bello e fila perfettamente quando
è solo sulla carta; la realtà gira sempre in maniera diversa.
Sicuramente il F.a. in Italia ha bisogno di qualcosa di nuovo e di motivante.
I mitici anni ’80 sono stati tali perché un grande Network televisivo passava
in prime time le partite NFL il Sabato e la Domenica, creando un grande
interesse attorno a questo Sport, cosa riverificatasi in tempi successivi con il
basket e la pallavolo, ed oggi con il Rugby.
Come tanti sport di squadra prima (vedi baseball, hokey, pallanuoto, hokey su
prato) il f.a. non è più stato in grado di vendere la propria immagine in
maniera soddisfacente, ed ora deve ricrearsi quella nicchia di appassionati (non
di carbonari come siamo adesso!!!) che lo legittimi a muoversi come Federazione
in ambiti più ampi.
In parole povere, se non si riescono a ricreare un certo numero di società,
piccole, vive ed attive sul territorio, nessuna federazione, per quanto
strutturata in maniera perfetta e professionale, potrà mai operare una propria
politica indipendente di propaganda e di sviluppo.
L’AIFA l’hanno fatta e fatta
crescere le società, aumentando di numero (da 5 a 138) e premendo sempre più
per un coordinamento centrale strutturato in maniera non più ‘amatoriale’
come era quella di Papà Johnny; dalla FIAF ci si aspetta ora che agisca come la
NFL, in più che proponga una formula che faccia rinascere le squadre , cosa
improbabile.
Le società si creano solo se si dà la
possibilità ai ragazzi di giocare, giocare, giocare e non di allenarsi
all’infinito con la chimera di un Campionato che, per pochezza e limitazioni
evidenti, non può che creare disillusioni e risentimenti nei confronti di chi
lo organizza.
Roberto La Rocca
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