AMARCORD
OVVERO COME ERAVAMO...
La prima degli Squali Genova
Era il 1981 e non sapevamo quasi niente di football, avevamo sentito parlare
di Giaguari e Tauri, dei Rhinos, ma erano voci lontane. Ma la voglia di football
c'era.
Abbiamo cominciato a caricarci sulle macchine di quelli che ce l'avevano e
andavamo in un campo (un prato vero in mezzo alla campagna, non un campo
sportivo), vicino a Villalvernia, con vecchi pantaloni tagliati sotto il
ginocchio, shoulder di gommapiuma incollata a strati e caschi da moto, alcuni
con griglie di ottone sagomate e saldate. La palla era di plastica e la prima
volta che arrivò un Wilson NFL siamo rimasti a guardarlo senza parlare per la
commozione.
I primi caschi, Nike scassati e perfino qualche Nokona da scuole elementari,
arrivarono dopo che alcuni dei nostri genitori andarono a Camp Darby e ad Aviano
a farsi regalare, o a comprare, materiale dismesso, e mettevamo via i soldi per
andare a comprare a Milano i primi pezzi nuovi, cari come il sangue.
Per farci conoscere, raggruppato un abbozzo di possibile squadra, correvamo in
gruppo sulla passeggiata a mare, cercando di restare uniti ed in ritmo, ed
alcune volte ci fermavano i vigili, pensando che fossimo estremisti paramilitari
o qualcosa del genere.
Poi, in giacca e cravatta (le prime), siamo andati all'Hotel Manin, a Milano
(sede AIFA) a iscrivere gli Squali ed è arrivato da noi il grande Benezzoli,
che negli allenamenti diceva sempre "Voglio sentire caschi che cozzano e
vedere sangue, perché questo é cosa buona e giusta".
Ed il resto é, nel suo piccolo, storia.
Marco Lagazzi