Quando il riallineamento non fa danni. La North Division della Nfc è, e sempre sarà, la black and blue division, e poco importa se non ci saranno più i Tampa Bay Buccaneers e se il nome non è più
Central. Green Bay, Detroit, Chicago e Minnesota mantengono inalterato il fascino di uno dei raggruppamenti più leggendari dell'intera Nfl. Il 2002 però sulla carta non sembra potrà rinnovare i fasti del passato, recente e remoto, vissuto nella regione dei grandi laghi e del temuto freddo.

GREEN BAY PACKERS [12-4]
Brett Favre. Finchè leggerete questo nome nel roster di Green Bay potrete star certi che la franchigia che fu di Vince Lombarti non deluderà. Lo scorso anno i Packers furono sconfitti sulla strada per il Superbowl dai St.Louis
Rams, e fu proprio il quarterback col numero 4 a steccare, ma attorno a lui il talento offensivo era ridotto al lumicino e tutto concentrato nel runner Ahman Green e nelle mani di Antonio
Freeman. Quest'anno la musica potrebbe essere molto diversa. Il corpo di ricevitori a disposizione del braccio più amato al Lambeau Field è il più talentuoso che si vede nella frozen thundra da un bel po' d'anni a questa parte, anche se gli interrogativi non mancano. Riuscirà Terry Glenn a non farsi coinvolgere in deleteri problemi fuori dal campo? Quanto potrà contribuire sin da
quest'anno il rookie da Florida State Javon Walker, per cui Green Bay ha pensato di dover avanzare sino alla 20^ scelta il giorno del
draft? Qual è il valore reale di Robert Ferguson? Tre elementi di valore che potranno sfruttare gli spazi aperti da Ahman Green e l'efficacia in end zone dei tight end Bubba
Franks, ormai degno di ricoprire il ruolo che fu di Chmura. Senza dimenticare una linea offensiva capace di concedere appena 22 sack nel 2001. La forza dei Packs però non è solo l'attacco. Coach Sherman può fare affidamento su una buona difesa, linea
(Gbaja-Biamila, Brown, Hunt) e secondarie (Sharper, McKenzie) di indiscussa qualità, che l'aggiunta di Joe Johnson sulla linea difensiva implementerà ulteriormente. Qualche ombra solo sui
linebacker, dove non c'è il talento che un'unità che punta al successo richiederebbe. Ma finchè ci sarà Brett
Favre...
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CHICAGO BEARS [11-5]
Non aspettatevi lo strepitoso record dello scorso anno (13-3). I Chicago Bears non sono così forti. Ma restano un'ottima squadra, che non potrà più contare sul fattore sorpresa ma che anche
quest'anno gli avversari preferirebbero non incontrare. Specialmente la difesa (leggerina solo tra i defensive
backs), guidata dalla trascendentale vigoria di Brian Urlacher e spauracchio di tutti i sedici attacchi che dovranno fronteggiarla. Assai meno convincente il lato offensivo della squadra della windy city, che oltretutto
quest'anno non potrà giocare al Soldier Field, in ristrutturazione, e sarà costretta ad esibirsi lontanuccio da casa (due ore e mezza di macchina), al Memorial Stadium
dell'Univeristy of Illinois-Champaign. Attacco che anche in questa stagione vedrà Jim
Miller, confermato con un nuovo contratto, in regia. Proprio il quarterback appare la lacuna più evidente nel roster dei
Bears, vero è che i Ravens hanno vinto con Dilfer, ma i miracoli non sempre si ripetono. Alle sue spalle comunque spingerà Chris
Chandler, arrivato via free agency da Atlanta e pronto a subentrare qualora si rendesse necessario un avvicendamento. Nessun problema a correre dove ci sarà dall'inizio Anthony "the
A-train" Thomas, alla seconda stagione e dunque in cerca di importanti quanto probabilissime conferme. Più intricata la situazione dei ricevitori. Marty Booker è reduce dalla sua miglior stagione di sempre e dovrebbe essere il numero uno, il ritorno di Marcus
Robinson, vero leader del gruppo prima di infortunarsi è avvolto da una fittissima nebbia, mentre Dez White e David Terrell non hanno convinto a fondo nella passata stagione, e, specialmente dal secondo (ottava chiamata assoluta nel 2001) ci si aspetta molto, molto di più.
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MINNESOTA VIKINGS [9-7]
La matematica prima di tutto. I Minnesota Vikings senza Dennis Green dopo dieci anni di onorato servizio (ed otto playoff conquistati, senza però mai arrivare al
Superbowl) ripartono da un assioma: la Randy ratio. Ovvero il nuovo allenatore in capo, Mike
Tice, ha deciso che se si vuole sfruttare appieno il potenziale del numero 84 è necessario coinvolgerlo in ogni momento della gara, ed ha così stabilito che 2 palloni ogni 5 lanciati saranno indirizzati verso la lunghissima lingua uscita da Marshall University. E non è finita qui, visto che nelle intenzioni di
Tice, Moss dovrà collezionare almeno 2 ricezioni per quarto. Il principio è semplice, se gli lanciamo la palla non si può distrarre e resta concentrato sulla partita. Chi vivrà vedrà, ma basti pensare che dopo il ritiro di Cris Carter proprio Moss è stato investito dei panni del leader, cosa che per il momento lo ha entusiasmato. I problemi di Minnesota, ratio o non ratio, sono però altrove. La difesa non sembra migliorata e solo un gran lavoro motivazionale può far rendere il reparto quanto serve per raggiungere livelli che possano permettere ai Vikes di lottare per il titolo divisionale. Altra chiave di volta sarà Michael
Bennett, deludente ma poco coinvolto l'anno scorso, questa per il runner da Ohio State sarà la stagione della verità. I tifosi dei gialloviola sperano possa riprendere dalle ultime cinque gare, quando per due volte andò oltre le 100 yard e quando lasciò intravedere lampi del suo enorme potenziale. Rifirmato Byron Chamberlain come tight end, gli arrivi di
D'wyane Bates e Derrick Alexander dovrebbero limitare le lacrime per l'addio di Carter. Di livello la linea offensiva, ma si dovranno risolvere rapidamente i problemi contrattuali con la prima scelta
McKinnie. I conti comunque torneranno se, e solo se, la Randy ratio darà i risultati sperati.
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DETROIT LIONS [5-11]
Punto uno. I turnaround sono possibili. Punto due. Solo un anno fa i Lions hanno rischiato di restare a zero vittorie totali stagionali, quindi... Via Charlie
Batch, via Johnnie Morton, via praticamente tutti, per rifondare quasi da zero. Quasi perché sono rimasti James Stewart
(Rb) e Germane Crowell (il Wr più sfortunato del mondo, che dopo aver saltato quasi completamente gli ultimi due anni per infortunio si appresta a saltare anche il prossimo, starà fuori almeno sino alla sesta giornata). Due Qb praticamente senza esperienza: Mike
McMahon, titolare all'inizio ma nessuno può dire per quanto, al suo secondo anno, e Joey
Harrington, rookie, la speranza. Alle loro spalle un salvagente che non sembra tale: Ty
Detmer. Tre ricevitori nuovi, nuovi. Schroeder, che Favre a Green Bay non voleva più vedere nemmeno in fotografia e Az Zahir
Hakim, in cerca di luce lontano dalle ingombranti ombre di Torry Holt e Isaac
Bruce. Da questa stagione si torna a giocare a downtown, nel nuovissimo Ford Field al centro di Detroit, un motivo di interesse in più ma non certo una garanzia per il successo. Reparto più forte in assoluto resta la possente linea difensiva, che potrà avvalersi del ProBowler Robert
Porcher, del veterano di mille battaglie Luther Ellis, di Shaun Rogers e del rookie seconda scelta molto intrigante Kalimba Edwards da South Carolina. Punto tre. Nel 2001 tutte le variabili possibili hanno giocato contro i
Lions, ma un'altra stagione troppo deludente vorrebbe dire addio per coach Marty
Mornhinweg, secondo anno o non secondo anno che sia.
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