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14-40 |
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Green Bay, Wis. Non potevano essere certo i Detroit Lions ad impensierire i Green Bay Packers macina avversari di questa stagione. 37 a 0 nei due periodi centrali dell’incontro è uno di quei parziali che parlano da sé. Ottenuto inoltre dovendo rinunciare ad Ahman Green, non rientrato dopo la pausa nonostante un problema non troppo grave, ed anche al suo sostituto Najeh Davenport (10 portate 73 yards un Td), a sua volta rilevato durante il terzo periodo. Ma di rischiare non c’era proprio alcun bisogno. Ed in panchina ha finito il match anche Brett Favre, al posto suo il garbage time è stato giocato da Doug Pederson, il cui ingresso stavolta non ha assolutamente allarmato i tifosi della Baia Verde che avevano già potuto spellarsi le mani per applaudire il loro ragazzo nei minuti precedenti quando ha trovato anche il tempo di superare nella
graduatoria di yard lanciate all time nientedimenoche Joe Montana.
Il ginocchio, impacchettato in una ginocchiera gigante, non ha impedito a Favre di gestire a piacimento il suo attacco per ribaltare velocemente l’inaspettato vantaggio dei Lions, nato da un touchdown pass di Joey Harrington per Az-Zahir Hakim nel primo periodo. Nel secondo quarto si consuma il massacro sportivo dei Lions. Bubba Franks riceve indisturbato e dà il là allo show dei Packs. Prima Longwell per due volte aumenta il bottino, poi Marques Anderson si impossessa furtivamente di un lancio di Harrington (droppato dal pessimo ex Bill Schroeder: 0 ricezioni e 3 drop, uno in end zone e uno, questo, riportato in Td) e chiude con anticipo stile spoglio elettorale in Bulgaria la partita, che il Td da una yard di Najeh Davenport si limita a sigillare. La doppia e tripla mandata alla cassaforte giungono nel terzo e ultimo quarto di gioco (impossibile considerare gli ultimi 15’ più che un terzo tempo dei pulcini di calcio). Ancora Longwell e un altro Td pass di Favre (a fine giornata 351 yards lanciate, di cui 295 nel primo tempo, record carriera), destinatario il fullback William Henderson. La ricezione finale di Mikhael Ricks in end zone è solamente il poco di zucchero che basta per far mandar giù la pillola ai Lions, che non dimenticheranno facilmente la lezione di football subìta nel primo tempo. Considerazioni assortite. Green Bay vince la settima gara consecutiva come non le accadeva dal lontano 1993. Donald Driver ha avuto una giornata super: 11 ricezioni e 130 yards. Favre e soci potrebbero già qualificarsi per i playoff domenica prossima battendo Minnesota se Detroit perdesse, il che non è un’eventualità remota. Favre ha condotto Green Bay per 10 drive di cui sette a punti. Anderson era già riuscito ha riportare un intercetto in end zone: il 22 settembre contro i Lions. Green Bay ha il miglior record Nfl nonostante la miriade di infortuni occorsi, di certo una Nfc North tanto debole ha aiutato, ma un Favre così, un gioco di corsa solido e una buona difesa sono brutti clienti da incontrare al Lambeau Field in gennaio, dove c’è sempre un incredibile record vincente quando il termometro va sotto lo zero… e se il trend non cambia a breve la strada per San Diego passerà obbligatoriamente per la Frozen Thundra. Chi vuole l’anello compri sciarpa e guanti, ma sappia che Favre una gita al caldo per fine gennaio la vuole programmare.
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27-20
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Minneapolis, Min. Passano anche i New
York Giants, in un Metrodome diventato mesto terreno di saccheggio per
qualsiasi formazione con un biglietto di andata per il paese dei balocchi.
E piove sul bagnato in casa dei vichinghi. Mike Tice e Daunte Culpepper si
consultano sulla side line ed il coach è costretto a sostituire il
quarterback, sempre più deprimente (9 su 20 per 91 misere yards), con il
biondissimo Todd Bouman, osannato dalla folla.
Minnesota era anche riuscita a condurre l’incontro a 8’ e 23” dalla
fine, con il secondo big play consecutivo ad opera di un Michael Bennett,
mai così convincente come nelle ultime due settimane, nei suoi precedenti
mesi da gialloviola. Il runner bissava la gran giocata messa a segno
contro Tampa Bay (TD da 85 yard) esplodendo in una corsa da 78 yards che
finalmente trasformava in realtà le speranze che i tifosi dei Vikings
avevano riposto in lui sin da quando fu scelto nell’aprile di due anni
fa proprio per la capacità di rompere la partita. Ma ci ha pensato Tiki
Barber a sistemare le cose per i G-men. La sua corsa da 8 yards,
interrotta solo parzialmente dalla difesa dei Vikes che non riesce a
fermare lo sgusciante corridore col 21, porta il punteggio sul 25 a 20. Il
passaggio di Kerry Collins deviato e raccolto da Marcellus Rivers lo fa
diventare 27-20 terminando così, con una trasformazione da due, il lungo
drive da 80 yards, costruito grazie anche alla pass interference di Corey
Chavous su un terzo down dei Giants.
New York in precedenza aveva visto il suo gioco aereo rivitalizzato dalla
debole secondaria di casa e Kerry Collins ha sfruttatato al meglio la
velocità di Ron Dixon, neo numero due visto l’infortunio di Ike
Hilliard, e le mani salde di Amani Toomer. Il primo TD però era di
Charles Stackhouse che riceveva da una yard. I Vikings si accontentavano
di un FG di Gary Anderson, prima di subire lo sfondamento da 30 yards di
Ron Dayne, libero di correre intoccato nel cuore della difesa, non
trasformato da due punti. E il PAT falliva anche da uno per i Giants, in
grosse difficoltà sui calci con errori sia del kicker Bryant che dell’holder,
poi sostituito, Rouen. La segnatura di Amani Toomer, anche questa seguito
naturale del solo field goal di Gary Anderson per gli uomini di Tice,
completava un drive da 91 yards, sciroppate in sole 6 azioni. I Vikes
faticavano non poco a contenere i blue newyorchesi. Il tentativo di
salvare la faccia iniziava giusto con l’ingresso in campo di Bouman che
pescava Randy Moss come non era riuscito a fare Culpepper per un
guadagnone da 80 yards con due soli passaggi. Quindi l’usuale corsetta
in meta di Moe Williams e il fuoco d’artificio di Bennett illudevano i
65000 del Metrodome. Ma la mano di Barber che si poggiava sul turf per
evitare il placcaggio e continuare la sua corsa verso la vittoria
riportava tutti alla realtà. Il drive della disperazione finiva con un
errore (uno dei pochi ad onor di cronaca) del rookie Bryant McKinnie,
finalmente in campo dopo 98 giorni di sciopero, che concedeva un sack con
fumble incorporato e perdita di 20 yards letali. I Giants sono ora ad una
partita da Philadelphia nella Nfc East, mentre i Vikings, che tra errori e
penalità nella prima metà della gara hanno ben riassunto la prima metà
di stagione, si preparano a studiare il draft, dopo aver inanellato la
peggior partenza dal 1984.
I cancelli sono aperti, al Metrodome si fa festa, ma ancora una volta in
questa stagione la festa terminerà in un’altra città.
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33-30 |
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Champaign, Ill. L’instant replay
probabilmente domenica ha riempito gli E. R. di Chicago come non accade
nemmeno nel famoso telefilm, ambientato proprio nella windy city. Per due
volte gli arbitri si sono affidati alla moviola negli ultimi due minuti. E
per due volte Chicago avrebbe potuto conquistare la vittoria sui Patriots.
Ma lo scatolotto a bordo campo c’è giusto per casi del genere, ed alla
fine entrambe le decisioni (la prima ha degradato un intercetto di
Robinson, poi fumblato e ricoperto da Colvin, a semplice incompleto, la
seconda ha confermato che sì, David Patten ha poggiato entrambe le
scarpette sul rosso della end zone prima di finirne fuori) degli arbitri
sono apparse sensate, o quantomeno ci si è accorti a forza di replay
quanto difficili fossero le chiamate da effettuare. Chi ha benedetto
l’invenzione della tv sulla sideline è stato Tom Brady che così ha
potuto architettare una rimonta che appariva inverosimile e senza la quale
le speranze dei campioni in carica di continuare a difendere il titolo
sarebbero loro andate a farsi benedire con largo anticipo rispetto al
Superbowl di San Diego. Invece i Patriots come lo scorso anno sono ancora
in corsa pur senza brillare e Bill Belichick può cominciare a immaginare
improbabili scenari per i playoff. In tutto questo non può essere persa
di vista la gravissima situazione in cui si trovano i Bears, il cui
campionato “all on the road” si sta trasformando di domenica in
domenica in un gigantesco incubo. Anthony Thomas torna a respirare aria di
centello, mancato per 96 cm appena, ma è non sufficiente, come non lo è
l’avvicendamento in cabina di regia tra Chris Chandler, ancora
deludente, e Jim Miller, che è sempre Jim Miller. Alla fine il miglior qb
di Chicago è Marty Booker (che come quarterback ci giocava al college a
Northeast Louisiana) il cui passaggio da touch down da 44 yards per Marcus
Robinson è la cosa più bella mostrata dall’attacco blu notte. Da
notare che anche Leon Johnson si è esibito come passatore completando un
lancio per 27 yards. Due quarti che la Nfl film ha già provveduto a far
sparire dai suoi archivi hanno aperto le ostilità. I primi punti sul
tabellone arrivavano grazie ai calcioni dei due kicker, con il solito
incommensurabile Adam Vinatieri sugli scudi per la poderosa pedata dalle
57 yards, nel secondo periodo. Edinger dalle 39. Vinatieri, appunto, dalle
57. Edinger dalle 40. E ancora Vinatieri, che stavolta si beve un caffè
dalle 31. La seconda metà di gara è un'altra partita. I manichini scesi
in campo con le vesti di Bears e Patriots nel primo tempo sono sostituiti
da chi di dovere e Chicago inscena una fuga che strabilia. Jim Miller per
Stanley Pritchett, le reminescenze giovanili di Booker e una corsa da 2
yards di Thomas mandano in orbita i Bears, prima che si scateni Kevin
Faulk, running back di scorta, nelle veci dei ricevitori di Brady. Meta
che precede la terza infilzata di Vinatieri (42 yards). Il quarto si
chiude. Il vantaggio dei Bears resiste anche all’ultima sparatoria tra
Vinatieri (25) ed Edinger (32). Il collasso arriva a 2’ e 46” dallo
scadere. Kevin Faulk (oltre cento yards di ricezione alla fine) segna di
nuovo imbeccato da Brady, ma fallisce la trasformazione da due, sicchè
New England deve segnare per forza ancora una volta. Lo fa con Patten,
dopo due instant replay, dopo una corsa di Brady, dopo l’ennesima
ricezione di Faulk. Inutili i tentativi della disperazione dei Bears, la
cui disperazione aumenta leggendo la classifica: due sole vittorie e a
gennaio si guardano i Packers.
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