Huddle Magazine
 

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IL COMMENTO
by Matteo Gandini

WILD CARD

 

La gara tra Colts e Jets ha confermato la tendenza che, storicamente, vede in difficoltà le squadre abituate a giocare al coperto che si recano in trasferta per una partita di playoffs. Non solo Indianapolis ha dovuto affrontare il freddo di gennaio nella costa Est degli Stati Uniti, così lontana a livello termico dal caldo del comodo RCA Dome, ma ha trovato un Giants Stadium dal terreno che ha sfiorato l'impraticabilità; i Colts, e in particolare Marvin Harrison, abituato ai rapidi cambi di direzione permessi dal terreno artificiale, si sono trovati in grossa difficoltà, e non sono riusciti mai ad entrare in partita. E' così proseguito il momento d'oro dei newyorchesi (che molti ormai cominciano a chiamare i Patriots del 2003) iniziato quando in un'ormai famosa conferenza stampa coach Herman Edwards negò violentemente che la sua squadra aveva tirato i remi in barca e abbandonato la stagione; da allora sono stati pochissimi i passi falsi dei Jets, guidati da un Chad Pennington sempre più preciso e capace di giocate di tocco degne del miglior Joe Montana (impossibile non notare la somiglianza tra i due QB, soprattutto per il perfetto piazzamento dei piedi di Pennington su ogni lancio). Una delle forze di Pennington è la consapevolezza di non avere un "cannone" al posto del braccio, e quindi la sua capacità di usare la sua dote migliore, la precisione. Contro Indy, Pennington ha accolto e superato a pieni voti il test che era rappresentato dalla difesa "2 deep" di Tony Dungy, già utilizzata con successo a Tampa Bay ma molto meno efficace quando applicata dai Colts, che a livello di talento difensivo hanno molto da invidiare ai Buccaneers: senza giocatori della classe di Derrick Brooks e John Lynch, lo schema di Dungy è più facilmente neutralizzabile, specialmente da un giocatore della classe di Pennington, e un buon aiuto al suo QB l'ha dato Curtis Martin, capace di rendere l'attacco dei Jets bidimensionale e molto equilibrato. Da una parte il gioco delle corse ha dato respiro a Pennington, che come è solito fare ha distribuito la palla a tutti i suoi ricevitori e ha sezionato la difesa di Dungy; dall'altra, l'inefficacia sul terreno di Edgerrin James ha impedito a Peyton Manning di utilizzare la sua arma migliore, il lancio dopo la play-action e, una volta che l'attacco dei Colts è stato reso monodimensionale, per la difesa dei Jets è stato molto più semplice controllarlo. Il fronte difensivo di New York ha tenuto alta la pressione su Manning per tutta la gara, e non ha mai permesso al QB dei Colts di prendere il giusto ritmo. E' stato piacevole, infine, vedere l'affetto con cui il pubblico newyorchese ha accolto a fine gara Vinny Testaverde(entrato in campo negli ultimi minuti di "tempo spazzatura"), che ha accettato l'arrivo di Pennington con grande classe; secondo molti, la "rinascita" dei Jets è anche merito del modo silenzioso in cui Testaverde si è fatto da parte, evitando di creare disordini di spogliatoio. Ora, però, anche per i Jets il gioco si fa duro: ad attendere Pennington e compagni ci sono i Raiders, freschi e riposati dopo il bye.

Non è retorico sostenere che sabato a Lambeau Field è stato scritto un capitolo importante della storia del football NFL. Per la prima volta nella gloriosa storia di Green Bay, i Packers hanno perso una gara di playoffs casalinga, e l'hanno fatto contro un giocatore che nella storia della lega non avrà difficoltà ad entrare, il sempre più sorprendente Michael Vick. Sabato Vick ha corso per "sole" 64 yards, per lui una prestazione nella media, ma, come ormai accade ogni volta che scende in campo, ha cambiato la partita, costringendo la difesa dei Packers a preoccuparsi prima di lui e poi del resto dell'attacco dei Falcons. Nella fase iniziale della gara, infatti, la paura di una pass rush troppo aggressiva, che avrebbe lasciato spazi interni al rapidissimo QB dei Falcons, ha reso poco efficace il fronte difensivo di Green Bay, in cui sono stati creati grossi spazi per le corse dell'ottimo Warrick Dunn, oltre che per una serie di azioni di bootleg e screen pass. Grazie all'ottima prova del tackle di Atlanta Bob Whitfield, non ha funzionato la tattica di Mike Sherman, che ha spostato il suo miglior pass-rusher, Kabeer Gbaja-Biamila, sul lato destro dell'attacco, il lato cieco per il mancino Vick, e per merito anche dell'ottima protezione fornita da Whitfield il QB dei Falcons ha guidato i suoi alla sorprendente vittoria. Come già nei playoffs lo scorso anno, quando contro i Rams lanciò una miriade di intercetti, Brett Favre non è mai riuscito ad entrare in partita, e ha confermato la sua tendenza a forzare un po' troppo il gioco quando la sua squadra è in svantaggio (per lui sul tabellino di sabato ci sono due intercetti e un fumble). Inoltre, il fronte difensivo di Atlanta, guidato da quella geniale mente difensiva che è Wade Phillips, ha giocato con grande costanza, e Favre ha sentito molto la mancanza di validi ricevitori per i suoi proiettili: con Donald Driver in cattive condizioni fisiche, e Ahman Green neutralizzato dalla difesa avversaria, l'attacco di Green Bay è rimasto senza munizioni. A completare la frittata sono stati una serie di errori tattici di coach Mike Sherman: prima ha deciso di non chiedere il replay quando gli arbitri hanno erroneamente stabilito che su un punt nel secondo quarto la palla aveva colpito Tyrone Williams dei Packers (anche se pare che ci sia stato un qui pro quo con gli arbitri, i quali avrebbero negato a Sherman la possibilità di "challenge"), poi ha chiamato una inutile e innocua corsa di Green su un quarto e due nel terzo periodo, e infine ha chiesto al suo kicker Ryan Longwell un difficile FG da 44 yards quando l'unica cosa da fare era tentare di andare in meta, nel secondo tempo. Tutto ciò ha costretto Green Bay ad abbandonare molto in anticipo rispetto al previsto le sue speranze di gloria.

Il primo atto di quello che sarà probabilmente ricordato come "la domenica delle rimonte" si è svolto a Pittsburgh, dove la tradizionale rivalità Steelers - Browns, solitamente sinonimo di gare caratterizzate da solida difesa e gioco sul terreno, si è trasformata in una partita in cui un totale di 796 yards sono state conquistate attraverso il gioco aereo, soprattutto a causa della grande abilità di entrambe le difese di fermare le corse. Con il duo di RB degli Steelers Jerome Bettis/Amos Zereoue tenuto a zero da una parte, e l'esplosivo rookie William Green controllato bene dalla difesa di Pittsburgh dall'altra, entrambe le squadre sono state costrette a mettere la palla in aria, e il QB dei Browns Kelly Holcomb, alla sua prima partenza nei playoffs in carriera, è sembrato più a suo agio con l'intero peso dell'attacco sulle spalle rispetto a Tommy Maddox. Fin dall'inizio della gara, Cleveland ha utilizzato con successo diverse formazioni "spread", tentando di sfruttare il talento e le ottime movenze dei suoi ricevitori e di trovare il maggior numero possibile di marcature uno contro uno: in particolare, i Browns hanno spesso lanciato nella zona di copertura del cornerback degli Steelers Hank Poteat, in campo al posto del più quotato Chad Scott a causa dell'infortunio di quest'ultimo. Giocando con aggressività, e prendendo anche parecchi rischi, Cleveland ha preso un vantaggio che sembrava decisivo, ma poi il coach di Pittsburgh Bill Cowher ha resistito alla tentazione di mettere in panchina Maddox e sostituirlo con Kordell Stewart, e l'ex giocatore della XFL ha ripagato la fiducia del suo allenatore, riportando i suoi in gara. Forse un po' preso dal panico, lo staff tecnico dei Browns a quel punto ha tirato un po' i remi in barca, chiamando troppe volte schemi difensivi un po' passivi, che hanno permesso a Maddox di rimettersi in carreggiata e prendere un buon ritmo; dall'altra parte, le maglie della difesa degli Steelers si sono invece ristrette, e dopo che Dennis Northcutt ha lasciato cadere, su un terzo down, un pallone che probabilmente avrebbe dato la vittoria a Cleveland, Maddox ha guidato i suoi al TD del vantaggio, aiutato da alcune costose penalità commesse dai Browns. Non c'è il due senza il tre...Pittsburgh ha sconfitto Cleveland tre volte su tre quest'anno, e tutte e tre le volte...lo scarto è stato di tre punti.

La partita più emozionante del weekend è stata senz'altro quella giocata a San Francisco, tra Giants e 49ers. Nel primo tempo i newyorchesi hanno preso un largo vantaggio con un sistema offensivo molto ben bilanciato, e grazie al netto dominio della loro linea d'attacco; sia le corse di Tiki Barber, quasi tutte verso l'esterno per evitare i due solidissimi tackle di San Francisco, Bryant Young e Dana Stubblefield, che i lanci di Kerry Collins (molti dei quali diretti verso l'ottimo Jeremy Shockey, a nozze contro la copertura a uomo della giovane riserva Mike Rumph) hanno ottenuto ottimi risultati, oltre a non dare modo ai 49ers di impostare un'adeguata pass rush. Se mettiamo da parte il primo lungo TD segnato da Terrell Owens, San Francisco ha cominciato a dare qualche segno di vita solo nel secondo periodo, ma un paio di ottime giocate del linebacker Julien Peterson sono state vanificate dal fumble su ritorno di punt di Cedric Wilson. L'attacco dei Giants ha così continuato a confondere la difesa avversaria grazie soprattutto alla notevole quantità di armi a sua disposizione; la presenza di Shockey nella zona centrale del campo ha liberato spazio per Amani Toomer sull'esterno e alle ricezione a corto raggio di Tiki Barber, e New York sembrava destinata ad un facile successo. La partita è però girata nel terzo quarto, e una delle chiavi è stata la capacità di Jeff Garcia di uscire dalla tasca e porre problemi alla difesa con le sue gambe, protetto dall'ottima prestazione del tackle Scott Gragg, capace di vincere di gran lunga l'importante duello "in trincea" contro Michael Strahan; San Francisco si è messa a lanciare a ripetizione in direzione di Owens, spesso isolato in uno-contro-uno contro l'impotente Jason Sehorn, e in un baleno è rientrata in gara. Nel finale, poi, è successo tutto e il contrario di tutto. Per ben due volte, dopo il TD del vantaggio dei 49ers, Owens è stato richiamato dagli arbitri per condotta antisportiva (i soliti sfottò ai danni degli avversari), ma in entrambi i casi i Giants (e in particolare Shaun Williams, che è anche stato espulso) hanno reagito e costretto gli arbitri a chiamare una doppia penalità, cioè in termini pratici a non penalizzare nessuno; non credete che al kicker Matt Bryant avrebbero fatto comodo 15 o magari addirittura 30 yards in più per il calcio della possibile vittoria? Al termine di un eccellente drive finale condotto da Collins New York ha infatti tentato un FG da 40 yards che avrebbe permesso ai Giants di vincere la gara, ma per la seconda volta in pochi minuti (per lo stesso motivo Bryant aveva sbagliato da 42 yards al termine del drive precedente) il long snapper Trey Junkin ha spedito verso l'holder Matt Allen un ovale molto impreciso. A quel punto Allen, anche se si trattava di una situazione di terzo down, non avrebbe potuto fermare il tempo buttando il pallone volontariamente a terra (le regole NFL limitano l'azione di "spike" a quando il QB è vicino al centro, e non lo ammettono in caso di long snap), ma avrebbe potuto inginocchiarsi e chiamare l'ultimo timeout a disposizione dei Giants, che avrebbero quindi avuto la possibilità di calciare di nuovo il pallone. Invece, Allen ha tentato un disperato lancio verso l'end zone, e il pallone sarebbe stato probabilmente ricevuto dalla guardia Rich Seubert, se questo non fosse stato illegalmente atterrato da Chike Okeafor dei 49ers. Gli arbitri hanno ignorato l'evidentissima pass interference contro Seubert (che, anche se è una guardia, si era schierato come ricevitore eleggibile) e hanno chiamato una penalità contro Tam Hopkins dei Giants, reo di essere, come ricevitore ineleggibile, andato troppo in profondità. Se gli arbitri avessero effettuato la chiamata corretta, le due penalità si sarebbero reciprocamente annullate, e l'azione si sarebbe dovuta ripetere; in pratica, Bryant avrebbe dovuto avere un'altra possibilità di tentare il FG della vittoria. E non si tratta di un'opinione soltanto mia: l'NFL stessa, attraverso un comunicato ufficiale, ha ammesso che i suoi arbitri (che, come per tutte le gare di post-season, fanno parte di un gruppo di "All-Star") hanno preso una cantonata colossale.