Huddle Magazine
 

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IL COMMENTO
by Matteo Gandini

DIVISIONAL PLAYOFF

 

Abbiamo passato 4 mesi a scrivere dell'imprevedibilità di questa stagione NFL, di come ogni domenica qualsiasi squadra fosse capace di rovesciare ogni pronostico. Ora, a due settimane dall'atto finale dell'annata, per la prima volta dal 1998 abbiamo le 4 migliori squadre della regular season pronte ad affrontarsi nelle finali di lega. I playoffs non hanno fatto altro che rimettere le cose in ordine e, come quasi sempre accade, hanno promosso al penultimo atto della stagione le squadre più meritevoli; adesso si tratta solo di mettersi comodi e godersi quello che si preannuncia essere un finale stagione coi fiocchi.

Il weekend si è aperto con una partita molto fisica, combattuta fino all'ultimo, ricca di colpi di scena e cambi di fronte. Forte di un corpo di ricevitori validissimo, Pittsburgh ha dimostrato di essere cambiata non poco dai tempi della "Steel Curtain", e di basare il proprio attacco sul gioco aereo come mai in passato; ciò, combinato con la tendenza dei Titans a sfruttare i problemi difensivi degli avversari nel difendere i passaggi, ha trasformato la sfida Pittsburgh-Tennessee in una insolita battaglia aerea. Per la seconda settimana consecutiva nell'occhio del ciclone sono finiti gli arbitri, ma stavolta di certo non ci saranno "mea culpa" da parte della lega. Anzi: forse Bill Cowher e gli Steelers dovrebbero imparare qualcosa dalla reazione dei Giants, che hanno subito un grosso ed evidentissimo errore arbitrale la scorsa settimana, ma che nel dopogara hanno limitato al minimo le critiche alle "zebre", sottolineando invece come la colpa non era certo degli arbitri se i 49ers avevano rimontato uno svantaggio di 24 punti. Domenica, senza una serie di errori e palle perse dai Titans, Pittsburgh non sarebbe neanche entrata in partita contro Tennessee, che è saltata subito in vantaggio 14-0 approfittando dell'ormai cronica debolezza della secondaria avversaria(1103 yards su passaggio concesse nelle ultime tre settimane) e annichilendo Pittsburgh soprattutto con i lanci nella zona centrale del campo, diretti al tight end Frank Wycheck e a Drew Bennett. Agli Steelers non è bastato il ritorno di Chad Scott per contenere l'attacco aereo avversario, ma sono stati invece un fumble di Eddie George in pessima posizione di campo ed un paio di inutili forzature di Steve McNair a riportare sotto Pittsburgh nel secondo periodo. A livello psicologico, è stato importante per i Titans riprendere il controllo della gara, a quel punto, con un lungo drive condito da alcune conversioni chiave di terzo down. All'inizio del secondo tempo, poi, George è stato colpito duramente alla testa, ha di nuovo perso il pallone e ha dovuto abbandonare la gara; ciò ha ridato coraggio al reparto difensivo giallo-nero, e la squadra di Bill Cowher è addirittura passata in vantaggio. I problemi della difesa di Pittsburgh a fermare Tennessee sul terzo down (14 su 18 in giornata) hanno contribuito in maniera determinante al rientro dei Titans, che con due solidi drive hanno rimesso in parità la situazione; un FG a testa, un errore di Joe Nedney allo scadere e via ai supplementari, con le coronarie di tutti messe a dura prova. Antieroe del supplementare: il cornerback di Pittsburgh Dewayne Washington. Sul primo gioco dell'OT, è stato un suo placcaggio mancato a permettere a Justin McCareins di guadagnare 31 yards, avvicinando i Titans al FG della vittoria. Poi, dopo che quello che sembrava essere il FG decisivo era stato annullato per un timeout chiamato dagli Steelers all'ultimo momento (con tanto di fuochi d'artificio erroneamente sparati che avevano distratto non poco il kicker di Tennessee), Nedney ha mancato i pali, ma è stato graziato da Washington, che nel tentativo di bloccare il calcio è scivolato addosso al kicker. Ora, mi rendo conto che sia difficile fidarsi di un arbitro, Ron Blum, che nel corso della gara è stato capace di dire al microfono, davanti a quasi 70 mila persone "non sono sicuro se questa chiamata sia rivedibile al replay, adesso chiedo a qualcuno" (non ci crederete, ma è successo veramente sabato), tuttavia la penalità da 5 yards che ha dato a Nedney una terza opportunità è sacrosanta. Solo Bill Cowher ha visto il kicker fare qualche passo in avanti per cercare il contatto, e anche se può essere vero il fatto che Nedney abbia accentuato il tutto, la sua caduta è stata provocata da Washington. E' senza dubbio un modo amaro di perdere, ma ci sta tutto.

La stagione da favola di Chad Pennington non ha avuto il lieto fine che i newyorchesi speravano. Dopo aver trascinato la squadra ai playoffs, l'ex QB di Marshall, che era subentrato a Vinny Testaverde nel ruolo di titolare dopo 4 partite, è incappato in una giornata no nel momento più importante della stagione. Alla brutta prova di Pennington ha contribuito in maniera determinante l'ottima difesa dei Raiders, ricca di atleti di ottimo livello, e in costante miglioramento soprattutto contro le corse; con Curtis Martin limitato a 74 yards su 16 portate, è diventata eccessiva ed impossibile da gestire la pressione sulle spalle di un Pennington nervoso, molto meno preciso del solito e tendente a rischiare più del dovuto. I ricevitori dei Jets, rapidi ma fisicamente meno imponenti rispetto alla secondaria avversaria, non sono riusciti ad avvantaggiarsi come si pensava per le cattive condizioni fisiche di Charles Woodson e di Tory James; eppure, i Jets hanno controllato splendidamente il cronometro, rimanendo in partita fino al quarto periodo, e sarebbero addirittura arrivati all'intervallo in vantaggio se non fosse stato per la gran giocata di Travian Smith, che ha tolto la palla dalle mani di Pennington dando un'ottima posizione di partenza all'attacco dei suoi negli ultimi secondi del primo quarto. La linea d'attacco di Oakland ha giocato una partita molto solida e, soprattutto, l'enorme Lincoln Kennedy ha nettamente il vinto l'atteso duello contro John Abraham; tuttavia, nei primi 30 minuti coach Bill Callahan si è un po' dimenticato di avere un corpo di ricevitori di primissimo livello, e ha fatto mettere la palla in aria al suo attacco solo 14 volte, contro 30 corse. Dopo l'intervallo, le cose sono cambiate: la superiorità fisica di Oakland si è fatta sentire, e in generale il rendimento dei Jets è calato. Inoltre, nel terzo periodo il bilancio corse-passaggi dei Raiders è stato 14-4, e la parte del leone nell'attacco nero-argento l'ha fatta il sottovalutato Jerry Porter, troppo spesso lasciato solo nella parte centrale del campo da una difesa concentrata su Jerry Rice e Tim Brown(le 123 yards ricevute da Porter sono il massimo mai conquistato da un compagno di Rice nei playoffs). In difesa, poi, Oakland ha continuato a mettere pressione sui ricevitori dei Jets, e a leggere con ottimo anticipo i lanci di Pennington; i Raiders hanno difeso ottimamente le "pennellate" di tocco del QB avversario, neutralizzando così la sua migliore dote. 

A guardare la stagione degli Eagles, sembra quasi che Donovan McNabb non si sia mai infortunato. Contro Atlanta, al ritorno dopo la frattura alla gamba che lo aveva tenuto fuori per sei partite, il QB di Philadelphia è sembrato quello di sempre sia con le gambe che con il braccio, e ha proseguito la striscia vincente a cui, in sua assenza, avevano contribuito le riserve A.J. Feeley e Koy Detmer. L'ex QB di Syracuse ha fatto capire fin da subito di non avere problemi legati alla lunga inattività, soprattutto quando ha corso per 19 yards con gli Eagles in difficoltà e schiacciati dai Falcons sulle proprie 3 yards. Dall'altra parte, il defensive coordinator di Phila Jim Johnson ha utilizzato il suo consueto game plan ricco di blitz, nonostante molti pensassero che ciò avrebbe favorito le escursioni all'esterno della tasca di Michael Vick. Invece, la pressione portata da Johnson ha messo in grossa difficoltà sia Vick che la linea offensiva di Atlanta, incapace di proteggere il suo QB e di aprire varchi per Warrick Dunn; Vick è sembrato scosso, confuso dalla pressione della difesa, e nei primi minuti della partita ha messo nelle mani del cornerback avversario Troy Vincent il pallone che è valso l'importantissimo primo TD della gara. Solo nel secondo quarto Vick ha iniziato ad utilizzare la sua esplosiva abilità di corridore, ma da quando è stato colpito duramente nel terzo periodo il suo rendimento è di nuovo calato, probabilmente a causa del colpo subito. La partita è rimasta in equilibrio fino ai minuti finali grazie alla buona prova della difesa di Atlanta, guidata dal coordinator Wade Phillips, che non ha mai lasciato vita facile a McNabb; gli Eagles non hanno sfruttato gli infortuni nella secondaria di Atlanta (Juran Bolden e Keion Carpenter) fino ai minuti finali, quando il TD di James Trash ha dato una scossa decisiva ad un secondo tempo dominato in lungo ed in largo dalle difese. Atlanta ha pagato ancora una volta l'assenza di ricevitori esplosivi, e ha dimostrato che, visto il livello di talento generale della squadra, può essere considerato un mezzo miracolo il fatto che Dan Reeves abbia portato i Falcons fin qua. Gli Eagles, invece, si preparano alla finale della NFC, e sperano di riuscire ad eliminare Tampa Bay nei playoffs per la terza stagione consecutiva.

A proposito dei Buccaneers, è evidente il fatto che la cura Jon Gruden cominci a fare effetto. Tampa Bay, nei playoffs, non si era neanche mai avvicinata ai 37 punti segnati domenica contro San Francisco, e nella sua storia non aveva probabilmente mai avuto un attacco aereo così esplosivo, guidato da un Brad Johnson in forma smagliante nonostante gli acciacchi. L'importanza dell'ex QB di Florida State nell'economia dell'attacco dei Bucs è ancora più evidente quando Johnson non è in campo; con Rob Johnson e Shaun King alla guida, Tampa Bay ha faticato parecchio nelle ultime gare di regular season, e anche contro i 49ers, quando Brad è andato negli spogliatoi a farsi medicare una ferita alla fronte, con il suo omonimo Rob in campo i Bucs hanno guadagnato zero yards in 4 giochi. In poche parole, la salute di Brad vale oro per Tampa. In attacco Johnson è stato ancora aiutato da una batteria di ricevitori che sono riusciti ad usare al meglio la loro statura, e in particolare domenica hanno sfruttato nel migliore dei modi i problemi della secondaria dei Niners (all'assenza di Jason Webster si è aggiunto l'infortunio di Ahmed Plummer). Non solo: la linea d'attacco dei Buccaneers ha confermato di essere nettamente migliorata da inizio stagione, e da ciò hanno tratto beneficio Mike Alstott e Michael Pittman, che nelle ultime gare sono diventati armi offensive da non sottovalutare. Dall'altra parte, ci ritroviamo come al solito a cantare le lodi della miglior difesa della lega, capace domenica di pressare Garcia da tutte le direzioni e di annullare la sua mobilità laterale; il QB dei 49ers, solitamente, è molto più a suo agio quando riesce a muoversi e lanciare in corsa, perchè ciò gli permette di guadagnare secondi importanti, ma contro Warren Sapp, Derrick Brooks e compagni, le sue possibilità di spostamento sono state molto ridotte. Finisce miseramente, così, una stagione che per i 49ers sembrava alquanto promettente, e con in giro già da tempo le voci di un possibile divorzio tra lui e la squadra, Steve Mariucci non ha certo migliorato la sua posizione con la gestione della gara di domenica. Prima, sotto 28-6, con 50 secondi da giocare nel primo tempo, la palla sulle proprie 31 yards e 2 timeout, Mariucci ha ordinato ai suoi di inginocchiarsi e mettere fine alla prima metà gara, nell'incredulità di Terrell Owens, Garcia e altri. Poi, nel secondo tempo, con il risultato ormai fuori discussione, ha chiesto agli arbitri di rivedere al replay una chiamata di fumble, anche se il pallone era stato recuperato dai 49ers e un'eventuale cambio di decisione avrebbe soltanto dato a San Francisco 7 yards in più. Non certo il modo migliore di impressionare positivamente lo staff dei Niners.