Non dite che non vi avevamo avvertito. Qualche settimana fa, in questa rubrica, avevamo lanciato un allarme legato ai Raiders, pronosticando, a causa dell'elevata età media dei principali giocatori della squadra allenata da Mike Callahan, un calo nella seconda parte della stagione. La seconda metà dell'anno, in effetti, è cominciata la scorsa domenica, ma prima ancora rispetto alle nostre previsioni, Oakland ha dato l'addio alla striscia vincente con cui aveva iniziato la stagione, ed ha inanellato una serie di sconfitte che sono diventate quattro dopo la gara persa domenica contro i 49ers. La difesa dei nero-argento, che tra l'altro non sono l'unica squadra ad essere caduta in disgrazia dopo un inizio di stagione più che promettente (vero Carolina, Indianapolis, Jacksonville, e Chicago?) non ha dato all'esplosivo attacco la possibilità di vincere la gara di domenica contro San Francisco, almeno nel finale. Da quando i Niners hanno ripreso il possesso della palla con 6.28 sul cronometro del quarto periodo, infatti, i Raiders sono stati incapaci di fermare la corsa offensiva degli avversari; il kicker Josè Cortez ha poi graziato Oakland sbagliando un facile calcio allo scadere del tempo regolamentare, e dopo aver vinto il sorteggio all'inizio dell'overtime, San Francisco ha di nuovo marciato con facilità per il campo, dando una seconda possibilità a Cortez di vincere la gara. Eppure, durante le fasi centrali della gara, la difesa dei Raiders ha messo sotto pressione con continui blitz Jeff Garcia; tuttavia, inspiegabilmente, nel periodo finale e nel supplementare Oakland ha insistito nel mandare in pass rush solo 3 o 4 uomini, permettendo a Garcia di sezionare la secondaria e anche di far valere la sua abilità di scrambler in più di un'occasione. La brutta prova della difesa non ha fatto altro che aumentare quei malumori di spogliatoio che già erano venuti a galla in occasione della partite precedenti, in cui il reparto difensivo di Oakland aveva avuto grosse difficoltà nel fermare le corse di Priest Holmes e Ladainian Tomlinson, e dopo la gara di domenica Jerry Rice e altri hanno dichiarato la loro frustrazione per aver dovuto assistere dalla panchina alle fasi finali della partita senza aver potuto mettere piede sul campo. L'impressione è che Jon Gruden fosse in grado di controllare meglio uno spogliatoio potenzialmente "esplosivo" come quello dei nero-argento, e che invece Mike Callahan stia un po' perdendo il controllo della situazione; anche a livello di scelte di gioco, la fine della striscia positiva di Oakland è coincisa con un aumento delle volte che Callahan ha deciso di tenere la palla sul terreno, piuttosto che usare il suo solido reparto ricevitori, e questa è un'altra delle cose che all'interno del gruppo squadra ha causato dei malumori. Con tutto ciò, i Raiders si trovano sul fondo di quella che è la division più solida della lega, la AFC West, e con un calendario che prevede ancora due gare contro Denver, una contro New England, una contro Kansas City e una contro San Diego, il futuro per Jerry Rice e compagni sembra essere piuttosto grigio. Non esattamente la situazione in cui Jerry sperava di trovarsi dopo aver affrontato per la prima volta i suoi ex compagni...
A proposito di ex illustri, i media di tutti gli Stati Uniti hanno pompato in maniera esorbitante per tutta la settimana precedente alla gara quello che sarebbe stato il primo scontro tra Drew Bledsoe e la sua ex squadra, i Patriots. Confermando la tendenza delle squadre allenate Bill Belichick a difendere bene contro l'attuale QB dei Bills (prima di domenica, in 9 gare contro Belichick, Bledsoe aveva un rating di 62.7), New England ha dominato Buffalo in lungo e in largo, rimettendosi in carreggiata dopo 4 sconfitte consecutive. Per i Patriots si tratta solo di una vittoria, a livello statistico equiparabile a qualsiasi altra in stagione, ma per il morale dei campioni in carica, e soprattutto per Tom Brady, l'importanza del successo di domenica contro Buffalo è inestimabile, dopo che quasi unanimemente i media del Nord Est degli Stati Uniti avevano cominciato a bacchettare la dirigenza di New England per aver scelto di tenere Brady piuttosto che Bledsoe (in effetti, se proprio volevano mandare via uno dei due, non è stata una grande idea "passare" Bledsoe ad un'avversaria divisionale). Anche per Bill Belichick, uno dei principali artefici della decisione di cedere quello che fino al suo infortunio nella fase iniziale della scorsa stagione era stato senza dubbio l'uomo-franchigia , sconfiggere i Bills è stato come togliersi un peso enorme, come si è visto dalla insolita esultanza del coach di New England dopo l'intercetto di Ty Law che ha messo fine alla gara. Nello specifico, per confondere Bledsoe, Belichick ha utilizzato in alcune situazioni una difesa che presentava quattro linebacker e 7 defensive back, senza uomini di linea, e la tattica ha funzionato alla perfezione, come hanno ammesso diversi membri del reparto offensivo di Buffalo; per ora i Patriots hanno messo a tacere i critici, ma c'è da aspettarsi che tutto riprenda vigore nei giorni precedenti all'8 dicembre, quando New England affronterà di nuovo i Bills, stavolta in casa a Foxboro.
Con solo 7 TD segnati in 7 gare disputate quest'anno, il coach dei Giants Jim Fassel era praticamente obbligato a fare qualche cambiamento nel suo attacco. Invece di seguire la linea comune, e mettere in panchina qualcuno dei titolari, Fassel ha deciso di "mettere in panchina" Sean Payton, il suo offensive coordinator, e di prendere in mano le chiamate delle giocate offensive. Il risultato è stata un netta vittoria contro i Jaguars, sicuramente più schiacciante di quanto sembrerebbe dal punteggio finale (24-17), in cui New York ha raccolto 394 yards sul terreno e non è stata costretta a calciare un punt fino alla fase finale del terzo periodo; il merito chiaramente non è soltanto nel cambio al vertice dell'attacco, ma anche di una esecuzione decisamente migliore rispetto alle ultime uscite della squadra. Di certo, però, è sembrato che l'attacco dei newyorchesi abbia beneficiato non poco dal ritmo creato dalle chiamate di Fassell, e soprattutto ancora una volta si è messo in luce il tight end Jeremy Shockey, uno dei principali candidati al titolo di rookie dell'anno.
Cosa dire di Brett Favre? Fino a pochi giorni prima del Monday Night contro i Dolphins la sua presenza in campo era in forte dubbio, a causa dell'infortunio al ginocchio rimediato due settimane fa nella partita contro i Redskins. Invece, non solo il QB dei Packers è sceso in campo da titolare per la 165esima volta consecutiva (basta un rapido calcolo...è qualcosa in più di 10 stagioni), ma ha anche dimostrato di non essere per nulla penalizzato né dal problema fisico in sé, né dalla vistosa protezione all'arto. Green Bay, guidata dal potente attacco orchestrato ancora una volta in maniera magistrale dal suo QB, ha fatto a pezzettini Miami, che continua ad essere nel pericoloso impasse in cui è entrata quando Ray Lucas ha sostituito l'infortunato Jay Fiedler dopo l'eroica vittoria nel Sunday Night contro i Broncos. Contro i Packers, la prova di Lucas è stata senz'altro migliore rispetto a quella disastrosa della gara contro Buffalo (che Lucas stesso aveva definito la peggiore prestazione di un QB nella storia del football, a qualsiasi livello), ma siamo ancora piuttosto lontani dalla sufficienza. Non ha certo aiutato il ritorno in campo di Cris Carter, rientrato sul terreno di gioco dopo metà stagione trascorsa negli studi televisivi della HBO; l'ex ricevitore dei Vikings è apparso, com'era prevedibile, completamente fuori forma, e dalle sue mani, che una volta erano tra le più sicure della lega, sono sfuggiti un paio di palloni d importanza capitale nella partita. E pensare che sembra che Miami voglia convincere a tornare in campo anche Troy Aikman...
Meritata menzione per i Bengals, che hanno reso profetiche le affermazioni del coach Dick LeBeau e del ricevitore Chad Johnson, i quali avevano garantito la vittoria della squadra contro i Texans. E infatti, Cincinnati ha ottenuto il primo successo della stagione, diventando anche la prima squadra nella storia della NFL con 7 o più sconfitte consecutive in apertura di annata a sconfiggere un avversario di 35 punti (38-3 è stato il punteggio finale contro Houston). Verrebbe da chiedersi perché LeBeau non abbia cominciato a garantire vittorie fin dalla prima giornata, visto che il giochetto sembra funzionare un po' per tutti (ricordate quando due anni fa coach Jim Fassel garantì che i Giants sarebbero andati ai playoffs?). A leggere i numeri, si capisce come le cose per i Bengals siano cambiate quando Jon Kitna è diventato QB titolare a tempo pieno: dopo aver subito 119 punti e averne segnati solo 23 in settembre, il conto per Cincinnati è 90-95 dal definitivo (almeno si spera) cambio di QB, e se togliamo il 34-7 subito contro gli Steelers, i numeri sono ancora più favorevoli alla squadra dell'Ohio.
Per chiudere, un consiglio alle squadre di football, college o NFL: lasciate perdere le casacche "speciali". Non per questioni estetiche, ma per i risultati. Caso 1: con le raramente utilizzate maglie verdi, sabato scorso Notre Dame ha dato l'addio alle speranza di titolo nazionale, dopo essere stata battuta da Boston College. Caso 2: domenica San Diego, con le casacche stile "retrò", è stata dominata 44-13 dai Jets, ed ha ottenuto la seconda sconfitta dell'anno contro 6 vittorie. Io ci penserei mille volte, prima di mettere da parte l'equipaggiamento classico...
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