A due settimane dalla sua conclusione, la stagione regolare NFL 2002 continua a sprizzare imprevedibilità ed incertezza da tutti i pori. Anzi: quando sembrava che nella NFC i giochi fossero fatti per quanto riguarda le 6 squadre ammesse ai playoffs, due inattese sconfitte dei Saints e dei Falcons hanno rimesso in gioco i Giants, che però per approdare alla postseason avranno bisogno di un mezzo miracolo. Nella AFC, invece che chiarificarsi, la situazione sembra ingarbugliarsi sempre più, con tutti e 6 i posti per la post-season ancora da assegnare all'interno del gruppone di 13 squadre ancora in corsa, tutte a o sopra quota 50% di vittorie; pensate addirittura che esiste uno scenario, ovviamente improbabile ma possibile, in cui 11 squadre finirebbero appaiate in testa alla conference con il medesimo record (9-7), il che darebbe via ad una serie di infiniti calcoli relativi alle procedure di spareggio (per chi non lo sapesse, se due o più squadre finiscono in parità a fine stagione, il primo criterio che si segue è il numero di vittorie negli scontri diretti, seguito dal record all'interno della division e così via).
Il big match della settimana era senz'altro quello di Miami. Ricky Williams arrivava alla gara reduce da 2 partite consecutive in cui aveva superato quota 200 yards su corsa (il record assoluto è 3 consecutive), ma domenica all'ex RB di New Orleans è bastata una "normale giornata in ufficio"(101 yards) per portare i Dolphins al successo che li catapulta al posto guida della AFC East. La chiave del successo di Miami non è stato né Williams né il gioco aereo, che tra l'altro ha tratto beneficio dalla prima buona prestazione di Cris Carter dal suo ritorno all'attività(spettacolare, soprattutto, la sua ricezione da TD nel primo tempo), ma la difesa, che ha rotto il ritmo di Rich Gannon fin dai primi minuti della gara, soprattutto grazie ai due sack messi a segno dal rapidissimo Jason Taylor in occasione delle prime due giocate offensive della partita(il titolo di MVP difensivo della lega quest'anno è suo a mani basse). Il fronte difensivo dei Dolphins non ha mai lasciato a Gannon il tempo necessario per trovare i suoi ricevitori, e la secondaria ha fatto un ottimo lavoro giocando una gara particolarmente "fisica", disturbando nel modo giusto le traiettorie corse da Jerry Rice, Tim Brown e compagni, e utilizzando coperture solidissime sia a uomo e a zona che hanno chiuso ogni spazio agli avversari; poi, quando è stata chiamata a mettere a segno la giocata che risolvesse la partita, la difesa di Miami ha risposto con il favoloso intercetto ad una mano di Patrick Surtain. Oakland ha insistito un po' troppo con il gioco aereo e, quando ha visto che le cose non funzionavano lanciando il pallone, avrebbe dovuto probabilmente utilizzare un po' più le corse di Charlie Garner, che ha portato l'ovale solo 6 volte per 13 yards. Contro una difesa incentivata anche dal fatto di "proteggere" il record per yards aeree in una stagione, che appartiene a Dan Marino ma di cui Gannon è alla rincorsa, alla fine la squadra allenata da Mike Callahan ha guadagnato soltanto 218 yards sul terreno, contro le 411 di media stagionale; ora Gannon, le cui 204 yards su passaggio ottenute domenica sono più di 100 in meno della sua media di quest'anno, dovrà lanciare per almeno 338 yards in ciascuna delle ultime due gare per superare Marino. La sconfitta riporta i Raiders all'interno della mischia nella AFC West, visto che ora il vantaggio dei californiani su Broncos e Chargers è di una sola gara. Sarà importantissimo il match della prossima settimana tra Denver e Oakland, e in quell'occasione Oakland farà bene a insistere con il game plan che ha portato la squadra alla netta vittoria (34-10) dell'incontro di "andata" (lo scorso 11 novembre), quando i Raiders misero la palla in aria 38 volte per 347 yards. D'altra parte, la difesa di Denver contro le corse è la seconda della lega, quella contro i passaggi la diciannovesima.
A proposito dei Broncos...la stagione di Denver, che sembrava vittima di un'inevitabile caduta libera che avrebbe portato la squadra al di fuori della zona playoffs, è stata salvata dall'ennesima performance magica della matricola Clinton Portis. Nonostante l'influenza, il rookie da Miami ha segnato ben 4 TD, uno dei quali su una ricezione e dopo aver superato Shaunard Harts con una spettacolare finta(a proposito di finte, cosa dire del movimento di Dante Hall sul suo TD nel quarto periodo? Lo scontro tra Deltha O'Neill e un compagno sembra la scena di un cartone animato...), e i Broncos hanno vinto una gara equivalente in tutto e per tutto ad una partita di playoffs. Con dall'altra parte del campo Priest Holmes, uno dei migliori corridori della lega nonché principali candidati per il titolo di MVP, è stato Portis a fare la parte del leone, guadagnando un totale di 225 yards, mentre il suo diretto avversario abbandonava il campo zoppicando dopo un infortunio all'anca (fortunatamente la gravità non sembra essere la stessa, ma non vi è sembrato che l'azione dell'infortunio fosse molto simile a quella che costò la carriera al grande Bo Jackson?). Ora Portis ha segnato ben 12 mete nelle sue ultime 8 gare, dopo essere entrato in end zone solo 2 volte nelle prime 6 settimane della stagione; il motivo, oltre al fatto che ad inizio anno Portis non si era ancora affermato come indiscusso titolare nella "Mile High City", è il maggior vigore che l'ex campione NCAA con gli Hurricanes sta dimostrando nelle corse interne, in mezzo al traffico, che non sono certo il punto forte di un giocatore della sua velocità. Mentre per i Chiefs la sconfitta significa il quasi sicuro abbandono dei sogni di post-season, la stagione dei Broncos sarà in pratica decisa dalla già menzionata sfida contro Oakland. Denver, visto il suo record all'interno della division, è nella interessante posizione di controllare il proprio destino: con due vittorie nelle due gare rimanenti (la seconda è contro i Cardinals, martoriati da mille infortuni), i Broncos avrebbero la certezza matematica di conquistare la AFC West, anche se espugnare l'Oakland Coliseum non sarà cosa facile. La cabala, tuttavia, favorisce Denver: dal suo arrivo a Denver Mike Shanahan ha un record di 12 vittorie e 2 sconfitte contro la sua ex-squadra, Oakland.
La decisione del coach dei Vikings Mike Tice di tentare la conversione da due punti con il punteggio in parità (31-31) e soli 10 secondi sul cronometro, nella gara poi vinta da Minnesota contro New Orleans, è la classica chiamata che a seconda del risultato può rendere un coach un genio o farlo crocifiggere da stampa e tifosi. Soltanto perché i Saints si sono dimenticati che la forza principale del QB Dante Culpepper sono le gambe e non il braccio, e hanno lasciato sguarnita la zona centrale del campo, non vuol dire che la scelta di Tice sia stata corretta. E' vero che Minnesota, come tutte le squadre già matematicamente escluse dalla corsa ai
playoffs (e quest'anno sono davvero poche, vista la parità della lega), ha ben poco da perdere, ma allora secondo me viene messo un po' da parte quell'idea del massimo impegno che ovviamente viene richiesto a tutte le squadre NFL, anche quelle già eliminate, che si trovano a decidere con i loro risultati come sarà composto il tabellone dei playoffs. Intendiamoci, domenica i Vikes hanno dato il 100% e vinto meritatamente, ma io penso che se una scelta è giusta in assoluto se fatta con la stagione in bilico, rimane giusta anche se si sta giocando soltanto per l'onore. Sempre secondo la mia modesta opinione, un puro ragionamento statistico mostra come una decisione come quella di Tice sia obiettivamente sbagliata, a meno di sapere in partenza di non aver nessuna possibilità di vincere ai supplementari, a causa di infortuni o di manifesta inferiorità(non certo il caso di Minnesota domenica): nella NFL, mentre la percentuale di conversione sul tradizionale punto addizionale è superiore al 90%, quella sulla conversione da due non supera il 50%. E ancora, da quando la "two-point-conversion" è stata riportata nella lega, soltanto tre squadre l'avevano tentata trovandosi in svantaggio di un punto con meno di un minuto da giocare, e tutte e tre avevano fallito. In poche parole, se Culpepper fosse stato fermato prima della goal-line, e io fossi stato un giocatore dei Falcons o dei
Giants (che inseguono New Orleans in classifica), non sarei particolarmente amichevole nei confronti di Tice.
Infine, quando si parla di MVP della lega, i nomi che vengono citati con maggiore frequenza sono quelli di Ricky Williams, Michal Vick, Rich Gannon o Priest Holmes. Quasi mai vengono nominati due giocatori che secondo me dovrebbero essere, quantomeno, tra i principali favoriti; si tratta dì Marvin Harrison e Steve McNair. Zitto zitto e lontano anni luce dalle esuberanze e dai "datemi la palla" di Terrell Owens, Randy Moss e Keyshawn Johnson, il ricevitore dei Colts ha polverizzato il record di ricezioni in una stagione che apparteneva a Herman Moore, oltre a stabilire un nuovo primato con 5 stagioni consecutive in cui ha superato le 1500 yards e a contribuire in maniera notevole all'importantissima vittoria di domenica di Indianapolis sui Browns. Da parte sua, McNair continua a scendere in campo ogni domenica nonostante la miriade di infortuni, e pur non allenandosi da tre settimane a causa dei malanni fisici alle costole e al piede, nel Monday Night ha guidato i Titans alla vittoria sui Patriots(l'ottava nelle ultime 9 gare per
Tennessee) correndo per 2 TD. C'è da sperare che coloro i quali hanno la possibilità di votare per l'assegnazione di MVP decidano di tenere conto di tutto ciò.
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