La AFC East è sempre la stessa. Non fatevi fuorviare dal fatto che se ne sono usciti gli Indianapolis
Colts, perché non erano mai veramente entrati nella division. Sì, c'erano, e ultimamente sono stati a volte anche duri da battere, ma non erano mai riusciti a sviluppare nessuna vera rivalità con le altre squadre che potesse reggere il confronto con i sentimenti forti e le contrapposizioni esistenti tra le altre quattro squadre supersiti. Perché la AFC
East, da sempre, vuol dire Bills, Dolphins, Jets e Patriots. Punto. In rigoroso ordine alfabetico. E
quest'anno l'equilibrio regna sovrano, e ci sono tutte le premesse perché questa sia ancora una volta "the NFL toughest
division".

MIAMI DOLPHINS [10-6]
L'offseason per i Dolphins è stata strana. Partita tra l'entusiasmo generale per l'acquisizione di Ricky Williams, un runningback come a Miami non se ne vedevano dai tempi di Larry Csonka, e di Norv Turner nel ruolo di OC, proseguita con un draft sottotono, e culminata in una stagione dei camp che ha messo a nudo i punti di forza e di debolezza delle squadra e ne ha evidenziato le vere potenzialità.
I punti di forza sono presto detti: la difesa è quasi la stessa, almeno nei ruoli chiave e nei titolari. I ritocchi più forti si sono resi necessari in linea, con la partenza/cacciata di Gardener e la perdita di 2 dei 3 DE che lo scorso anno avevano giocato di più, ma i primi test hanno dato buoni responsi. In attacco si presentano molto coperti i ruoli di ricevitore, con Chris Chambers atteso alla consacrazione, e di runner, sia come tailback (Williams, Minor ed il redivivo Robert Edwards) che come fullback.
Il vero punto interrogativo non è tanto la posizione di quarterback, dove Jay Fiedler, pur tra le perplessità più o meno generali, è e rimane il titolare, ed ha alle sue spalle un Lucas apparso molto migliorato rispetto allo scorso anno. Sappiamo che si può fare strada nei playoffs anche senza un Kurt Warner, basta non fare troppi errori, e Fiedler ce la può fare, anche se non è e non sarà mai un super. No, il vero tallone d'Achille di Miami è la linea d'attacco. Mentre scrivo ci sono già stati l'infortunio che ha chiuso l'annata di Brent Smith e quello che ha condotto al taglio di Leon Searcy, colui che sembrava l'acquisto più importante. Ora il reparto ha già gli uomini contati ancora prima di iniziare, e le partite di preseason non hanno detto molto di confortante sul suo rendimento complessivo. E quanto Ricky Williams si rivelerà un acquisto azzeccato dipenderà molto anche da loro.
Nel complesso, comunque, i Dolphins sulla carta non sono affatto una brutta squadra. È vero che, oggettivamente, nella AFC ci sono squadre che sembrano più forti, e anche che proprio le aspettative dell'ambiente potrebbero essere il nemico peggiore, oltre ai compagni di division. Ma con un po' di aiuto dalla fortuna la strada verso "qualcosa di più dello scorso anno" potrebbe anche essere percorribile.
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NEW ENGLAND PATRIOTS [9-7]
La sbornia è passata, adesso si ritorna nel mondo reale. Il trionfo nel Superbowl di New Orleans ha lasciato in eredità a questa squadra uno stadio nuovo, un franchise player in meno, e una situazione economica tutto sommato niente male, se confrontata ai problemi di salary cap che angosciano molte delle franchigie NFL. Quello che invece non è cambiato è la considerazione nei riguardi dei
Patriots.
Oggi come un anno fa nessuno li considera dei possibili candidati ai grossi traguardi. Eppure la squadra è quasi la stessa. Manca il carisma e la carica di Brian Cox al centro della difesa, anche se non è più lo stesso linebacker di qualche anno fa; manca Terry
Glenn, con tutto il suo carico di problemi irrisolti fuori dal campo; e manca lui, l'uomo che l'anno scorso in questo periodo era da tutti considerato il simbolo dei
Patriots, che aveva appena firmato un iper contratto per restare nel New England praticamente a vita, che nessuno aveva quasi mai messo in discussione anche dopo un'annata, quella del 1999, non certo felice per la franchigia di Bob
Kraft. E l'uomo, ricordiamolo, senza il quale i Pats non sarebbero mai usciti vincitori dal Championship Game con Pittsburgh, staccando il biglietto per New Orleans. Se e quanto Drew Bledsoe mancherà ai Patriots dipenderà da due cose: da come finiranno le due sfide con i Bills e, ovviamente, dalla risposta alla domanda che in tanti si pongono nella NFL: Tom Brady è una
"one-year-wonder"?
Il giovane quarterback ha visto eliminato il suo rivale al posto da titolare, ed è padrone assoluto della squadra, ha ottenuto una estensione ed un adeguamento del contratto, ed ora ha anche a disposizione una squadra più completa in attacco: Donald Hayes ed il rookie Deion Branch aggiungono profondità ad un reparto ricevitori che lo scorso anno è vissuto troppo spesso solo sulle spalle di Troy
Brown, mentre Graham e Fauria solidificano la posizione di tight end. Ma è stata la squadra l'elemento che lo scorso anno ha condotto i Patriots al Superbowl (oltre al piede di
Vinatieri), ed il maggior punto interrogativo è proprio se, con l'anello al dito, coach Belichick riuscirà a mantenere nei Patriots lo stesso spirito dello scorso anno.
Al di là di tutto, riesce difficile immaginare un ribaltamento tale per cui New England non debba finire nella parte alta della classifica divisionale. Il valore della squadra, sebbene inferiore a qualche altra, c'è, ed alla fine dovrebbe dare i suoi frutti. Ma molto dipenderà da Tom
Brady.
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NEW YORK JETS [8-8]
I Jets si presentano come il fattore a sorpresa della
division. Nei vari rankings che si sono accavallati in questo periodo sono assegnati indifferentemente al primo come all'ultimo posto e, se ciò è senz'altro indice del ben noto equilibrio delle forze nella AFC
East, è anche indice di come sia una squadra difficile da giudicare.
I biancoverdi hanno dovuto sacrificare gran parte della difesa sull'altare del salary cap. Praticamente tutta la secondaria è stata ricostruita da zero, ed anche altre pedine importanti (come ad esempio James
Farrior) se ne sono andate verso altri lidi. Di conseguenza la compattezza del reparto è tutto da ricostruire e, anche se gli innesti sono stati buoni, il lavoro da fare non è poco.
In attacco si spera molto in Santana Moss, che dovrebbe aiutare ad aprire il gioco aereo per togliere un po' di pressione a Curtis
Martin, classico punto di forza dei Jets. Assieme a Coles e ad un di nuovo sano Chrebet il reparto ricevitori promette bene.
Molto, quindi, dipenderà da Testaverde, come sempre. Un anno in più di esperienza nella west coast offense di Paul Hackett dovrebbe aiutarlo, ma è anche vero che questo è anche un anno in più sulla sua carta di identità, e le due cose, alla fine si compensano. Alle sue spalle Chad Pennington non è che stia facendo sfracelli, quindi è probabile che il fisico di paisà Vinny
quest'anno dovrà lavorare ancora parecchio. E da come reggerà dipenderanno probabilmente le sorti dei
Jets.
Il pronostico, quindi è difficile. Sulla carta le possibilità maggiori sono di vederli nella seconda metà della classifica piuttosto che nella prima, ma se tutto gira per il verso giusto, questa è una squadra che può dare fastidio.
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BUFFALO BILLS [8-8]
Dimenticatevi Ricky Williams. Il vero furto di questa offseason è stato Drew
Bledsoe. Sacrificando la loro prima scelta del prossimo anno i Bills si sono portati a casa tutto quello che gli mancava: un quarterback vero, un combattente, un uomo di esperienza, un leader, un uomo immagine. Attorno a lui la squadra che iniziava a mostrare delle potenzialità nella seconda parte della scorsa disgraziata stagione si sta solidificando. In attacco Travis Henry è il titolare, e sta a lui confermare che c'è. Attorno ad un di nuovo eccitato Moulds ha preso corpo una buona pattuglia di ricevitori, che ha in Price e nel rookie Josh Reed i due punti più interessanti. Mike Williams, il gigantesco rookie da Texas è l'innesto più di qualità in una linea d'attacco che dovrà preoccuparsi di proteggere il suo nuovo quarterback più di quanto non abbia fatto con il vecchio. La difesa si è potenziata nel mezzo, con l'innesto di London
Fletcher, ed ha alcuni giocatori tanto buoni quanto giovani su cui lavorare. Drew
Bledsoe, insomma, può essere il leader e collante di questa squadra. Perché oltre al talento ed alla grinta ha indubbiamente le motivazioni per cercare rivincite e spingere (o trascinare) una squadra ancora giovane verso qualche traguardo. Quali possano essere questi traguardi è difficile dirlo.
Presi dalla sindrome "bottom-to-top" tutti si sono scervellati nel cercare di individuare quali possano essere
quest'anno le squadre capaci dei maggiori miglioramenti partendo da zero o quasi, un po' come successe lo scorso anno con Bears e
Patriots. I Bills potrebbero anche essere una squadra di questo tipo, ma sarà dura, perché la division è dura. Ma un
miglioramento del record dello scorso anno, e magari anche qualcosa in più dell'ultimo posto finale, non è poi così fuori
discussione.striscia di vittorie contro i Bears e mantener viva una pur piccola speranza di playoff.
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