Huddle Magazine
 

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EAST DIVISION
by Mauro Rizzotto

WEEK 8

Team W L T %
Miami 5 2 0 714

Buffalo 5 3 0 625
New England 3 4 0 428
N.Y. Jets 2 5 0 285

 

17-24

È ufficiale. Bills are back. Non sono primi in classifica, ci sono squadre probabilmente più forti di loro in giro, però i Bills hanno invertito la china, ed ora stanno iniziando a carburare. La vittoria sui Lions di per sé può anche essere vista come non importante, visto che i Lions non sono poi un ostacolo così insormontabile. Però, detto che comunque nella NFL di oggi non ci sono squadre materasso (tifosi di Cincinnati, potete pure esultare a questa affermazione...), la vittoria di ieri è importante perché ha il sapore della classica prova del nove. Dopo il successo di Miami, non pienamente attendibile, perché maturato nel modo che sappiamo, Buffalo aveva molte cose ancora da dimostrare, e la vittoria contro Detroit ha aiutato proprio in questo senso.
Per la prima volta da tanto tempo la difesa è stata determinante nel vincere la gara: l'intervento di London Fletcher su James Stewart che, su un 4/inches per i Lions nel finale di gara, ha praticamente chiuso la partita è stata la ciliegina sulla torta di una belle prestazione di tutto il reparto difensivo. Nelle prime 5 partite i Bills avevano subito una media di 35 punti a partita; negli ultimi 10 quarti ne hanno concessi solo 34 in totale. "Penso che all'inizio della stagione abbiano avuto molta pressione addorsso, ed ora hanno invertito la tendenza" ha detto Eric Moulds, riferendosi ai suoi compagni della difesa. Lo stesso Moulds e Price, dal canto loro, si stanno confermando come il duo di ricevitori più caldo della NFL, e per la seconda volta quest'anno hanno toccato ambedue nella stessa gara le 100 yards ricevute. Travis Henry sta crescendo a vista d'occhio (ieri per lui 64 yards e 2 TD) e il buon Bledsoe (ieri per lui 21/36, 302 yards ed 1 TD), con cotanta materia prima a sua disposizione, può mettersi tranquillo a pensare con calma a domenica prossima e a come accogliere la sua ex squadra.
I Lions, a tratti, non sono sembrati neanche male, ma confermano la loro assoluta incapacità di vincere lontano da casa. Sono ormai quasi due anni che lontano da Detroit arrivano solo amarezze, e anche se nemmeno il campo di casa in questo periodo è stato un campo di fiori, è vero che ultimamente, come stavolta, c'è mancato poco: le ultime tre sconfitte sono state per uno scarto totale di 20 punti, quando ad inizio stagione i punteggi erano molto più pesanti.
L'innesto stabile di Joey Harrington (ieri 20/42 per 199 yards, 1 TD e 1 int) ha indubbiamente giovato alla squadra, la buona vena di uno James Stewart ristabilito fisicamente anche (83 yards ed 1 touchdown per lui, una settimana dopo il suo career-high di 172 yards). Non tutto è a posto, ovviamente, e molto c'è da migliorare e da lavorare, ma c'è chi anche sta peggio (tifosi di Cincinnati, potete pure smettere di esultare a questa affermazione...). E, come ha detto Harrington: "Questa è la quinta settimana in cui arriviamo ad un drive dalla vittoria. Non è divertente, ma impari che devi essere più continuo e consistente".
A Buffalo, ora, l'attenzione è puntata a domenica, alla prima edizione della "Bledsoe Cup": i Patriots appena superati di slancio in classifica, vengono a far visita al loro ex-eroe, e non sono in un periodo felicissimo. Si preannuncia battaglia...

7-20

Per i Browns è stato un tributo, una vittoria costruita con una rimonta quasi impossibile nella seconda metà della partita, da dedicare alla memoria del loro owner, Al Lerner, scomparso solo quattro giorni prima. Per i Jets è stato un incubo, una sconfitta maturata rotolando piano piano, dopo un primo tempo chiuso in ampio vantaggio fino al field goal finale bloccato da Brown, che li esclude in modo quasi definitivo da ogni speranza di playoff.
La partita era iniziata benissimo per i baincoverdi: un punt ritornato in touchdown 63 yards da Santana Moss ed un touchdown di Coles avevano portati i Jets sopra 14-0 dopo solo 9 minuti. E nel secondo quarto un altro touchdown di Chrebet fissava il punteggio sul 21-3. Sembrava fatta, i Browns sembravano spazzati via. Ma poi la partita è girata.
Privi di una benchè minima traccia di un running game (25 yards totali per Jamel White, completamente disperso la prima scelta William Green), è stato un superbo Tim Couch (33/49, 307 yards, 2 TD) a prendersi la squadra sulle spalle e a guidare la rimonta di Cleveland. Costantemente sotto pressione da parte della difesa di New York, Couch si è trovato costretto ad inventarsi vie di fuga sempre nuove; nonostante ciò, con grande maturità e consapevolezza, è riuscito a lanciare due passaggi da touchdown a Mark Campbell prima e Andre Davis poi, una trasformazione da due punti a Dennis Nortchutt ed a giudare altri due drive fino al piede di Phil Dawson.
E poi, il finale. 16 secondi alla fine, pallone sul piede di John Hall per un calcio dalle 44 yards che vale l'overtime. Lo snap è buono, l'hold anche, il calcio sembra pure... ma la manona di Courtney Brown si leva altissima dal mezzo della linea e sbatte la palla a terra. Fine.
"Ci siamo come rilassati e abbiamo giocato come se avessimo già vinto". "Ci siamo sentiti come se avessimo già portato a casa la partita". "Il secondo tempo è stata una debacle totale". Queste alcune dichiarazioni a caso dei giocatori di New York nel dopo gara, ed in effetti è difficile non sintetizzare così la gara, anche se senza dubbio la perseveranza, il carattere e la voglia di vincere di Cleveland e la gran prova di Tim Couch hanno fatto il resto.
Le prospettive di classifica per i Browns ora sono ancora discrete. La division è sufficientemente debole da permettere una rimonta, ma la forte conorrenza nella AFC rende lo spazio per errori ridottissimo. Gli Steelers sembrano essersi rimessi in carreggiata e vincere la division non sarà facile, specialmente senza un running back affidabile.
Per i Jets invece sembra proprio finita. Una stagione partita con alte speranze si riduce all'attesa dei derby divisionali nella speranza di togliersi delle soddisfazioni contro i nemici di sempre. Ed è ancora lunga...

24-16

Triste fine quella degli ultimi finalisti. I Rams arrancano disperati alla ricerca di sé stessi, ed i Patriots, dopo un avvio illusorio, non riescono più a far paura a nessuno, nemmeno ad un runningback rookie. Sì, perché dopo Priest Holmes, Ladainian Tomlinson, Ricky Wiliams e Ahman Green, ieri anche Clinton Portis ha corso in faccia ai campioni del mondo. 111 yards e 2 touchdown è il bilancio pesantissimo del rookie uscito da quella fucina di talenti che è l'Università di Miami e prima scelta dei Broncos di quest'anno. E se ci aggiungiamo le 116 yards ricevute da Ed McCaffrey (su soli 8 passaggi) e la precisione di un Brian Griese in gran spolvero (un ottimo 18/23 per lui, con 229 yards), ecco spiegato come ieri a Foxboro non c'è stata molta partita.
Non tragga in inganno il divario non molto ampio nel punteggio. In realtà non sono stati molti i punti della gara in cui i Broncos non hanno dato l'impressione di non avere il controllo della situazione. E non in molti frangenti si è avuta l'impressione che i Patriots potessero uscire vincitori. La difesa di Denver ha limitato i campioni a sole 179 yards, Tom Brady, pur non commettendo errori, non ha mai dato l'impressione di poter risolvere la partita, mentre dal lato opposto Brian Griese ha invece sempre comandato i suoi con una precisione ed una calma che hanno piacevolmente stupito molti dei suoi detrattori.
Per i Patriots c'è la nota lieta che finalmente, dopo quattro partite, Antonwain Smith è tornato a segnare un touchdown di corsa, ma lo smalto e la brillantezza della squadra dello scorso anno sono solo un ricordo. E, dopo il buon inizio, le quattro sconfitte di fila pesano molto anche sul morale, soprattutto contando sul fatto che quest'ultima arriva dopo la giornata di riposo e due settimane in cui la squadra avrebbe potuto lavorare con calma.
A scusante dei Pats, comunque, va detto che i Broncos sono in questo momento una gran bella squadra, con una difesa aggressiva (la prima della NFL contro le corse) ed un attacco molto ben bilanciato tra la freschezza di Clinton Portis e l'esperienza di Rod Smith, Ed McCaffrey e Shannon Sharpe. La AFC West è una division durissima, anzi moltissimo durissima, ma questi Broncos hanno tutte le carte in regola per cercare di vincerla.
Per New England, quindi, vale la parziale scusa che in questo momento perdere contro Denver non è certo un disonore. Ma è la situazione complessiva che a New England non lascia tranquilli: quarta sconfitta di fila, record perdente ed ora anche il sorpasso netto subito in classifica dai Bills, che per contro sono lanciatissimi. Non certo la situazione che i Patriots si immaginavano di dover affrontare quando, all'uscita dei calendari, qualcuno ha sicuramente tracciato un cerchio rosso attorno al 3 novembre: la data fissata per il primo incontro con il fantasma del passato: Drew Bledsoe.