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38-41
ot |
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Dopo quattro quarti di partita, densi di passaggi e di corse, di touchdowns e di errori, alla fine tutto si è risolto nel modo più semplice: tirando una monetina. C'erano pochi dubbi infatti che, vincendo il sorteggio, Tom Brady sarebbe riuscito a guadagnare il (più o meno) mezzo campo necessario per poter affidare al piedone infallibile di Vinatieri la palla della vittoria. E forse, avessero vinto i Chiefs, anche loro avrebbero potuto consegnare a ripetizione la palla a Priest Holmes e i Pats non avrebbero saputo come fermarlo. Tutto in un semplice testa o croce, quindi. È uscito croce: palla a Tom Brady, qualche passaggio, calcio di Vinatieri, tutti a casa.
La vittoria porta tre firme: innanzitutto, ovvio, quella di Adam Vinatieri, giunto al suo 12° field goal consecutivo senza errori (compreso uno, famoso, nella neve, ed uno, ancora più famoso, a New Orleans). Poi quella di Troy Brown: per lui è stata serata di franchise record, con 16 passaggi catturati per 176 yards, ed in più un touchdown: prima di lui solo Terry Glenn era arrivato a 13, in maglia Patriots. E, ultimo ma non ultimo, Tom Brady; anche per lui serata di record: 410 yards e 4 TD sono i suoi massimi in carriera.
Vien da dire: ma allora, con tutto sto popo' di ben di dio, perché si è arrivati all'overtime? Perché, complici le assenze dei linebackers titolari Bruschi e Phifer, dall'altra parte un uomo ha quasi mandato in tilt la difesa dei campioni del mondo. Priest Holmes ha corso per 180 yards contro una difesa fino ad ieri considerata tra le migliori della lega, ha ricevuto 5 passaggi, tra cui un touchdown e negli ultimi cinque minuti è andato a segno due volte. Mai i Patriots hanno dato l'impressione di aver capito come fermarlo e poche volte sono smbrati in grado di fermare i Chiefs in generale: alla fine hanno concesso 349 yards totali e ben 21 primi downs. Senza nulla tolgiere al valore degli uomini di coach Vermeil, questi non sono certo i numeri a cui la difesa di New England aveva abituato i suoi tifosi. Per fortuna che è uscita croce...
La domanda è: è stata una brutta giornata, o i Chiefs e Priest Holmes hanno trovato e mostrato a tutti come si possono battere i Patriots? Forse le controprove stanno per arrivare: nelle prossime due domeniche i campioni si troveranno di fronte prima LaDainian Tomlinson ed i Chargers e poi, soprattutto, la prima sfida con Miami e Ricky Williams. Ci sarà da divertirsi.
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3-30 |
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Commento finale di Zach
Thomas: "Hanno vinto otto gare di fila contro di me. Ma Ricky è 1-0 contro di loro". Forse il succo è veramente tutto qui. Perché la differenza tra i Dolphins che lo scorso anno hanno continuato a perdere contro il loro ormai ex-fantasma
biancoverde, e quelli che li hanno letteralmente asfaltati 30-3 ieri pomeriggio, è Ricky Williams. Ed è una differenza clamorosa.
Clamorosa perché una squadra così travolgente a Miami se la ricordavano in pochi, e bisogna forse andare indietro ai tempi in cui Dan Marino sparacchiava a tutto spiano verso i Mark
Brothers. Per poi scoprire che quella era comunque una squadra diversa, e che uno come Ricky Williams a Miami non l'aveva proprio mai visto nessuno. Il "capellone" ieri ha totalizzato la sua terza partita consecutiva con più di 100 yards (record all-time per i
Dolphins): il totale finale dice 151 yards, di cui 110 yards nel solo secondo tempo. 53 di queste sono venute con la lunga corsa in touchdown che ha spezzato le residure resistenze dei Jets e fatto esplodere uno stadio stracolmo che non aspettava altro se non la vittoria liberatoria.
L'impatto di Williams, si diceva. Tanto più impressionante se si pensa che il resto della squadra è praticamente identico allo scorso anno. D'accordo, c'è un nuovo tight end dalle ottime mani, Randy
McMichael, che potrebbe diventare una stella. D'accordo, la linea di difesa è nuova per metà, e Chester si sta dimostrando all'altezza di
Gardener. D'accordo, la linea d'attacco, criticata fino al minuto prima di iniziare la stagione, sta giocando molto bene, o forse è il fatto di avere uno come Williams dietro che la fa sembrare migliore, ma in fondo il risultato non cambia. Alla fine Miami è 3-0, ha sfatato il tabù-Jets, si coccola il suo capellone, ed ha il morale alle stelle.
I Jets, invece, rimontano su un aereo e tornano a casa con la triste consapevolezza che solo un paio di prodezze di Chad Morton li hanno divisi
dall'esere 0-3. Nelle ultime due partite sono stati schiantati 74-10 da due rivali divisionali. In ogni partita un runner avversario ha superato le 100
yards. Curtis Martin, spesso l'unica speranza per questa squadra, non è al massimo della forma. Testaverde appare lontano dai suoi giorni migliori: ieri ha chiuso con uno score di 14/25, 125
yards, 2 intercetti, un fumble ed uno score di 36.2, tanto che Chad Pennington è stato gettato nella mischia, in tempo per farsi anche lui intercettare dalla difesa di Miami. Insomma, è crisi nera.
"La nostra fiducia in noi stessi, probabilmente, adesso è un po' scossa" ammette uno sconsolato Herman
Edwards. "Abbiamo molto lavoro da fare per ritrovarci, rimanere uniti e concentrati. Del resto, possiamo solo migliorare, non possiamo fare molto peggio di così."
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