
|
3-30 |
 |
"Mai, nemmeno nei nostri sogni più selvaggi, avremmo pensato che lui ci avrebbe corso addosso in quel modo. Ha giocato una partita splendida, e noi non siamo riusciti a fermarlo". Chi parla è Rodney Harrison, safety di San Diego, e "lui" è Ricky Williams, l'uomo che quasi da solo ha asfaltato i Chargers. Il suo score parla di 143 yards e 2 touchdown, ma non dà l'idea di come per tutta la partita, Williams fosse totalemnte e irrimediatamente "unstoppable" per i poveri Chargers, che pure in quanto a difesa, non stanno messi male. Ed invece il figurone lo ha fatto la difesa di Miami, che ha mimimizzato Ladainian Tomlinson (per lui la miseria di 45 yards ed un muro costante davanti), cancellato dal campo Curtis Conway (uscito subito per infortunio, nemmeno una ricezione per lui) e ridimensionato il fantasma di Drew Brees.
La storia è nota: lo scorso anno, al draft, i Dolphins furono tentati di scegliere Brees al loro turno, ma poi optarono per il CB Jamar Fletcher. Brees finì a San Diego, a completare un draft già memorabile per la scelta di Tomlinson, ed i rimpianti a Miami non si sono mai del tutto sopiti, specialmente ora che Brees inizia ad ingranare le marce giuste mentre i Dolphins attraversano i noti problemi in regia.
Oddio... problemi... Se il vero Ray Lucas è quello visto ieri ed anche domenica scorsa contro i Ravens, allora i problemi non son poi così grossi. Perché il Lucas di ieri è stato il prototipo dell'efficienza: 14/23, 194 yards, un touchdown ed errori ridotti ad un paio di passaggi lanciati troppo alti. Mai una forzatura evidente, mai una indecisione, ma una costante sicurezza e la capacità di coinvolgere tutti gli uomini a disposizione in attacco (di rilievo la prestazione di James McKnight, 111 yards ed un touchdown con sole 3 ricezioni). L'aiuto ricevuto da un bel runner e da una bella prestazione degli uomini di linea non si può nascondere, ma Ray Lucas non è poi così brutto come era stato dipinto, e forse aveva solo bisogno di ingranare.
Invece Brees ha avuto una giornataccia. Costantemente sotto pressione da parte di una difesa asfissiante, con Jason Taylor che gli sbucava da tutte le parti (2 sacks per lui), l'ex qb di Purdue ha chiuso limitando i danni, ma con lo score non esaltante di 15/22 per sole 107 yards ed un intercetto, sparato al primo drive dritto in bocca a Zach Thomas. In nessun momento San Diego ha dato l'impressione di poter venire a capo della matassa. Tomlinson, controllatissimo, non è riuscito ad incidere; i ricevitori, perso Conway, non hanno prodotto granchè, fatta eccezione per un paio di lampi del rookie Reche Caldwell; il solo Stephen Alexander è stato un fattore, confermando una certa vulnerabilità della difesa dei Dolphis contro TE "di peso", del resto già ben evidenziata da Tony Gonzales nella sconfitta a Kansas City. Ma non c'è stato nulla da fare: i Dolphins non hanno mai mollato la presa.
Ora le due squadre si trovano con record appaiati, in testa a divisions ugualmente complicate. Miami ha la testa solitaria, ma domenica va in un campo per lei storicamente difficile come quello di Orchard Park a Buffalo. I Chargers, invece, sono nel mucchio selvaggio della AFC West, dove nemmeno i Chiefs che inseguono a due partite di distanza possono dirsi tagliati fuori, e domenica anche per loro c'è un bello scontro divisionale, in casa contro Denver. Tutto può ancora succedere.
|

|
13-31
|
 |
New York ha vinto le ultime 4 partite, e 5 delle ultime sei. Buffalo ha perso le ultime tre. Il momento delle due squadre è fotografato abbastanza bene anche solo da questo dato.
I Jets sono "on a roll". Euforici, ottimisti, trascinati da un giovane quarterback a cui, in questo momento, riesce quasi tutto, comprese corse in touchdown (quella nel 4° periodo della partita di ieri) con mosse da runningback che si credevano esclusiva di Donovan McNabb e Michael Vick.
I Bills sono una squadra che sembra aver smarrito la spinta emozionale che li aveva portati, vero la metà della stagione, al secondo posto della classifica divisionale, ad un alito dalla vetta. Ma da lì in poi, forse, è subentrato un certo rilassamento ed ora, dopo tre sconfitte consecutive, Buffalo è di nuovo all'ultimo posto in classifica, unica tra le squadre della AFC East ad avere un record perdente (5-6).
Ieri la sconfitta si è concretizzata con una prestazione generalmente inconsistente, e contraddistinta soprattutto dagli errori, specialmente quelli di Drew Bledsoe: 2 intercetti ed un fumble perso contro una squadra, i Jets, che lo ha battuto in nove degli ultimi 10 incontri. "È stata una giornata difficile", ha ammesso alla fine il quarterback. "Il rimedio è semplice: dobbiamo solo giocare meglio".
I Jets invece, hanno completato una partita davvero ottima sotto tutti i profili: produttività, intensità, precisione e concentrazione: basta dire che l'unica penalità della gara a loro sfavore è venuta nell'ultimo gioco, con un "delay of game" chiamato intenzionalmente per far passare il tempo. Curtis Martin è tornato sui suoi livelli consueti, con 21 corse per 120 yards ed 1 TD. Laveranues Coles ha rappresentato il punto focale dell'attacco aereo, ricevendo 7 palloni per 78 yards ed un touchdown. Pennington non ha sbagliato nulla, chiudendo con 15/24, 178 yds e 1 TD. La difesa ha costretto i Bills a numerosi errori, ed ha limitato bene la coppia di babau Price-Moulds (6 ricezioni per il primo, ma solo per 49 yards, appena 2/24 yards per il secondo), e un po' meno bene Travis Hanry, che ha corso 17 volte, con 83 yards ed 1 TD e ricevuto latre 7 per 43 yards totali. Ma alla fine il risultato li ha premiati, ed abbastanza ampiamente.
La lotta per la postseason in teoria è ancora aperta per tutte e due le squadre, ma obiettivamente per Buffalo le speranze sono proprio poche, anche se battere i Dolphins domenica potrebbe essere un primo passo. I Jets hanno delle speranze in più, ma di fronte si trovano un calendario tremendo, che inizia con un Monday Night in casa dei Raiders, oltre a Broncos, Bears, Patriots e Packers. Ma per una squadra risorta da 1-4, niente appare più così impossibile.
|

|
17-24 |
 |
Non è stato difficile per i Patriots venire a capo dei Vikings. Sono bastati tre drives, i primi tre, con tre touchdowns, per andare 21-0 e chiudere la gara. Il resto l'hanno fatto i Vikings, tagliandosi le gambe da soli con tre fumbles e due calci sbagliati che hanno reso praticamente impossibile la rimonta, nonostante un progressivo rilassamento dei campioni in carica che ha consentito a Minnesota di riavvicinarsi nel punteggio, senza però ottenere nulla.
Con i tre di questa gara ora i Vikings sono a quota 16 fumbles nel corso dell'anno. A questi sommiamo i 16 intercetti lanciati, ed arriviamo così a capire molto sul perché la stagione di Minnesota sia un tale calvario. Nessuno nella NFL ha un "turnover-margin" di -19, nessuno è arrivato a perdere 16 partite consecutive in trasferta (l'ultima vittoria è stata a Dallas, il Thanksgiving Day del 2000), nessuno ha una difesa così colabrodo (peggiore della NFL con circa 380 yards concesse di media a partita), e nessuno forse ha un tale potenziale inespresso in soli due uomini, quarterback e ricevitore. Ma se di Randy Moss si sa quasi tutto, sui rimedi alla crisi di Dante Culpepper c'è poco da dire, se non... sperare che passi. Ieri la sua prestazione non è stata male (24/49, 272 yards e 2 TD), ma il fumble, ottavo della stagione, pesa troppo. Né è stato siutato da Bennett, che ha chiuso la sua striscia di 4 partite sopra le 100 yards contro l'arcigna difesa dei Patriots.
I quali Patriots, per vincere, non hanno dovute come detto fare nulla di eccezionale, se non domare il vento di Foxboro e giocare dei quarti down alla mano piuttosto che rischiare di calciare. Ma quello che hanno fatto è stato fatto bene, e ha dato la netta impressione che i campioni in carica siano bene in palla e pronti per lo sprint finale. Nelle ultime partite New England affronterà tutte le rivali di division, con il vantaggio di riceverle tutte in casa, fino allo scontro finale dell'ultima gionata contro Miami. La squadra, come detto, è in palla, ed i problemi di metà stagione sono solo un ricordo. I campioni del mondo sono ancora loro e, per togliergli l'anello, bisognerà passare per Foxboro.
|
|