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21-49 |
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Se i Dolphins giocassero ogni partite come giocano i loro
season-openers, probabilmente non sarebbero trascorsi 17 anni dalla loro ultima apparizione al
Superbowl. Ieri, in quella che è stata la loro undicesima vittoria consecutiva nella partita inaugurale della stagione, Miami ha schiantato i poveri Lions con un punteggio che non ammette repliche. "È stato più facile di quanto pensavamo" ha ammesso Jay
Fiedler; "Ci stavamo divertendo, lì fuori". E il quarterback è stato un protagonista solo secondario nella partita, pur con il notevole score finale di 18/27 per 207 yards e 3
TD. E nessun intercetto. Perché il vero spettacolo nei Dolphins lo hanno date le facce nuove.
Ricky Williams, il nuovo runningback: 20 portate, 111 yards, due
touchdowns, una corsa da 37 yards, lunghezza per lui inusuale. Randy
McMichael, il nuovo tight end: 4 ricezioni, anche difficili, e un
touchdown. Norv Turner, il nuovo offensive coordinator: per lui vale quanto detto dal T Mark
Dixon: "Con le chiamate di Norv Turner in campo è uno scherzo. Sapevo dopo i primo quattro o cinque giochi che i Lions erano nei guai. Con tutti i nostri scambi e motions non riuscivano a starci dietro".
Ma la storia della partita è Robert Edwards, il "nuovo" runningback. Lo stesso giocatore che nel 1998 ha debuttato nei Patriots con una spettacolare stagione oltre le mille
yards; che nel febbraio del 1999 si è massacrato un ginocchio giocando sulla spiaggia e che per questo ha rischiato l'amputazione della gamba; che sembrava destinato a non poter nemmeno più camminare senza stampelle; che lo scorso anno aveva tentato un rientro nel football proprio con i
Patriots, finendo tagliato a metà del training camp tra lo scetticismo di tutti. Proprio lui. Dopo aver passato il camp e conquistato un posto in squadra con i
Dolphins, ieri ha giocato, portato palla 4 volte, ricevuto altrettante e segnato due
touchdowns. E Dave Wannstedt, per una volta, negli spogliatoi ha consegnato due palloni della partita: uno a Williams ed uno a lui. Che ha poi ammesso di essersi sentito felice "come quando ho segnato il mio primo touchdown da
rookie".
Sui Lions non c'è molto da dire: come nella prima partita dello scorso anno sono spariti subito, e dopo 20 minuti erano già sotto 21-0. C'è solo da sperare che non sia lo stesso viatico di allora. "Sono sorpreso da un sacco di cose, a cominciare dal punteggio" ha poi dichiarato coach
Mornhinweg. "Mi aspettavo che tutta la squadra giocasse meglio". La difesa, che in preseason era stata la migliore della NFL contro le corse, ha concesso ai Dolphins ben 182 yards sulla terra. E si registra già il debutto di Joey
Harrington, che a 10 minuti dalla fine è entrato in campo, completando solo 4 passaggi su 11 per 41 yards
(McMahon ha chiuso con 7/17 per 133 yards, 1 TD e un intercetto).
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37-31 |
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Il New York Post ha aperto la pagina sportive con un titolo che non necessita di traduzione
"Jets return with a bang!". E di vero e proprio "bang!" si è trattato, perché l'impetuoso ritorno di Chad
Morton, 96 yards tutte d'un fiato con in mano il pallone appena calciato per il kickoff del supplementare, è stato un fulmine che ha chiuso un partita fin lì molto combattuta, come del resto tradizione degli scontri recenti tra le due squadre (le ultime tre partite si sono tutte concluse con distacchi inferiori ai 6 punti).
"I ragazzi hanno fatto dei gran blocchi" ha poi raccontato Morton. "Mi hanno portato via tutti, così ho potuto provarci. Ho fatto una finta sul kicker e poi mi sono visto uno
(Shawn Bryson) proprio dietro di me. Sapevo che sarebbe stata una gara di corsa, e non sapevo se avevo benzina a sufficienza per farcela fino alla
endzone. E mi dicevo: 'Per favore, non farti prendere, per favore non farti
prendere'. Sulle 30 yard pensavo che almeno eravamo in una buona posizione se mi prendevano. Ma ce l'ho fatta. Game over".
Più che 'ce l'ho fatta' avrebbe dovuto dire 'ce l'ho ri-fatta', visto che nel secondo quarto Morton aveva già avvisato tutti; stavolta le yards di corsa sono state 98, ma il risultato lo stesso:
touchdown. E due ritorni di kickoff in TD non si erano mai visti nella storia della NFL.
È a questo punto evidente cosa ha deciso la partita: gli special team. Le due squadre infatti si sono combattute più o meno alla pari. I Jets si sono avvalsi di un Testaverde in buona vena (24/30, 210 yards e 2 TD il suo score) e di una buona prova dei ricevitori
(Chrebet su tutti). Hanno però dovuto incassare il colpo dell'infortunio a Curtis
Martin. Non sembra nulla di gravissimo, però è un'assenza che pesa, eccome, visto che Lamont Jordan non è riuscito ad andare sopra le 32
yards.
Nei Bills Travis Henry ha segnato i suoi massimi: 149 yards su 31 portate e 2
touchdowns. Eric Moulds ha rivisto la palla così spesso come non gli capitava da un po', chiudendo con 8 ricezioni per 112 yards ed 1
TD. Ed il debutto di Drew Bledsoe è andato piuttosto bene: ha già impresso il suo marchio sull'attacco, chiudendo con 26/39, 271
yards, 1 TD e 2 intercetti. Ma tutto questo, come detto, vuol dire poco, perché la chiave sono stati gli special
teams.
Paul Westhoff, coach dello special team di New York, forse il miglior coach di tutta la NFL nel suo campo, durante il lancio della monetina di inizio overtime aveva radunato i suoi sulla sideline e gli aveva detto: "Non c'è nessun motivo per cui noi non si possa vincere proprio ora in questo gioco". E i suoi gli hanno evidentemente creduto. "Ne avevamo parlato sabato sera" ha detto coach
Edwards. "Avevamo detto 'Non importa cosa succeda, pensate sempre di poter
vincere'. E ci hanno creduto, ed hanno dimostrato la loro voglia di vincere. Questi sono ragazzi che non smettono mai di lottare".
Dal lato opposto, invece, la musica è ben diversa. Lo special team di Buffalo ha concesso ai Jets qualcosa come 300
yards, oltre ad un punt bloccato (capitalizzato con un field goal di Hall) e, considerato lo scarto finale, questo spiega molte cose. "La cosa che lo scorso anno ci veniva meglio era la copertura sui
kickoffs" ha poi detto Gregg Williams, coach dei Bills. "Eravamo quarti nella lega. E abbiamo gente anche migliore
quest'anno. Ma abbiamo mancato troppi tackles. Niente a che fare con gli schemi: solo placcaggi, placcaggi molli. Guardate i filmati e vedrete solo tackles mancati". Non saranno i fantasmi della sconfitta del 1999 contro Tennessee nei
playoffs, decisa da un miracolo dello special team dei Titans (il Music City
Miracle), ma certo è un bel punto su cui lavorare, e da subito.
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14-30 |
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Eccoci qui. Otto mesi dopo la finale di Conference Steelers e Patriots si ritrovano di fronte. Stesse motivazioni, le stesse cose da dimostrare, qualche faccia nuova di qua e di là, più di qua (Patriots) che di là (Steelers) a dire il vero. Pronostico a favore di Pittsburgh, i Patriots sottovalutati, Kordell Stewart e Tom Brady, Troy Brown e Hines ward, Antonwain Smith e Jerome Bettis. Quasi tutto come un anno fa. E, come un anno fa, i Patriots hanno spazzato via tutto: gli Steelers, le perplessità su di loro, i pronostici sugli avversari, tutto. Ma lunedì sera, a differenza di un anno fa, non c'è stato Drew Bledsoe a cavare le castagne dal fuoco; lunedì sera i Pats hanno fatto tutto da soli, eccome.
Tom Brady ha lanciato per 294 yards (29/43), piazzando tre touchdowns e nessun intercetto. Tra il secondo e terzo quarto Charlie Weis, l'offensive coordinator di New England che si sta sempre più imponendo all'attenzione generale, ha chiamato 25 giochi di passaggio consecutivi, spaccando una partita fin lì in equilibrio con un break di 20 punti a zero. Alla fine della partita saranno 4 i ricevitori dei Patriots ad aver acchiappato più di 4 palloni, e 8 in totale ad averne ricevuto almeno uno. E su tutti il rookie Deion Branch, che ha debuttato davvero col botto: 6 ricezioni, 83 yards ed un TD, oltre ad un paio di buoni ritorni per un'altra cinquantina di yard. Davvero non c'era un modo migliore di inaugurare il nuovo Gilletle Stadium, il complesso che da quest'anno pernde il posto del mitico Foxboro Stadium, ormai demolito.
Gli Steelers... beh... le cifre da sole non rendono l'idea della partita. Pari nel conto dei primi downs (20 a 20); di poco sotto nel conto delle yards totali (283 a 343); addirittura sopra nel computo totale dei giochi fatti (67 a 63) e del tempo di possesso. L'unico numero che può spiegare la partita sono i 3 intercetti lanciati da Stewart, ma anche questo, seppure importante, è riduttivo. I Patriots hanno vinto perchè hanno giocato meglio, e di molto, sia in attacco che in difesa, e per la squadra di Bill Cowher questo può essere ua salutare pausa di riflessione, capitata fortunatamente subito, dopo gli entusiami ed i pronostici a favore che già si addensavano unanimi sopra gli Steelers.
È comunque presto per tratte qualsiasi conclusione da una sola partita. Anzi, no, forse una ce n'è, ed è anche abbastanza ovvia: i Patriots ci sono. Come andrà a finire è un'altra storia, ma per portagli via l'anello, bisognerà farci i conti.
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