NFL 2K


National Football Conference
Central Division

WEEK 8

BUFFALO @ MINNESOTA 27-31

Tre punti. Per una vittoria sofferta. Per una stagione ancora immaccolata. Per un record già nella storia. Il FG di Gary Anderson è servito a tutto questo. 2004 sono invece i punti che il K dei Vikings ha totalizzato nella sua lunghisssima carriera superando i 2002 raccolti da un mostro sacro della palla ovale come George Blanda. Il 2004° punto di Anderson oltre ad iscriverlo di diritto nella Hall of Fame ha dato sicurezza a Minnesota in una partita che definire sofferta non può non essere un eufemismo. Mai completamente disinvolti in attacco e troppo poco aggressivi in difesa i Vikes hanno concesso un facile inizio a Buffalo e Doug Flutie, di nuovo titolare dopo l'infortunio a Rob Johnson. Come già con Chicago la scorsa giornata Daunte Culpepper e i suoi hanno concesso i primi due quarti agli avversari collezionando una moltitudine di three and out.
Il RB rookie Morris si dà da fare e Flutie lo coinvolge con successo. Gary Anderson segna in uno dei pochi giochi produttivi dei Vikings nel primo periodo. 3-0. Seconda frazione senza storia. I Bills muovono divinamente la catena ma segnano solo 10 punti con un TD di Eric Moulds ed un FG di Steve Christie. DC (Daunte Culpepper) si riprende dal torpore che lo aveva avvolto quando 54 secondi lo separano dal the negli spogliatoi. Ma ai gialloviola tanto basta per sciropparsi 64y con due soli lanci, uno per Randy Moss e uno per Cris Carter. Dennis Green si accontenta e a 9 secondi dal riposo fa calciare di nuovo Anderson. Al ritorno in campo le due squadre appaiono più intraprendenti. Carter riceve in end zone un passaggino di Culpepper per il primo vantaggio vichingo. Morris non ci sta e palla alla mano varca la linea di meta. Lo stesso rookie da poco entrati nell'ultimo periodo scava una piccola fossa tra i due team segnando con una ricezione da 18y. Il quarto quarto però è il preferito dai Vikes che innestano l'overdrive. Carter riceve ancora all'interno della EZ e Moe Williams trasforma da due. Il gioco successivo si rivelerà decisivo. Il kickoff è buono ma lo special team di Green si appisola e Watson scappa sino alle favorevoli. Lì incontra l'ormai solo Mitch Berger che lo ferma con uno spettacolare placcaggio. Per il punter gialloviola non è una novità. Buffalo riesce a ricavarne solo un FG. Troppo poco. Un buonissimo punt return di Walter riconsegna a DC l'ovale sulle 34 di Buffalo. Un lancio. Solo uno. E nel giro di qualche secondo Moss festeggia con la palla in mano ricevuta ai limiti della EZ. 39 yards in un attimo. Un punto di vantaggio. Per la sicurezza, per restare imbattuti, per costringere Buffalo nei secondi finali ad un disperato hail mary che non va, batano tre punti. 2002, 2003, 2004... Gary Anderson! Domenica i Vikings dovranno affrontare la temibilissima trasferta a Tampa. Ad apettarli ci sarà una squadra indiavolata, in cerca di disperato riscatto. Minnesota sa vincere soffrendo, servirà anche in Florida, sicuro. E poi... i tre punti che bastano sa sempre a chi chiederli, no?

CHICAGO @ PHILADELPHIA 9-13

Quanto serve per battere Chicago? Davvero Poco. Un TD e due FG in tre quarti sono più che sufficienti. Se per di più ad un attacco che si fa sempre più fatica a definire tale togliete anche l'uomo migliore dopo appena nove passaggi tentati resta veramente ben poco. Un intraprendente James Allen, nulla più. Per tre quarti i Bears sono stati assolutamente inoffensivi. Solamente nell'ultimo periodo si sono "sbloccati" ed hanno messo punti sul tabellone. Ma di TD neanche l'ombra. Il richiestissimo (dai tifosi) Jim Miller ha dimostrato tutta la sua mediocrità. 14 su 34 per 128 yards, nessun TD e un intercetto. Le statistiche, spesso bugiarde, stavolta non lo sono. Philadelphia non ha giocato tanto meglio, faticando parecchio per muovere la catena. Nei pressi della Red Zone però gli Eagles si sono trovati un po' più a loro agio di Chicago.
Nonostante questo i primi punti dell'incontro sono arrivati solo alla fine del primo quarto grazie ad una bordata di Akers dalle 51. Per vederne altri è stato necessario attendere la fine del tempo. McNabb finalmente mette palla in aria con continuità e in due minuti e mezzo costruisce un drive da 77 yards che si conclude con l'unico TD della giornata, firmato Thomason. Ancora siccità per altri otto minuti e mezzo finchè Akers ha la possibilità, che sfrutta, di ripetersi dalle 29. Chicago ed il suo attacco continuano a non dare segni di vita. L'elettroencefalogramma dei Bears si smuove dalla costante piattezza che lo affligge solo dopo due minuti e trenta dell'ultima frazione. Miller si accorge dell'esistenza di Kennison e lo serve. Sempre Kennison si veste da RB e guadagna quanto necesario per tentare il FG ed evitare lo shut out. Edinger (che fino a quel momento non era nemmeno potuto entrare in campo per provarci) non s'è raffreddato in panchina, se lo avesse fatto chi poteva biasimarlo? Ennesimi otto minuti di carestia, quindi ancora dentro il buon Edinger per altri tre. Non passano che pochi secondi ed eccolo di nuovo. Intercetto di Parrish che ritorna sino alle 22 favorevoli. Nulla di fatto nei tre tentativi seguenti. E c'è altro lavoro per Paul che in questa occasione può calciare caldo. Mancano cinque minuti ma l'elettroencefalogramma di Chicago dopo quest'ultimo sussulto non si smuoverà più. La stagione dei Bears è finita da un pezzo. Le prossime sei partite serviranno al coaching staff per stabilire su chi si potrà contare l'anno venturo ed alla dirigenza per capire se è ancora il caso di avvalersi dell'attuale coaching staff. Noi? Lo spazio dei Bears potrebbe diventare una gustosa finestra sulla NCAA. Se non avranno la prima scelta assoluta (i Chargers sono in pole position) state certi che ai Bears la seconda non sfuggirà.

DETROIT @ TAMPA BAY 28-14

Ma scusi, lei chi è? Sono Stewart, James Stewart. Un nome e un cognome per continuare a gioire in trasferta e per proseguire un'agonia che dura ormai da quattro giornate. Proprio così. Il RB dei Detroit Lions finalmente tornato agli splendori dei tempi in cui evoluiva con la maglia dei Jaguars è stato l'ago della bilancia. Mentre Tampa non riusciva a segnare un TD nemmeno con la matita lui ne collezionava tre, di cui due nell'ultimo periodo. Passati in vantaggio con due FG di Gramatica i Bucs rimanevano in testa sino al primo TD di Stewart, seguito da trasformazione da due sempre del numero 34, quando mancavano pochi secondi allo scadere del primo tempo. Prima infatti una safety, che poteva benissimo essere un TD se Ronde Barber fosse riuscito a controllare il pallone dopo il punt bloccato da Webster, e ancora Gramatica (dalle 50) erano stati intramezzati da un solo FG di Hanson, nato da un fumble di Mike Alstott. Nel terzo periodo vedeva la luce il primo vantaggio dei Lions grazie al piede magico di Jason Hanson. La quarta e decisiva frazione era tutta da giocarsi. Ma l'attacco dei Bucs, che aveva dominato il primo quarto (107-28) è completamente scomparso. La fiera degli errori vede fumble e intercetti (tre per Shaun King) compromettere la partita di Tampa. L'attacco in crisi riesce a conquistare un solo primo down lasciando la difesa in campo per moltissimi minuti. Ne nasce un FG del solito piccolo grande Martin Gramatica che dalle 55 impatta. Ma la difesa è stanca e negli ultimi cinque minuti concede a Stewart, James Stewart, di varcare la linea di meta per altre due volte. Giornata da ricordare per Stewart, 116 yards e tre TD, evidentemente rigenerato dall'aria della Florida. Certamente i Bucs se ne ricorderanno i connotati per un bel po'. Tampa non ha il miglior Alstott (poco concentrato) e deve trovare il modo di sfruttare meglio le sue armi offensive, altrimenti anche la difesa, seppur granitica, non può fare molto.

GREEN BAY (3-4) BYE WEEK

I Green Bay Packers hanno già inoltrato la domanda. Per il finale di stagione sperano di esibirsi sotto l'ottovolante di Disneyworld, simbolo incontrastato della loro stagione 2000. Ma non tutto è buttato. Le grandi difficoltà di Tampa lasciano ancora qualche prospettiva a Favre e compagnia, anche se l'equilibrio della NFC East e la crescita di New Orleans preoccupano tutto il Wisconsin. Tre superstar non bastano per dominare. Lassù nel nord se ne sono accordi. Favre, Freeman e Levens (a mezzo servizio) possono risolvere molte partite ma non tutte e quindi si lotta solo per una Wild Card. Bisogna pensare a ricostruire, non le fondamenta, quelle ci sono ancora, servono le rifiniture constatato che senza quelle nella NFL2K non si va tanto in là a gennaio.


Alessandro Taraschi

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