NFL 2K


National Football Conference
Central Division

WEEK 6

TAMPA BAY @ MINNESOTA 23-30

Sembra proprio che avesse ragione lui. Quinta partita e quinta vittoria. I Minnesota Vikings non vogliono fermarsi e restano con i Rams l'unica franchigia imbattuta della NFL. Per Dennis Green deve essere una soddisfazione particolare dopo tutte le critiche ricevute in estate. Il Monday Night contro la temibilissima difesa dei Buccaneers ha confermato che puntare sul giovane ed inesperto Daunte Culpepper (foto) non è stato un azzardo ma una scelta pondereta e basata sulle potenzialità del ragazzone di colore, non sulle manie di protagonismo di un coach che cambia QB come Moratti cambia allenatori. Ma a rallegrare Green non è solo Culpepper. Il lancio che ha deciso la partita nel quarto periodo aveva un destinatario che il coach di Minnesota conosce molto, molto bene, trattandosi di un'altra scommessa vinta completamente. Randy Moss. Che amasse i Prime Time lo si sapeva, così come si sapeva fosse in grado di spezzare qualsivoglia incontro. L'ennesima dimostrazione lunedì notte. Un TD da 41y ricevuto elevandosi sopra i due DB destinati come abitudine alla sua copertura. Quando? Nel momento critico di un Minnesota-Tampa Bay più bello che mai. Quarto periodo e Minnesota per la prima volta sotto 23-20. Moss si impossessa di un lancio che trasforma un critico terzo e dieci in un gioco da 22y portando Minnesota sulle 41 di Tampa. Da lì è un gioco da Randy Moss catturare il pallone che Daunte Culpepper gli indirizza in End Zone. "Quando sono passati in vantaggio noi DOVEVAMO tornare in vita. 'Do or die'" e Culpepper ha fatto sì che di DO si trattasse. Per Dennis Green "Randy gioca duro ogni partita, non solo nei Monday Night. Riesce a fare i big plays quando servono". Se poi si è sulla TV nazionale tanto meglio, no? La partita era iniziata per il verso giusto per i Vikes. Un fumble di Keyshawn Johnson nel gioco d'apertura consente a Culpepper di segnare con una corsa da 27y passati appena 24 secondi dall'inizio. Lo stesso Culpepper si lascia sfuggire uno snap dalla shotgun formation permettendo a Tampa di impattare con una corsa di Shaun King (11y). Gli errori di Tampa consentono a Minnesota di allungare nel giro di un minuto. Gary Anderson segna un FG (10-7) e sul kick off successivo Mitch Berger (che aveva calciato lo stesso kick off) e Moe Williams strappano l'ovale dalle mani di Stecker. Minnesota riparte dalle 27 avversarie e Culpepper mette in piedi il gioco del 17-7 con un lancio in end zone per il TE John Davis (26y e un'altro ex, di cui non ci siamo ricordati la scorsa settimana, che infligge un duro colpo ai Bucs). Anderson e Gramatica arrotondano per il 20-16. Ma Tampa spreca un'ottima occasione quando a due yards dalla meta King scaglia la palla contro Randle e si becca 15y di penalità. Sempre Anderson prova a chiudere il conto, il suo FG dalle 51 però è bloccato da Warren Sapp (autore della stessa impresa anche contro i Redskins nel turno precedente) e Donnie Abraham ne approfitta scappando in end zone. Tampa avanti e... prego entri in scena il signor Moss. Vano il disperato tentativo finale di Tampa rimasta senza time out. Una gran difesa di Orlando Thomas impedisce la ricezione a Johnson, un sack subito da King ed un suo passaggio in end zone diretto a Jacquez Green finito corto completano il quadro mentre il tempo sul cronometro sfuma e la festa del Metrodome può cominciare. L'attacco di Tampa è parso in gravi difficoltà specialmente sulle corse (il migliore Warrick Dunn con 31y guadagnate). Il gioco aereo funziona anche se non riesce a essere incisivo, ma la difesa dei Vikes non è il miglior test in commercio. Le troppe distrazioni alla fine sono costate care. "Abbiamo commesso troppi errori - ha commentato Tony Dungy - per battere questa squadra avremmo dovuto giocare una partita perfetta. Ma non l'abbiamo fatto". Ora l'estensione di contratto sino al 2004 ricevuta da Green qualche giorno fa non sembra una follia, anche se sarà gennaio il mese in cui tirar le somme. Di certo Green si sta togliendo talmente tanti sassolini dalle scarpe che se continua così a fine stagione dovrà comperare calzature di un paio di numeri più corte.

NEW ORLEANS @ CHICAGO 31-10

Il Soldier Field non può che fischiare. E di sicuro i fischi di domenica non saranno gli ultimi di questo 2000. Non resta molto ai tifosi dei Bears, rattristati dall'ennesima brutta prestazione dei loro beniamini (anche se non siamo sicuri lo siano ancora) ed innervositi per l'ennesima stagione buttata alle ortiche ancor prima di metà campionato. La sesta giornata ha visto l'arrivo in città dei mediocri New Orleans Saints. Inutile dire che i sostenitori di Chicago pensavano quanto meno di giocarsi la partita. E invece. Aspettative ampiamente deluse. I bluarancio sono riusciti nell'impresa non da tutti di far apparire come fenomeni dei Sants che non lo sono mai stati. Ricky Williams si è bevuto la difesa correndo per 128y ed un TD, il terzo dei Saints. Jeff Blake è apparso un semidio con 18/25 per 232y di passaggi, 3 TD pass e 12 corse con un guadagno complessivo di 66y. L'unico errore di Blake è arrivato a inizio partita. Il suo pallone lanciato in direzione di Joe Horn è finito proditoriamente tra le braccia nemiche del rookie Mike Brown. Brown non si è fatto pregare ed ha segnato l'unico TD di giornata per i Bears, passati in vantaggio. La coppia Blake- Horn s'è ampiamente rifatta successivamente. Un TD pass da quattro yards per pareggiare, al termine di un lungo drive corso in gran parte dallo stesso Blake, e un lungo passaggio da 47y con meta per sorpassare (definitivamente) Chicago. Doug Brien (FG), la corsa di Ricky Williams (terza partita consecutiva oltre le cento yards) e la ricezione vincente di Andrew Glover hanno completato il martirio degli orsi (quando mancavano ancora poco meno di otto minuti allo scadere) capaci solamente di piazzare un trepunti con Paul Edinger. L'assenza di Marcus Robinson si è fatta sentire notevolmente. McNown senza il suo bersaglio preferito non ha combinato nulla di buono. Il pubblico chiedeva (ingiustamente a parer nostro) la sua testa, invocando l'ingresso di Jim Miller. Ma non è stato accontentato. Scaricare tutte le colpe sul QB, intercettato sì tre volte, ma sempre costretto a giocare sotto una grandissima pressione, come dimostrano i cinque sack subiti di cui ben tre griffati La'Roi Glover, ci sembra eccessivo. I mali di Chicago sono profondi. Il più evidente è un gioco di corsa assolutamente inesistente, forse dovuto, oltre all'assenza di un RB di valore assoluto, ad una linea offensiva non irreprensibile. La difesa? Blake ne ha combinate troppe per poterla scusare, i molti minuti in campo non ci sembrano un alibi convincente al cento per cento. Nubi nerissime all'orizzonte.

GREEN BAY @ DETROIT 24-31

Una partita già chiusa. Era questa la sensazione che si aveva dopo i primi tre quarti di Green Bay-Detroit. 31-9 e i Lions con la dopppiavu in tasca. Ma "non si può mai considerare finita Green Bay quando Brett Favre è sull'altra sideline" assicura Charlie Batch. Ed ha ragione. Favre ci prova. L'ennesimo tentativo di rimonta è già sul tavolo. Due drive consecutivi portano in meta Green Bay. Antonio Freeman e William Henderson ricevono da Favre i palloni dell'ennesimo possibile colpaccio. A metà dell'ultima frazione c'è ancora luce per i Packers. Con 4:57 tutti da giocare è Terry Fair a far capire che Detroit non ha nessuna intenzione di perdere la terza partita di fila al Silverdome contro avversari della NFC Central. Favre però non è tipo da arrendersi, non si dà per vinto. Tenta un ultimo disperato assalto alla end zone grigioazzurra. E' Kurt Schulz (sesto intercetto stagionale), quando l'impietoso scorrere del tempo segnala che mancano 97 secondi al colpo di cannone, a regalare a Favre una giornata da dimenticare in fretta. Due fumble, entrambi provocati da Scroggins, e tre intercetti hanno reso il QB di Green Bay l'imputato principale dell'eventuale inchiesta post batosta. Green Bay statisticamente ha dominato la partita ma i cinque turn over di Brett non sono stati ammortizzati. Detroit (4-2) è riuscita a capitalizzare le palle perse dal numero 4 gialloverde e un errore su un punt di Bidwell. Una partita già chiusa. Era questa la sensazione che si aveva dopo i primi tre quarti di Green Bay-Detroit. 31-9 e i Lions con la dopppiavu in tasca. Ma "non si può mai considerare finita Green Bay quando Brett Favre è sull'altra sideline" assicura Charlie Batch. Ed ha ragione. Favre ci prova. L'ennesimo tentativo di rimonta è già sul tavolo. Due drive consecutivi portano in meta Green Bay. Antonio Freeman e William Henderson ricevono da Favre i palloni dell'ennesimo possibile colpaccio. A metà dell'ultima frazione c'è ancora luce per i Packers. Con 4:57 tutti da giocare è Terry Fair a far capire che Detroit non ha nessuna intenzione di perdere la terza partita di fila al Silverdome contro avversari della NFC Central. Favre però non è tipo da arrendersi, non si dà per vinto. Tenta un ultimo disperato assalto alla end zone grigioazzurra. E' Kurt Schulz (sesto intercetto stagionale), quando l'impietoso scorrere del tempo segnala che mancano 97 secondi al colpo di cannone, a regalare a Favre una giornata da dimenticare in fretta. Due fumble, entrambi provocati da Scroggins, e tre intercetti hanno reso il QB di Green Bay l'imputato principale dell'eventuale inchiesta post batosta. Green Bay statisticamente ha dominato la partita ma i cinque turn over di Brett non sono stati ammortizzati. Detroit (4-2) è riuscita a capitalizzare le palle perse dal numero 4 gialloverde e un grave errore su un punt di Bidwell. Batch ha amministrato il match con maestria servendo TD pass per tre paia di mani diverse. Stewart, Morton e Moore (primo TD dell'anno). Per i Packers il Silverdome sta diventando un incubo vero e proprio e se non tornano ad essere letali fra le mura amiche della "Frozen Thundra" la stagione potrebbe diventare molto presto irrecuperabile. Bobby Ross e i suoi si candidano prepotentemente per un posticino nei playoffs, aspettando eventuali passi falsi di Minnesota e non dispiacendosi troppo per il periodo nero di Tampa.

Alessandro Taraschi

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