DIARIO DA ATLANTA

Day by day le impressioni di chi c'e'.....

Roberto Gotta, giornalista e fotografo e' ad Atlanta per seguire il Superbowl n. 38,
ecco le sue impressioni in questo diario giornaliero.


MARTEDI - MERCOLEDI - GIOVEDI - VENERDI - SABATO - DOMENICA

MARTEDI 25 GENNAIO

"Prima cosa: chi di voi e' interessato a interviste, reportage "obiettivi" e cose simili, fa prima a cercare sui vari siti ufficiali o meno, che offrono una copertura quasi a tappeto.
Essendo qui in pratica in ferie, preferisco dare una 'lettura' personale dei fatti, riportando quello che puo' interessare ai di fuori dell'ufficialita'. Per prima cosam ahime', il freddo: abituato da sempre a mettere sempre un indumento in meno del dovuto, anche in pieno inverno, ho trovato qui ad Atlanta un gelo tremendo e soprattutto un vento che taglia in due, roba da Lago Michigan. Pazienza per me e i coccolati giornalisti, un po' meno per le squadre, che dovrebbero allenarsi all'aperto (Georgia Tech e impianto dei Falcons) e per le quali la NFL sta cercando una soluzione, difficile pero perche' al Georgia Dome ci sono lavori continui e inoltre ci sarebbe la paura delle spie...
Oggi era il giorno del Photo Day, ovvero giocatori vestiti (ma senza imbottiture) e a disposizione al Dome. Un'ora per ogni squadra, di queste dichiarazioni leggerete nei siti ufficiali, io piu' che altro ho scattato foto. Annotazioni: fenomenale e irrefrenabile Whitfield, il tackle dei Falcons che ha un accredito temporaneo per conto di una televisione locale, ed e' una vera e propria attrazione per tutti. Ha detto che non e' giusto che gli giochino il Superbowl in casa senza invitarlo, e di avere comprato il pass da un tizio all'angolo della strada. In mezzo ai giornalisi 'seri' (se non e' un ossimoro) anche due pazzi V-jay di MTV che hanno aggredito tutti, nonche' una troupe del Cartoon Network che ha chiesto ai giocatori piu' in vista chi fosse il loro cartione preferito e George (impressionanti le ferite aperte sul suo ginocchio destro, e le bruciatore da contatto con il suolo sul gomito destro) ha detto Bugs Bunny, ma era gia ' stato detto da qualcun altro, allora ha aggiunto 'Batman', ma appena quelli del Network se ne sono andati ha detto "non ho idea di che cosa mi abbiano chiesto".
Molti Titans sembravano un po' troppo allegri ed hanno girato uno spot estemporaneo per Mtv, ma anche alcuni Rams se la sono spassata, riprendendo i giornalisti con le loro telecamerine e cercando di abbordare una delle V -jay di MTV. Dato che per entrambe le squadre si tratta della prima esperienza al SBM, e che pochissimi tra i giocatori hanno mai fatto parte di una squadra che vi ha giocato, probabilmente queste 'distrazioni' saranno uguali, senza conseguenze.
E' presente un vistoso gruppo di tedeschi di SAt.1 con il noto Richter (non ricordo ora il nome di battesimo), hanno persino una mascotte (un pallone da football a dimensione umana) con il loro logo e hanno richiamato un sacco di attenzione, altro livello rispetto alle tv italiane che per ora non si sono viste. Ci sono anche frotte di messicani e giapponesi, ma qui tutto normale.
In sala stampa, allo Hyatt Regency in pieno centro, e' esposto il pickup della Ford che andra' all'Mvp, mentre in un'altra zona gli organizzatori del SB dell'anno prossimo (Tampa) hanno approntato una riproduzione di una nave di bucanieri lunga circa 7 metri, e regalano a chiunque passi alcuni finti dobloni d'argento, finti sigari (di cioccolato, yum!) e depliant, invitando tutti per l'anno prossimo. Magari... A disposizione anche vari computer collegati a Internet (da uno di essi sto scrivendo).
Tra i personaggi che si sono visti, Joe Theismann (intervistatissimo), Jackie Slater, Lynn Swann, Nate Newton (non sta zitto un attimo), Ron Jaworski, Tom Jackson... Domani e dopodomani (mercoledi' e giovedi') di nuovo interviste, ma nei saloni, con giocatori in borghese.  Ciao

MERCOLEDI 26 GENNAIO

'Freddo, sempre freddo. Probabilmente per la prima volta nella storia del Superbowl (nelle circostanze in cui si e' giocato in citta'dal clima rigido la bassa temperatura era ovviamente prevista e si era agito di conseguenza), un coach ha tenuto laconferenza stampa indossando un cappotto. Come sempre, nelle sessioni di mercoledi' e giovedi' si incontrano le due squadre a rispettivi hotel, ma come capita altrettanto di frequente non viene utilizzato, nel caso dell'albergo dei Titans, uno dei grandi saloni, bensi' un tendone di tela cerata montato nel parcheggio. Peccato che questa volta il precipitare della temperatura abbia reso arduo l'appuntamento: Jeff Fisher si e' presentato sul palco indossando un cappotto nero, e mentre parlava si vedeva chiaramente uscire la nuvoletta di fiato dalla sua bocca, mentre il pubblico di giornalisti davanti a lui si teneva caldo bevendo caffe' e ingollando (che vitaccia, eh...) paste calde. Idem quando si e' passati nell'altra zona del tendone, per gli uno contro uno con i giocatori, ognuno ad un proprio tavolo. Lo spettacolo era paradossale: giornalisti imbacuccati, e in difficolta' nello scrivere con i guanti, di fronte a giocatori che in alcuni casi si erano addirittura messi giacche a vento e un fascione in testa. Leggete di queste sessioni in altri siti, posso solo dire che, in quella riservata ai Rams, mi ha fatto grandissima impressione il coach Dick Vermeil, determinato, (apparentemente) sereno, carico, nettamente un'altra persona rispetto al fascio di nervi del Superbowl 1981, quando per sua stessa ammissione era troppo teso. Devo pero' aggiungere che, perlomeno dei Superbowl che ho visto io, i coach che mi sono parsi piu' grintosi durante la settimana hanno quasi sempre fatto una brutta fine (Reeves tre volte, Sam Wyche...), per cui... Titans: Thigpne probabilmente giochera' ma Fisher ha detto che in questi giorni fara' poco, ovviamente giochera' McNair che pero' anche alla sessione di interviste si e' presentato con il gambaletto protettivo per non affaticare il malanno al ditone. Come sempre, i giocatori meno considerati si portano appresso, al rispettivo tavolone delle conferenze stampa, il playbook da studiare, visto che sanno che nessuno li disturbera'.  Quanto al resto, sta cominciando a crescere il numero di giornalisti, in genere verso il giovedi' sera c'e' la saturazione di ogni ambiente e ogni computer libero, ma per il momento riesco ancora a scrivere . Una curiosita' per quelli che leggono USA Today e conoscono John Saraceno, uno degli opinionisti: lo scorso anno, Saraceno girava in bermuda e ciabatte da spiaggia, stavolta era con barba e capelli tipo-Gesu', tuta di acrilico multicolore e terrificanti mocassini neri con fibbia!!!! D'accordo che la categoria dei giornalisti non brilla per eleganwza, ma questo li supera tutti... e "salva" il sottoscritto che, partito come sempre con il minimo indispensabile (e anche meno) gira con due maglioni per fermare il gelo. Sembro un fullback, e mi hanno gia' chiesto l'autografo (non e' vero, ma pazienza). Altra cosa, ieri Kearse era alla partita degli Atlanta Hawks contro Chicago, ma nessuno lo ha importunato, evidentemente non tutti ancora lo conoscono, e comunque alla Philips Arena c'erano i soliti quattro gatti...
Ora sono le 2.40 locali: da un quarto d'ora, nella sala qui accanto e' terminata la conferenza stampa di presentazione di un nuovo sito per la "cultura" dello sport e del tempo libero, e soprattutto (siamo in America, in fondo) per la vendita online di articoli sportivi di una miriade di grandi marche diverse. Ne parlo perche' i tre principali dirigenti di questo sito, mvp.com, a parte il CEO, sono John Elway, Wayne Getzky e Michael Jordan, tutti e tre presenti alla conferenza stampa. Personalmente non sono mai stato molto affascinato dai grandi personaggi, e anche quando me ne sono occupato mi sono sempre tenuto in mente che sono persone spesso piene di difetti in tutto quello che non riguarda la loro disciplina sportiva, pero' devo ammettere che mi sono trovato a pensare che tre superstar come quelle nello stesso luogo non le avevo mai visto. Comunque, di tutta questa roba ho scattato foto che al ritorno in Italia (si', lo so, esiste la fotografia digitale con spedizione E-mail, mai o mi fermo prima) spediro' a John Hooks il quale, compatibilmente con i
suoi tempi, sistemera' su huddle.org.

GIOVEDI 27 GENNAIO

"Visto che l'argomento di cui si e' dibattuto nel newsgroup (it.sport.americani) e' quello della tv, oggi (meglio, ieri, giovedi') ho approfittato della conferenza stampa di NFL International per avvicinare direttamente il presidente di NFL Properties, cioe' il braccio che si occupa della diffusione del marchio, Ron Bernard. Gli ho fatto notare che la NFL in Italia viene diffusa su tv a pagamento, e che, ad esempio, l'unica rete televisiva non rappresentata in sala in quel momento era proprio quella italiana. Naturalmente, come ha scritto qualcuno nel NG, e' ovvio che la NBA, che interessa certamente di piu', ha un trattamento ancora peggiore, e che la situazione televisiva e' tale che non ci sono molte speranze, pero' mi incuriosiva chiedergli qualcosa. Gli ho domandato quindi se e' prevedibile un cambiamento. Mi ha risposto che la NFL desidera fortemente una maggiore esposizione sui canali "terrestri" e non a pagamento, ma questo non vale solo da  quest'anno: "non siamo interessati a fare soldi vendendo i diritti, in questa fase, quello che ci interessa e' mostrare al maggior numero possibile di potenziali tifosi le nostre partite. Quindi, siamo disposti a partnership con reti televisive, accordi di... scambio nei quali noi all'inizio non pestiamo troppo sul piano economico, pur di diffondere il nostro marchio, e magari otteniamo qualcosa in cambio successivamente, come coinvolgimento degli sponsor". Niente di fenomenale, quindi, e a me infastidisce un pochino il puntare l'attenzione sempre su parole come marchio e - non stavolta - clienti, ma ormai pare che debba andare cosi' ovunque. Gli ho aggiunto che in questi giorni molti parlano, in Italia, di un evento di cui in realta' non frega assolutamente nulla a nessuno, cioe' Luna Rossa (per dire, qui in USA: cinque righe cinque sull'Atlanta Journal, e sono anche troppe), e che magari anche della NFL qualcuno si occuperebbe di piu', se avesse tale clamore. Oltretutto, il football e' uno sport vero, non una pur lodevole e pittoresca attivita' ricreativa... A parte questo, che a mio avviso non lascia molte speranze perche' sappiamo tutti che a seguire il football siamo quattro gatti, la conferenza stampa di NFL International e' stata abbastanza trionfalistica, ma un po' ipocrita: e' giusto che loro celebrino l'espansione nel mondo e' giusto che Paul Tagliabue abbia detto che la prossima frontiera della NFL inizia con due "i" (International, Internet), ma anche nel video-highlight della loro attivita' nel mondo comparivano sempre e solo (o quasi) immagini del World Bowl tedesco e degli American Bowl che fanno in Giappone, unici due luoghi in cui la NFL abbia davvero sfondato. Mi inquieta vedere questo trionfalismo e poi accorgermi, girando, che purtroppo la NFL la vedono in tanti, in tv, ma in maniera episodica, mentre alle radici (purtroppo-bis) sono (siamo) davvero in pochi a interessarci veramente, e domina il calcio, ovunque. Mah... e anche Boris Becker, che era presente ed e' stato nominato ambasciatore della NFL Europe, puo' fare poco: i suoi connazionali al football sono gia' interessati, come dimostra il numero di giornalisti tedeschi (e austriaci) presenti. Ho guardato la lista degli accreditati stranieri: dopo il Messico, ci sono Germania, Regno Unito e Giappone. Per l'Italietta io (che sono qui in ferie e non devo scrivere una riga per nessuna testata ufficiale) e Tele+, pensate un po' che grande nazione di apertura a tutti gli sport che e' l'Italia..."
Altre cose... qui ormai c'e' il pienone quanto a giornalisti, ma i tifosi non si sono ancora visti, forse per via del freddo... Ieri a vedere Georgia Tech-Wake Forest di basket c'era Brad Johnson con moglie, ed ho chiesto a lui (non a Kurt Warner) quello che mi ha sottoposto Marco Santini: Johnson ha detto che secondo lui non ci sono ruoli in cui si possa beneficiare maggiormente dell'esperienza europea, e mi ha fatto notare che nei Rams ci sono due uomini di linea che erano nella NFL Europe, cosi' come in altre squadre...

VENERDI 28 GENNAIO

"E' iniziato il Superbowl: nel senso che il venerdi', come spesso accade, l'ambiente si e' animato in maniera speciale, il numero di persone che vagano senza meta apparente nei saloni dell'albergo e  cresciuto in maniera esponenziale, tanto che dall'ingresso alla scala mobile che porta alla zona stampa si deve chiedere scusa ad ogni passo. Naturalmente, compaiono sempre piu' le cosiddette celebrita': non si riesce veramente a fare un passo senza incontrare un volto noto, anche quando magari ci si deve sforzare un attimo per collegare il volto stesso, com'e' ora, a quello che era un tempo, ad esempio nel caso di Mean Joe Greene, una montagna d'uomo (per stazza, non per statura). Piu' facile riconoscere Joe Namath, presentatosi con cappellino della rete ESPN Classics, occhiali da sole a goccia, vistoso anello (indovinate quale...) all'anulare della mano sinistra, jeans grigi e scarponi tipo trekking. Lo sport piu' tipico, qui come ad esempio alle Final Four (e probabilmente a quelle NBA, ma non essendoci mai stato non posso dire nulla) e' quello della caccia all'autografo, i cui praticanti hanno in genere le seguenti caratteristiche: fisici ridicolmente grassi o magri o "sfigati", cappellini in testa (quello ce l'ho anch'io...), borsine di plastica dalle quali, all'approssimarsi di una qualunque persona un po' celebre, viene estratto il pallone ufficiale del Superbowl (quello in gomma a spicchi bianchi e marroni, fatto apposta per le firme) per la firma volante. In alcuni casi si vede chiaramente che, dopo che la firma stessa e' stata apposta, il cacciatore di autografi la legge in fretta, cercando di capire chi sia quello che l'ha appena vergata. In questi giorni anche un altro tipo di caccia, quello al biglietto, sta assumendo le solite proporzioni grottesche: a parte quelli che, temendo l'attesa (per oggi, ma sinora nulla...) bufera, hanno deciso di vendere il biglietto e sono rimasti a St. Louis o Nashville, ci sono vari concorsi e competizioni che danno in palio uno o piu' tagliandi. Una di esse premia ogni giorno il tifoso che si mostra disposto alle cose piu' assurde pur di vincere il biglietto, qui ad Atlanta: hanno finora vinto un tizio di Indianapolis (mi sembra) che si e' mangiato (letteralmente) una banconota da 100 dollari, ed un ragazzo di colore che si e' fatto a nuoto, vestito con  maglione e jeans, la lunga vasca della fontana collocata appena fuori di Underground Atlanta, il centro commerciale posto (appunto) sotto il livello del suolo; il ragazzo in questione, appena completata la "vasca", e' emerso sollevando trionfante due pezzi di ghiaccio che aveva urtato con la testa durante la nuotata! Quanto al freddo, credo che ve ne freghi poco, ma sono stato colpito al ventre da un... cappellino da baseball vagante, che il vento gelido aveva fatto volare via dalla testa di un tizio che camminava davanti a me. Da quel momento, per evitare brutte figure, io il mio cappellino lo tengo ben stretto..."

SABATO 29 GENNAIO

"Prepartita, e il Super Bowl, che ieri era andato decisamente in stallo a causa del ghiaccio che aveva addirittura impedito alle due squadre di recarsi al Georgia Dome per l'ultimo allenamento (i Titans hanno usato il tendone delle interviste per rinfrescare - e' la parola adatta - la memoria su alcuni giochi, e' di nuovo vivo. Gia' in mattinata anche le stazioni piu' periferiche della metropolitana raccoglievano tifosi diretti alla partita; alla "mia" fermata, Chamblee, periferia nord-est, sono saliti sei tifosi dei Rams gia' bardati con giacche, guanti e sciarpe della squadra, anche se il fatto che si giochi al coperto rendera' superfluo gran parte di questo addobbo. Sembravano tifosi modesti, di quelli che (come me) si sono parcheggiati in un motel periferico per risparmiare, poi ho visto che uno di loro aveva tra le mani una cartellina con il logo "Corporare aircraft management", con un programma di volo, e ho capito: erano atterrati all'adiacente (la pista e' direttamente lungo la visuale del marciapiede della stazione, a non piu' di 400 metri) DeKalb Airport con un aereino privato, altro che poveracci... Piccole curiosita': il freddo e' lievemente diminuito, e la gente non vola piu' per le strade: i tifosi dei Titans mi sembrano in lieve sovrannumero rispetto a quelli dei Rams, e la gente (termine molto generico) di Atlanta in genere tifa Titans per solidarieta' con i... corregionali del Sud; ieri in sala stampa almeno 200 persone si sono accalcate per vedere in diretta il combattimento di Tyson, io non ero interessato e stavo scrivendo qui, ma alla fine ho visto una sorta di "tasca" in movimento, e ho scorto Mohammad Ali che se ne andava, ovviamente con lo sguardo assente e i movimenti lenti. Era venuto qui a vedere Tyson...; ho visitato la NFL Experience, il parco di divertimenti a tema: ci si diverte di piu' se si e' bambini, ma e' davvero bello ed enorme, il mio tentativo di infilare un field goal da 30 yards nell'apposito spazio e' purtroppo miseramente fallito, ma pazienza.   Ah, un'ultima cosa: ovviamente morivate dalla voglia di sapere che, come riporta un apposito comunicato stampa, subito dopo la conclusione della partita verranno fatti volare, da appositi cannoni, 4 milioni di coriandoli. Mi viene in mente che una diffusa (niente nomi, pero'!) rivista di football USA della meta' anni Ottanta scrisse nel 1987 che durante la parata dei Giants dopo la vittoria su Broncos dalle finestre dei grattacieli erano piovute tonnellate di confetti. I poveracci non sapevano che in inglese "confetti" vuol dire coriandoli, e avevano evidentemente tradotto alla carlona (non uso un'altra espressione, che sarebbe piu'adatta) la nota in inglese che accompagnava la foto di agenzia. Io so solo che se mi piovessero in testa tonnellate di confetti andrei all'ospedale, ma il buon senso aveva disertato i compilatori della notizia, quel giorno... comunque lo stesso errore lo hanno fatto anche al TG2 dell'1 gennaio 1999, parlando delle feste di fine anno a New York..."

DOMENICA 30 GENNAIO

"Wow. Unico commento possibile alla partita, separato da qualsiasi questione tecnica o tattica o stilistica, ovvero, se sia stata "bella" o meno: per me si', perche' quasi ogni down presentava interessanti prospettive, anche se entrambe le squadre in attacco erano prevedibili, un po' meno in difesa. Ovviamente, dal vivo mi sono divertito a seguire con lo sguardo "allargato" le traiettorie dei vari ricevitori, specialmente quando erano in attacco i Rams. Come molti di voi, speravo nell'overtime cosi' durava un po' di piu', ma pazienza. Per quanto riguarda l'ambiente, alla fine ho avuto l'impressione che il numero di tifosi si equivalesse, anche se era distribuito in maniera non del tutto omogenea, e del resto non poteva che essere cosi', visto che molti si sono dovuti arrangiare ad acquistare il biglietto dai bagarini e non potevano certo stare a sottilizzare sull'ubicazione del posto a sedere. Il prepartita e' stato abbastanza lofio, ma sapete che in America generalmente la gente si siede al proprio posto solo all'ultimo momento nelle occasioni di routine, qui arriva un pizzico prima anche per godersi (verbo peraltro non appropriato) lo spettacolo pregara. Il fatto che fuori facesse freddo ha smorzato le tradizionali attivita' da stadio, che valgono anche per il Superbowl, cioe' il cosiddetto "tailgating", cioe' le piccole feste nei parcheggi, con portellone posteriore del camioncino aperto e barbecue. Oltretutto, contrariamente a Miami dove le limitazioni sono minori, intorno al Georgia Dome praticamente non si poteva parcheggiare, o lo si poteva fare ad  una certa distanza, quindi da questo punto di vista il folclore e' stato meno evidente. Io ero nella quartultima fila assoluta del Dome, quindi quasi in cima, pochi metri sotto le postazioni televisive (e da una di esse ho visto spuntare ad un certo punto la coppia di Tele+, che non si e' peraltro mai vista in nessuna conferenza stampa, neppure quella di stamattina - lunedi' - di Mvp e coach: non e' colpa loro, ma e' segno che Tele+ li manda qui solo per il minimo indispensabile poi li fa tornare a casa...). Come sempre, mi ha colpito molto la reazione degli sconfitti: qualche lacrima muliebre, ma per il resto delusione chiaramente serena, con tanto (li ho sentiti...) di congratulazioni a chi ha vinto. Mi astengo dal fare paragoni con la nostra schifosa realta' italiana perche' sarebbe offensivo anche solo iniziare. Comunque, anche negli spogliatoi mi ha sorpreso la pacatezza di alcuni commenti e di alcuni visi, si vedeva la delusione, in quelli dei Titans, ma sinceramente mi aspettavo qualche sceneggiata in piu'. Ho potuto avvicinare George, che era molto stanco ma accettava con cortesia i complimenti di chi gli si rivolgeva, anche stavolta (vedrete le foto) era pieno di lividi e "bruciature" da astroturf, ma ovviamente fanno parte del bagaglio non solo di un running back, ma soprattutto di un RB come lui che non cerca certo la via d'uscita piu' facile e cerca sempre di "punire" l'avversario. Anche se aveva toccato con il ginocchio sinistro, il suo gesto di trascinare in end zone Zgonina in occasione del suo secondo touchdown e' uno dei ricordi piu' belli della partita. Anche stavolta Vermeil e' stato un invidiabile esempio di correttezza e dignita', nella vittoria (anche perche' era la prima, nel SB), non ha mai smesso di congratularsi con i Titans e sembrava davvero sincero. Stamattina, nella conferenza stampa finale (mentre nell'altra sala gli addetti stavano letteralmente smontando tutto, una caratteristica di questi grandi avvenimenti americani e' che le installazioni stampa e simili spariscono nel giro di 3-4 ore, anche perche' gli alberghi hanno bisogno dei saloni. Alle 14 di oggi nessuno, affacciandosi allo Hyatt Regency, potrebbe pensare che sino al mattino inoltrato 800 giornalisti stavano ancora lavorando li') Vermeil si e' anche fatto il suo piantino quotidiano, quando ha ricordato la madre che gli aveva pronosticato una vittoria in un Superbowl. Ha anche detto che non sa cosa fara', anche se ha ancora il contratto (mi sembra). Prima di lui, il solito Warner, che fa quasi rabbia per quanto e' modesto, gentile e sereno: di fronte all'ennesima domanda su quando, per guadagnarsi da vivere, sistemava i prodotti sugli scaffali del supermercato, cinque anni fa, ha solo lievemente sollevato gli occhi al cielo, ma ha risposto, e cosi' quando, per sottolineare il contrasto con l'enorme jeep li' accanto, premio come Mvp, gli hanno chiesto che macchina avesse a quei tempi (una Gimmy, non chiedetemi cosa sia). Gli e' poi arrivata vicino la moglie e li' si sono scatenati i fotografi; i due (mi vergogno quasi di scrivere queste robe) si sono baciati una volta, poi la moglie (svergognata!) ha detto ai fotografi "non e' che volete che gli dia un altro bacio?" e figuratevi la risposta. Ammetto che una foto l'ho fatta anch'io... Ah, una curiosita': ho cercato a tutti i costi una maglietta dei Rams di quelle con la scritta Gotta Go To Work, ma niente (non erano in vendita): in un primo momento ero convinto che l'avessero distribuita i miei colleghi, traducendo in inglese l'esortazione che di solito mi rivolgono in italiano, ma forse mi sbaglio... i miei colleghi infatti di solito mi ignorano del tutto. Ora vado, verso un destino tristissimo: tra 48 ore c'e' Paf-Ulker (che goduria, quasi come la Saporta Cup...) e domenica saro' di nuovo al mio compito di alta specializzazione per Superbasket, ovvero raccogliere le telefonate delle partite di serie B1. Wow..."

<<Back


07/06/01
WebDesign by : IM@GO