NFL 2K
American Football Conference
East Division
WEEK 8
Buffalo Bills at Minnesota Vikings 27-31
Alla fine c'è mancato tanto così. Il tempo di un passaggio. I 4-5 secondi che il pallone ha impiegato a volare per 39 yards. I pochi centimetri che stavano tra i piedi di Randy Moss e la fine della end zone. Insomma, un big play, uno solo, ma quello che ha condannato i Bills ad una sconfitta probabilmente immeritata contro quella che, comunque la si guardi, resta l'unica squadra imbattuta della lega.
Perché i numeri sono abbastanza chiari: Buffalo ha avuto più yards (406-348) sia su corse (120-97) che su passaggio (286-251), ha chiuso più down (21-17); ha pareggiato il conto delle palle perse (un intercetto contro un fumble) ed ha dominato il tempo di possesso (35 minuti e mezzo contro poco più di 24) con un attacco basato sulla precisione di Flutie nei lanci (su tutti: non solo Moulds 12 ricezioni per 135 yards ma anche McDaniel, Morris, Price) e sulle corse dei suoi giovani runners Shawn Bryson (11 per 72 yds) e Sammy Morris (14-31 e 2 TD). L'unica cosa che non hanno avuto ha un nome ed un cognome: Randy Moss.
"Alla fine si è risolto tutto in un gioco" ha detto coach Wade Phillips "Un gioco, e questa è stata la differenza. Avevamo due uomini a coprire Moss. Chiaramente, non l'abbiamo coperto".
Flutie ha poi provato la rimonta, ma dopo aver recapitato nelle mani di Peerless Price il passaggio chiave su un 3°/11 ha assistito alla gran botta che Orlando Thomas ha piazzato al suo ricevitore, causando il fumble che ha chiuso la gara. Ma il piccolo grande uomo (38 anni lunedì, auguri) ha fatto una grande partita: 28/43 per 294 yds, 2 TD e una presenza e freddezza costanti, come dimostrano i 10 terzi down chiusi su 17. Peccato solo che non sia servito a molto, di fronte allo schema "Moss, go get it".
Bottom line: e adesso, dopo aver perso quattro delle ultime cinque gare vincendo, a fatica, solo contro i Chargers, si fa veramente dura. Domenica c'è uno scontro decisivo, in casa contro i Jets, ma vincere, a questo punto, potrebbe non bastare più senza scivoloni di chi sta davanti. E di scontri diretti i Bills ne hanno già persi anche troppi.
Indianapolis Colts vs New England Patriots 30-23
"Questa è stata di gran lunga la partita più strana che io abbia mai giocato. Il coach ci aveva detto che non avremmo avuto molte opportunità, quindi quando sarebbero capitate avremmo dovuto prenderle ed essere aggressivi". Parole di Peyton Manning.
I Patriots hanno controllato la palla per 39 minuti ed hanno avuto quasi il doppio dei giochi d'attacco. Però non hanno chiuso la gara. Dei primi 56 giochi offensivi della partita 44 sono stati giocati dall'attacco dei Pats, che ciononostante sono stati capaci di arrivare solo ad un misero vantaggio di 13-7. E, come si sa, le opportunità sprecate alla fine si pagano.
Specialmente contro l'attacco dei Colts. Le solite bombe per Marvin Harrison (due, una da 51 e una da 78 yds), le solite corse di Edgerrin James (due TD anche lui, da 1 e 3 yds, entrambi nel decisivo ultimo quarto) ed ecco pronti i 4 touchdown che servivano.
Belichick ammetterà: "Abbiamo avuto molti problemi con il loro attacco. Non puoi fermarli, puoi solo cercare di rallentarli". E in effetti ce l'avevano fatta per gran parte della partita, sia controllando benissimo il tempo con l'attacco, sia lavorando bene in difesa, tanto da far dire al suo avversario Jim Mora "Abbiamo fatto molta fatica tutto il giorno in difesa, senza riuscire a fermarli per gran parte della gara. Facevano quello che volevano". Però non è bastato. "Siamo stati fiduciosi per tutta la gara, ma loro hanno continuato a provare, provare, provare, ed alla fine ce l'hanno fatta. Edgerrin James ce l'ha fatta. Non siamo stati capaci di fermarlo" è l'analisi del linebacker Tedy Bruschi.
Bottom line: i rimpianti aumentano nel New England. Sono ultimi in classifica e virtualmente tagliati fuori eppure nessuno riesce a vedere tutta questa differenza tra loro e le compagne di division. Anche qui, contro gli strafavoriti, hanno quasi dominato per buona parte della gara. Non è certo il modo migliore per perdere. Se mai ne esiste uno.
I Colts continuano la rincorsa alla vetta. Intento hanno affiancato i Dolphins al secondo posto ed aspettano fiduciosi il doppio confronto contro i Jets per risolvere la faccenda del primato. Salvo scivoloni prima di allora. Domenica, per esempio, all'RCA Dome arrivano i Lions. Per nulla facile.
MONDAY NIGHT FOOTBALL
Miami Dolphins at New York Jets 37-40
Anche spogliandomi dai panni di tifoso aqua-arancio (e non è facile) non riesco a vedere questa partita come qualcosa di diverso da un suicidio dei Dolphins. Come è possibile farsi rimontare un vantaggio di 30-7 e prendere 30 punti in un solo quarto di gioco? Come è possibile che una squadra che fino ad allora aveva dominato, ammutolendo la Meadowlands Arena, improvvisamente si sieda e riesca a chiudere un solo primo down nel quarto quarto lasciandone 20 (venti) all'avversario? Com'è possibile che la stessa difesa che in 7 partite e 3 quarti aveva concesso solo 51 punti ne prenda, pure se stanca, 30 in un solo quarto di gioco?
Eppure è successo. E la cosa buffa è che i Dolphins la partita potevano ancora vincerla all'overtime. Dopo aver vinto il sorteggio erano in attacco, fino a che Fiedler non ha lanciato su Oronzo Gadsden (ormai il suo bersaglio preferito: ieri sera 7 ricezioni per 119 yds) un pallone un po' troppo interno, Gadsden è scivolato perdendo il tempo e Marcus Coleman ha facilmente intercettato. Poi il gioco chiave è stato un passaggio di Testaverde per Chrebet (libero nel backfield di Miami...) che ha portato i Jets a tiro di field goal, e quindi della vittoria.
La partita più lunga della storia del Monday Night (4 ore e 10), e forse anche la più appassionante si è chiusa così con un punteggio quasi da shootout. Il che è strano per due squadre dotate di difese molto arcigne. Oddio, in effetti i due qb hanno comunque chiuso con 3 intercetti a testa. Lo score di Fiedler è stato 16-35 per 250 yds e 2 TD (ambedue su Sheperd, il resto sono state due corse di Smith, da 3 e 68 yds, e 3 fg di Mare), quello di Testaverde 36/59 per 378 yds e 5 TD (2 per Chrebet, più il rookie Coles, Wiggins e addirittura il tackle Jumbo Elliott). Ma qualsiasi numero sarebbe inadeguato per rendere l'idea di questa partita. Hanno vinto i Jets, onore ai Jets e soprattutto al loro carattere: per rimontare 30 punti in un quarto ce ne vuole proprio molto.
Bottom line: in effetti la situazione in classifica non cambia di molto. I Jets hanno ora il miglior record della AFC e soprattutto una tale adrenalina in corpo che nemmeno il viaggio non proprio di piacere di domenica all'Orchard Park credo li scomponga più di tanto. Indianapolis, la logica favorita, è dietro in classifica, e forse solo la doppia sfida incrociata (che vedrà il primo atto alla 11° giornata) aiuterà a chiarire le cose.
Miami ha preso una brutta botta. Molto brutta. Non tanto per la classifica, ancora apertissima e comunque sopra le aspettative, quanto per il morale: non riesce a vincere a Meadowlands da 4 anni e conferma la sua idiosincrasia per gli scontri divisionali. Ma soprattutto, in questo caso, ha buttato alle ortiche una gara già stravinta. L'occasione per rifarsi sarà già domenica quando a Miami arriveranno i lontani parenti dei Packers spaccaossa di pochi anni fa, guidati però da un grande quarterback. Un tipo di giocatore che (con tutto il rispetto per Fiedler) al Pro Player Stadium si vede sempre volentieri.
Mauro Rizzotto