NFL 2K


American Football Conference
East Division

WEEK 3

Buffalo Bills at New York Jets 27-18

Quando quest'estate i Jets spedirono Keyshawn Johnson a Tampa, tutti iniziarono le congetture su come sarebbe stato rimpiazzato. Sicuramente nessuno avrebbe mai pensato a Marcus Coleman.
È stato invece proprio il cornerback, schierato a sorpresa, a ricevere in end zone il passaggio di Testaverde (16/32 per 188 yds) che alla fine del primo tempo ha dato ai Jets il vantaggio decisivo contro i tenacissimi Bills.
Era stata dura fin lì, infatti. Subito in TD con Moulds dopo un primo drive da 80 yds (con 3 passaggi per 48 yds sul TE Riemersma, poi infortunato), Buffalo è stats subito riagguantata da un ritorno di kickoff da 97 yds di Kevin Williams. Poi un TD di Curtis Martin ed il pareggio dei Bills con un altro passaggio di Rob Johnson (alla fine per lui 21/36 per 291 yds). Fino all'azione di Coleman che, secondo lo stesso coach di Buffalo, Wade Phillips "ha completamente cambiato la partita. La gara stava andando secondo i nostri piani. Il pubblico si stava spegnendo, andando verso l'intervallo. Avremmo dovuto essere tutti sulla goal line ad aspettare la palla, ed invece...".
Questa vittoria è molto importante per i Jets. Innanzitutto perché ottenuta contro un avversario divisionale, e pure temuto. Poi perché consente di mantenere il comando della classifica, imbattuti, e di tenere anche il passo coi cugini Giants. Ed infine per il morale. Domenica si va a Tampa, in casa della squadra probabilmente in questo momento più forte e temibile della NFL, e soprattutto che davanti ha un certo Keyshawn, voglioso di dare un dispiacere alla sua vecchia squadra che, ironia ironia, l'ha sostituito anche con un cornerback.
Bottom line: I Jets hanno avuto l'ultima partenza 3-0 nel 1966, ma sono poi finiti 6-6-2. Ma la voglia di "Subway Superbowl", nella Grande Mela, sta già montando.

New England Patriots vs Minnesota Vikings 13-21

Come temuto, i Patriots sono 0-3. E l'ironia è che avrebbero anche potuto essere 3-0, perché in ognuna delle tre partite hanno sempre avuto negli ultimi due minuti la palla in mano e la possibilità di vincere o pareggiare.
Ieri è stato un sack di Bryce Paup su un 4° down a 54 secondi dalla fine sulle 14 yds dei Vikings a chiudere la gara. Ma i Pats c'erano. Nel 4° quarto, sotto 21-7, Drew Bledsoe ha lanciato 10-14 per 112 yds, incluso un passaggio in TD per Terry Glenn. Purtroppo non è bastato, ma la squadra non è morta, ha forse solo bisogno di sbloccarsi e di uscire dall'impasse. Magari domenica prossima il Pro Player Stadium di Miami non è il posto migliore per riuscirci, ma ci si può provare. In fondo non ci sarà Culpepper, ma un Fiedler che fa molta meno paura.
"Culpepper ci ha battuto correndo un paio di volte" ha detto Bill Belichick, che deve ancora vincere una partita da quando ha sostituito Pete Carroll al timone dei Patriots, "e un paio di volte avremmo potuto chiamare qualcosa di meglio in difesa. Non abbiamo fatto un gran lavoro nel primo tempo."
"Comunque, non ho perso la fiducia in questa squadra. Sfortunatamente non riusciamo a giocare con un po' più di consistenza".
Bottom line: I Patriots sono andati al Super Bowl l'ultima volta che hanno aperto la stagione 0-2, nel 1996. È però anche vero che, l'ultima volta che hanno aperto 0-3, hanno chiuso a 5-11.

Miami Dolphins at Baltimore Colts 19-6

Si pensava che la sconfitta di domenica scorsa avesse mostrato tutti come vincere contro Miami: pressare, pressare e pressare, mettere otto uomini davanti per annullare le corse e mettere pressione su Fiedler. Si pensava che la vittoria squillante contro i Jaguars avesse segnato l'avvio del volo dei Corvi, con un attacco guidato da un Tony Banks capace di piazzare 5 TD e far girare una squadra molto rinnovata. Si pensava che la difesa di baltimore, fortissima, non avrebbe avuto difficoltà contro l'asfittico attacco aqua-arancio, e si pensava che la difesa dei Dolphins, punita duramente da Culpepper, subisse il contraccolpo.
Niente di tutto questo è successo domenica sera e così, in una piovosa serata che era prima di tutto dedicata all'omaggio di Miami al grandissimo ed indimenticato Dan Marino, è andata in scena la rinascita dei Dolphins. E, in parte, della coppia Fiedler/Smith, protagonisti in positivo nell'esordio contro Seattle e in negativo nella sconfitta con Minnesota.
Nessuno dei due, comunque, è stato eccezionale. Fiedler ha chiuso con 10 su 16 per 160 yds e un intercetto. Ma ha avuto il merito di continuare a far girare la squadra contro una difesa tra le migliori della lega. E, perché no, di scrollarsi di dosso le ombre, specie nel giorno della festa di Dan Marino. Lamar Smith ha corso 22 volte per 63 yds ed ha ricevuto 3 passaggi per 47 yds, ma ha segnato i due TD che hanno portato la vittoria.
Per il resto, invece, i problemi restano. Smith è stato il miglior ricevitore: nonostante un ruolo che sembrava copertissimo, l'assenza di Martin e McDuffie pare togliere i migliori punti di riferimento a Fiedler. Ieri (a parta Smith e Thurman Thomas) ha lanciato 3 passaggi a Sheperd, 1 a Gasden e 1 a Weaver. Stop. E sul fronte corse, un solo dato: 3,1 yds di media contro le 6,6 dei Ravens. L'attacco variopinto di Chan Gailey per il momento non si vede.
Solite note liete invece dalla difesa. Tony Banks è passato dai 5 TD contro i Jaguars a 6 sacks, 1 intercetto e 2 fumbles. Magari un po' ce l'avrà messo anche del suo, ma la difesa ha fatto il solito stupendo lavoro, pagando forse solo (viste le 6,6 yds di media guadagnate dai RB di baltimore) l'assenza del DT Daryl Gardener.
Bottom line: fu vera gloria? A Miami e Baltimore si fanno la stessa domanda.
L'impressione è che il potenziale dei Ravens sia superiore ma che ai Dolphins non manchi molto. Purtroppo, però, manca.

Dan Marino tribute 

Durante tutto il primo tempo della partita ha continuato a piovere. Ma nemmeno lassù volevano rovinare la festa a Dan e così, appena fischiato l'intervallo, il diluvio è cessato. E la festa è potuta cominciare.
Era fissata da tempo la cerimonia per il ritiro della maglia numero 13, a Miami. Da almeno una decina d'anni, in verità, si sapeva che quel numero era destinato a far compagnia al 12 di Bob Griese, il mitico quarterback della perfect season di Miami, l'unico numero mai ritirato dai Dolphins. E domenica sera, davanti a 70000 persone che gridavano "Danny" Danny!", in diretta televisiva nazionale, il momento è arrivato.
Una cerimonia "sobria", che pare sia costata il doppio di quella organizzata per celebrare Elway lo scorso anno, con lo stesso regista/produttore, 800 figuranti che hanno composto la scritta "Danny" sul prato, un video, fuochi d'artificio, circa 90 ex-giocatori dei Dolphins invitati ed una statua in bronzo a grandezza naturale fuori dallo stadio. Con gli occhi lucidi Dan Marino, con la moglie e i cinque figli, ha assistito al momento che molti giocatori vorrebbero vivere, l'omaggio più grande che una squadra può fare a un giocatore: sancire che nessuno, dopo di te, è più degno di vestire quel numero. Il 16 sarà sempre Montana, il 7 Elway, il 10... Maradona. Il 13 sarà sempre Dan Marino.
"Ho passato 17 anni a inseguire un sogno, giocando di fronte a questi tifosi a Miami, ed è stato molto speciale per me" ha detto un emozionato Marino, "Adesso ho due minuti per parlare di 17 anni. Vedendo qui tutti questi giocatori l'emozione cresce, perché questi sono i ragazzi con cui ho combattuto".
Alla fine dei 14 minuti di cerimonia, Dan Marino è stato anche inserito nella Dolphins Ring of Honor, in cui il suo nome va a fare compagnia ad altri grandissimi come Larry Csonka, Jim Langer, Larry Little, Dwight Stephenson, Paul Warfield, lo stesso Griese, Don Shula, e tutta la squadra del 1972, quella della prima ed unica "perfect season" nella storia della NFL.

Mauro Rizzotto

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