ARENA FOOTBALL LEAGUE

INDOOR FOOTBALL LEAGUE
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AF2 + IFL = ....

E' di questi giorni la notizia (ormai quasi ufficializzata) di un vero e proprio terremoto nelle leghe di football indoor (arena football) minori americane. Pare (secondo fonti vicine ai Peoria Pirates, campioni IFL in carica) che la 3^ lega americana di football al coperto, la IFL appunto, (www.indoorfootballleague.com) sia stata acquistata da un gruppo di investitori proveniente dalla AFL (www.arenafootball.com), e più precisamente da Orlando Predators Entertainment, il gruppo che possiede i campioni AFL 2000, gli Orlando Predators è che si è dimostrato particolarmente aggressivo sul mercato del football indoor. La IFL fu fondata dall'eclettico padre-padrone Keary Ecklund, presidente della lega e proprietario della maggior parte dei teams, allorchè nel 1996 Tentò di acquistare senza successo una franchigia AFL: i Minnesota Fighting Pike. Vistosi sfumare la possibilità di possedere una franchigia di AFL, Mr.Ecklund pensò bene di fondare una propria lega indoor, da gestirsi come gli pareva. La IFL nacque come succedanea della AFL, ma adattata ai mercati più piccoli (quelli ora puntati dalla AF2 per intenderci), ed a quelle cittadine di provincia tagliate fuori dal giro degli sport professionistici perchè ritenute di scarso valore. La media di pubblico che segue le gare della IFL si aggira infatti sulle 1500/2000 unità, salvo rari casi, e si gioca di solito in piccole arene di provincia dalla capienza limitata. L'interesse di AFL e OPE nei confronti della IFL nasce allorchè viene varata lo scorso anno la minor league dell'AFL, la Arena Football 2 (www.af2.com), una sorta di lega propedeutica alla AFL che serve a propagandare il modulo di gioco a 8 indoor/iron-man (con uomini che giocano attacco e difesa) nelle città minori, non appetibili per la AFL ma adatte per fare conoscere il gioco. Lo scopo di OPE è essenzialmente quello di fare emigrare le migliori 10/15 franchigie di IFL nella AF2, andando di fatto a raddoppiare il numero di squadre, ed espandendosi in varie zone geografiche considerate appetibili. Questo permetterebbe inoltre la composizione nel 2001 di conferences a base "regionale", limitando così le trasferte in autobus, espandendo inoltre la lega in zone degli USA finora "scoperte". Un po' come nella nostra Winter League insomma... Nonostante i bassi stipendi, si pensi che i giocatori della AF2 guadagnano circa 200$ a partita e solo se sono a bordo campo, la AF2 ha dei grossi costi di gestione, sicuramente molto maggiori di quelli delle franchigie IFL. Acqusitare una franchigia d'espansione nella AF2 costa infatti la bellezza di 500.000$, cui vanno sommati 110.000$ per il costoso fondo sintetico e protezioni speciali su cui si gioca l'arena football. Ma la cosa potrebbe risultare molto redditizia, visto che agli esordi della AFL una franchigia costava più o meno come una di AF2 odierna, ma ora i teams di AFL sono valutati circa 6/7 milioni di $! La IFL invece è una specie di lega artigianale-familiare, in cui almeno la metà delle franchigie apparteneva direttamente ad Ecklund, mentre altre sono gestite da piccoli businessmen locali ed hanno organizzazioni quasi da impresa familiare (piccoli sponsors compresi). Si dice che per questo passaggio di proprietà Ecklund guadagnera 3.600.000$, ed il grosso dello staff IFL passerà nelle file AF2, incaricato di gestire la transizione e ricercare nuovi mercati. Col passaggio di proprietà della lega, OPE prenderà il controllo di tre delle migliori franchigie di IFL: i campioni 2000 Peoria Pirates, Billings Thunderbolts e probabilmente Sioux City Attack o Dayton Skyhawks. Altrettante resteranno nelle mani di Ecklund che continuerà a gestirle personalmente (tra cui Lacrosse River Rats), quelle con proprietari locali ed in buona salute verranno ammesse alla AF2 e per le altre migliori che ancora non hanno proprietari si cercheranno degli investitori locali interessati a prenderne il controllo. Ma bisogna anche considerare il cambiamento del modulo di gioco. Sempre di football a 8 si tratta, ma la IFL schierava attacco e difesa come nel football tradizionale, mentre AFL ed AF2 giocano il cosiddetto iron-man football, ovvero ogni giocatore (tranne alcuni specialisti) ricopre un ruolo in attacco ed uno in difesa, non lasciando quasi mai il campo di gioco. Insomma, la AF2 si espanderà come la più grossa (in senso numerico di teams) lega professionistica americana, puntando ad avere 30/40 teams già dalla prossima stagione. Nei progetti della AF2 c'è inoltre un'immediata espansione in Canada, dove già la maggiore AFL ha piazzato a Toronto i Seawolwes (ex franchigia del New England) ed in futuro verrà valutata la possibilità di una lega europea, in base all'interesse che il vecchio continente dimostrerà. Il rovescio della medaglia di questa operazione è invece rappresentato da almeno 10 (ma forse 15) squadre di IFL che scompariranno, in quanto rappresentanti di città considerate non interessanti dalla AF2. Per loro non vi sono grandi speranze, a meno che aderire ad altre leghe locali minori o magari proporsi alla Indoor Professional Football League, quella che era fino ad ora la 4^ forza del football indoor USA e di gran lunga la meno conosciuta e sguita. Nei futuri piani di espansione della AF2 rientra anche la creazione di una franchigia a Des Moines, Iowa, ormai ex-patria di quei Barnstormers (AFL) che diedero il via alla carriera pro di Kurt Warner, QB fenomeno e campione del mondo coi St.Louis Rams nella NFL. Pare ormai certo che, seguendo quei criteri di mercato tanto cari agli investitori ma che spesso finiscono per danneggiare sport e fans, i Barnstormers saranno venduti entro l'anno al proprietario dei New York Islanders (hockey NHL) e rilocati a Long Island (NY). Des Moines è ormai considerata un mercato minore, ma per non lasciare a bocca asciutta le migliaia di fans che seguono fedelmente i Barnstormers, la creazione di un team nella minor-league AF2 è d'obbligo. NFL, XFL, AFL, AF2, IPFL... Il football americano USA, storicamente dominato dalla sola NFL sin dalla fine della rivale USFL, sembra oggi più in movimento che mai e gli spazi per le leghe considerate minori sono sempre più ampi. Magari anche noi italiani potremmo cercare di imparare qualcosa, sicuramente non dai mostri sacri e nemmeno dalla AFL, ma sicuramente da esperienze quali quelle di AF2 ed IFL (fatte comunque le debite proporzioni), e dalle strategie di mercato operate da queste piccole realta locali che hanno sapute imporsi all'attenzione del pubblico partendo da basi assolutamente modeste. Il mio augurio e chè anche chi gestisce il football americano in Italia oggi sappia ispirarsi a queste storie di successo così tipicamente americane, al fine di ridare quel minimo di dignità ad una disciplina ormai infangata e bistrattata da anni di pressapochismo e conduzione disastrosa.

-Marco Premi-

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